Porto e vini campani: la degustazione di beneficenza dell’Associazione Le Donne del Vino in Campania

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serata beneifienza de le donne del vino a casa mehari - quarto

di Chiara Giorleo

Un brindisi di qualità con eccellenze territoriali avrebbe coronato alla perfezione l’intento di beneficenza pre-festivo che, sempre in Italia, incontra la sensibilità del pubblico. La delegazione campana dell’associazione nazionale Le Donne del Vino guidata da Valentina Carputo è, però, andata oltre. Il tre dicembre ha infatti organizzato una degustazione qualitativa e didattica mettendo a confronto tre vini campani, di cui un Taurasi e due passiti, con tre Portoselezionati e presentati da un ospite d’eccezione: Carlos Dos Santos, amministratore delegato di Amorim Cork Italia serviti a coppia
in abbinamento ai prodotti dolciari della tradizione napoletana: il cioccolato di Gallucci, sfogliatella, pastiera al cioccolato e panettone Falanghina e percoca di Campi Flegrei Box di Francesco D’Alena.

L’iniziativa è stata occasione per presentare anche il progetto nazionale Essenze di Vite, lanciato a Vinitaly 2024 in collaborazione con AIS Italia e che ha previsto l’assegnazione di sette borse di studio a 7 giovani meritevoli in memoria dei femminicidi che hanno interessato proprio l’Associazione Le Donne del Vino (qui: Marisa Leo, femminicidio nel mondo del vino). Così, dopo i saluti istituzionali del sindaco di Quarto Antonio Sabino e della Presidente dell’ATS Mariolina Trapanese, e dell’Assessora Regionale alla scuola e politiche sociali e giovanili della Regione Campania Lucia Fortini è stata consegnata la borsa di studio AIS alla assegnataria campana Enza Cipolletta alla presenza della Presidente nazionale dell’Associazione DanielaMastroberardino, della DS dell’ IPSEOA Duca di Buonvicino di cui la Cipolletta è stata studentessa oltre che di Tommaso Luongo per l’AIS e Valentina Carputo stessa.

Il ricavato dei biglietti è stato devoluto proprio a Casa Mehari, bene confiscato alla criminalitàdove si è tenuto l’evento in collaborazione con l’associazione La Bottega dei semplici pensieri, i cui ragazzi sono gli artefici anche dei prodotti realizzati sul territorio e disponibili per regali natalizi e non solo.

Come giornalista socia dell’Associazione Le Donne del Vino, ho avuto il piacere di moderare l’incontro e la degustazione in collaborazione con Tommaso Luongo, Presidente AIS Campania. Colgo l’occasione per raccontare gli splendidi vini degustati che mi hanno colpito uno dietro l’altro, mi congratulo per la selezione.

Il Taurasi DOCG “Pago dei Fusi” 2009 di Terredora è stato presentato come una sfida in abbinamento ai dolci ma è stato selezionato con cura affinchè fosse abbastanza evoluto e raffinato dal tempo per prestarsi al gioco: la sobrietà della dinamica degustativa ha aperto ad un approccio armonico. Come suggeriva anche Tommaso Luongo il tannino, pur sempre integrato, si è offerto da sgrassante alla pastosità del cioccolato. A seguire, si è passati ai vini dolci. Due dei nostri passiti, la cui dolcezza è – come suggerisce il nome stesso – ottenuto dall’appassimento delle uve dopo la raccolta che concentra gli zuccheri evaporando l’acqua e riducendo anche le rese a giustificazione dei prezzi mediamente più alti di un vino semplice e i Porto. In questo caso, si entra nella categoria dei vini fortificati e cioè quelli ai quali è stato aggiunto alcool ed essendo fatto in fase di fermentazione questa si stoppa e la trasformazione degli zuccheri che comporterebbe si ferma a favore di un residuo zuccherino che porta alla produzione di un vino dolce con grado alcolico 19/22% abv. Ma procediamo con ordine.

Il passito di La Sibilla, “Passio” 2016 si è espresso in tutta la sua qualità minerale ed è reso ancora più complesso dall’evoluzione in bottiglia. Le note di ardesia, cerino prevalenti anche sugli agrumi canditi tornano nel retro-gusto a supporto di un sorso per niente sbilanciato sulla dolcezza, al contrario.

Più classico l’assaggio del passito di La Cantina del Vesuvio.
Le note di albicocca disidratata, quasi in confettura, arrivano all’attenzione di tutto il pubblico e lo rendono particolarmente goloso e accattivante. Si percepisce tutta la solarità del territorio produttivo e la trama setosa al palato lo rende perfetto in abbinamento alla ricchezza della pasticceria napoletana nota per il suo carattere.

I vini sono stati presentati dalle 3 socie produttrici: Daniela Mastroberardino, Michela Di Muzio ed Ester Grosso.

Ecco, invece, i tre Porto che si sono distinti, a loro volta, per qualità e personalità.

In ordine di degustazione il LBV 2017 Dow’s, un Ruby – cioè la categoria che conserva colori più accesi perché poco o meno a contatto con l’ossigeno: specialmente concentrato sulle note primarie di frutto rosso sotto spirito, frutti di bosco maturi, cannella e il tocco rinfrescante di liquirizia per un sorso compatto e intregrato. Non a caso, le uve provengono dalle stesse vigne da cui producono il Vintage Port, uno dei Porto più raffinati.

A seguire, il Porto Fine Tawny Quinta do Tedo, ha conquistato per l’eleganza della stratificazione di spezie, frutta secca, morbidezza e persistenza addirittura sovvertendo le preferenze di partenza di alcuni degli ospiti. Con questa seconda referenza siamo entrati nella categoria dei Porto Tawny, cioè quelli che presentano palesi noti ossidative dato l’invecchiamento in legno delle linee più elevate; in questo caso circa 6-7 anni in legno francese.

Infine, un ottimo Tawny Graham’s con indicazione dell’età (20 anni), categoria specifica la cui età in etichetta si riferisce alla media del blend: si caratterizza per grande complessità e soprattutto ladefinizione dei sentori sviluppati in
vigneti di montagna come prugna, nocciola, cacao e caramello per un sorso la cui struttura è supportata dall’alcool più che dal tannino di grande finezza.

Come facile immaginare, uno degli aspetti più delicati della degustazione del Porto è l’alcool, trattandosi di un vino fortificato. È fondamentale, infatti, che sia integrato a favore di un assaggio completo. Questo è favorito, nelle produzioni di qualità come queste selezionate per l’occasione, dalla complessità che la specifica tecnica produttiva prevede e, quindi, dal tipico blend di uve locali oltre che, nel caso dei Tawny, dall’evoluzione e la maturazione in legno.

 


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