di Marina Alaimo
Torno con piacere nel ristorante della mia città, Portici, il primo comune vesuviano oltre la periferia di Napoli, costretto tra la costa dalla sabbia nera ed il Vesuvio. Portici è stata la sede della prima ferrovia d’Italia ed ospita nel Palazzo Reale la facoltà d’Agraria che ha accolto per decenni personaggi che si sono poi distinti nel proprio settore. In passato, fino ai primi anni sessanta, richiamava ancora un certo turismo balneare, oggi è una cittadina noiosa come tante, dove pare che l’unico vanto sia una efficace raccolta differenziata. Eppure in un clima di tale incertezza c’è chi ha voluto investire nel paese di origine. Per gli imprenditori Pietro D’Orsi ed Antonio Maria Carpino sarebbe stato molto più semplice aprire un ristorante sulla costa sorrentina od amalfitana, o ancora meglio, in centro a Napoli, invece con fiducia e caparbietà, e con un notevole senso di appartenenza alle proprie origini, ai luoghi legati ai ricordi familiari ed all’adolescenza, hanno voluto investire proprio qui.
Il ristorante C & D è in un antico palazzo di via Pagliano, dotato di un bellissimo giardino agrumeto dove in primavera estate è possibile mangiare all’aperto. Con curiosità provo i piatti del muovo menù e trovo una piacevolissima sorpresa: in sala c’è Gino Oliviero, ex patròn del ristorante La Maschera di Avellino e della pizzeria Pulcinella di San Giorgio a Cremano. E l’influenza di tanta esperienza è ben tangibile, Gino con la sua esplosiva energia ha dato una virata in positivo sia al servizio che alla scelta dei piatti concordati in piena armonia con lo chef Edoardo Estatico.
La squadra di lavoro si è formata nel migliore dei modi, c’è il giusto feeling e tanta voglia di fare e lavorare divertendosi. Nel menù e nella carta dei vini si evince una certa attenzione ai prodotti del Vesuvio, ma comunque si spazia in ogni direzione in piena libertà e leggerezza. Partiamo con l’appetizer di pane cotto con olive nere di Gaeta, scarola e mozzarella di bufala campana affumicata.
Molto piacevole e divertente. Gino stappa un Fiano di Avellino 2006 Rocca del Principe in ottima forma, intrigante ed avvolgente nei profumi di spinta mineralità, toni erbacei, in sordina evolvono i fruttati di pera e la nocciola tostata. Di estrema piacevolezza al sorso importante pur esibendo un corpo snello e di spinta freschezza.
In antipasto puccio cappuccio di seppia e piselli, leggiadro e simpaticamente primaverile. Bignè di baccalà con friarielli, mozzarella e pomodorini del piennolo del Vesuvio infornati: riuscitissimo incontro di quattro elementi cult della cucina partenopea.
Poi gattò sul tetto che scottò che squisitamente conferma la voglia di comunicare tra un piatto e l’altro i classici della cucina napoletana, in maniera divertente e stimolante.
Ed all’arivo del primo, rigatoni di Gragnano alla carbonara con cocciole pellerine (cappesante) e tartufo nero di Bagnoli Irpino, il direttore stappa l’annata 2004 del fiano Rocca del Principe.
Il naso è un po’ sporco ed il vino fatica a raccontarsi, conferma la decisa vena minerale, il corpo piacevolmente snello ed una freschezza esuberante. Il piatto è complesso, ben eseguito e convince decisamente il tocco del tartufo che gli dà la giusta spinta.
Tra i primi poi fagottino di genovese di podolica, cipolla ramata di Montoro e provolone del Monaco, un piatto di estrema piacevolezza che lo chef propone con successo da quando ha cominciato la sua collaborazione con il C & D.
Il secondo è un trancio di spigola d’amo con patata schiacciata al sale Maldon e finocchio al Sambuca Molinari: delicato con un tocco brioso conferito dal finocchio al sambuca.
In abbinamento il Fiano di Avellino 2004 di Colli di Lapio, un classico in fatto di fiano che conferma l’importante lavoro di questa azienda, ma che ha raggiunto una maturità che non gli consentirà di andare oltre.
Per dessert sandwich di pastiera, giustamente cremoso e croccante, piacevolissimo nei profumi tipici di questo dolce, fiori d’arancio e vaniglia. E chiudiamo con un momento di estrema convivialità e molto divertente: il caffè alla valdostana nella tipica grolla dell’amicizia.
Al ristorante C & D Portici il menù degustazione con quattro portate costa 35 €, mentre nella Cantina è possibile mangiare un primo ed un secondo piatto della tradizione napoletana, accompagnati da un bicchiere di vino a 15€, per avvicinare ed incoraggiare i clienti giovani.
Il ristorante è sempre aperto, domenica sera chiuso. Sede in via Pagliano 5 Portici (NA). Tel. 081 7752502 www.ristorantecd.it
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