Località Faiano
Piazza Garibaldi, 73-75
Tel.089.202044
osteriascassaporta@libero.it
Aperto la sera, domenica a pranzo
A volte basta il nome per creare l’atmosfera, come questo di collodiana memoria: pronunci Scassaporta e ti immagini il Gatto e la Volpe intenti a confabulare. Già, ma su cosa? Sulla cucina semplice e immediata di questo fuoriporta per chi abita a Salerno, presidio di territorio se si visita il Parco Regionale dei Picentini, rifugio appagante dopo aver visto le rovine etrusche e uno dei più bei musei archeologici della Campania di cui nulla si conosce fuori dalla provincia. Picentia, fondata dagli etruschi che qui toccarono la punta più meridionale della loro espansione, fu poi popolata da piceni, una popolazione ribelle delle attuali Marche deportata in massa dai romani un po’ come fece Stalin con i tedeschi del Volga. Per controllare i ribelli fu costruito il castrum Salernum, nata alla stregua di Aosta come caserma militare. Quando Annibale passò da queste parti i piceni scommisero su di lui e sbagliarono: i romani distrussero la città e dispersero gli abitanti sui monti che presero il loro nome e dove convivevano con gli irpini. Diciamo che, per continuare il parallelo storico, questo massiccio montuoso del Terminio, sull’altro versante c’è Taurasi, stava ai romani come l’Afghanistan degli ultimi cento anni agli occidentali. Bene, nel cuore di Faiano, frazione non meno importante del centro capoluogo, più raccolta e identitaria, un po’ su in collina, nel cuore intendo proprio nella piazza principale, Roberto Nicodemo, imprenditore edile di professione, appassionato agricoltore per vocazione, ha creato questa osteria dove si consumano alcuni suoi prodotti: olio tanto per cominciare, divine verdure nate in un terreno non pompate e, da un paio di anni, anche il vino: il nome dell’azienda è Terra di Vento, l’enologo è Fortunato Sebastiano e la giostra gira. Vediamo perché: prendendo un fritto (gnocchi, bocconi di polenta e crocchette di patate con caciocavallo molto mammiste), un primo (zuppetta di fagioli con cigoli, spaghettoni con salsiccia e patate, zuppa ai tre cereali, risotto porcini e noci) e un secondo (fagottino di verza e salsiccia) avrete speso 20 euro. Con il dolce e il contorno massimo potete arrivare a trenta. Cosa avete in cambio? Una batteria di piatti molto semplici, alleggeriti nella presentazione e talvolta nella tecnica di cottura, di materia prima certificata, con assoluto richiamo alla tradizione (cito la pasta e fagioli allardata, lagane e ceci e poi salsiccia e broccoli, maiale alla griglia, sfrinzola di maiale, scamorza alla brace con parmigiana di borragine) e qualche tocco personale come il filetto scaloppato agli agrumi e finocchi. Insomma, molta semplicità e certezza dei sapori. Chi non è di queste parti si potrà stupire della linea esclusivamente terragna a dieci chilometri dal mare, qui entra soprattutto il baccalà d’inverno e un po’ di pesce azzurro d’estate, ma la tradizione della cucina di mare, a parte piccole comunità di pescatori della costa (Pozzuoli, Cetara, Pioppi), è un lusso iniziato solo con il benessere degli anni ’60 al Sud. In sala sarete seguiti dai bravi Giusy Avallone e Roberto Gigantino, in cucina Nicola Sconsa. La brigata di giovani è stata tirata dentro da Roberto. Da bere potrete scegliere anche altri vini di territorio, tra cui ovviamente il Montevetrano che da qui dista non più di cinque chilometri. L’ambiente è essenziale, da osteria, ma con i giusti piatti e bicchieri e bei mobili pieni di bottiglie e guide. Ottima soluzione scacciacrisi, senza grilli per la testa, solida, concreta, efficace, ma soprattutto buona ed economica. Meglio: in rapporto qualità-prezzo molto vantaggioso per chi sta seduto.
Come arrivare
L’uscita autostradale è Pontecagnano, la prima dopo Salerno a scendere verso Reggio. Seguire le indicazione per Pontecagnano e poi, all’ingresso del paese, a sinistra per Faiano. La strada vi porta al centro del paese, fermate l’auto una decina di metri prima in un ampio parcheggio.
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