Santino ‘o Mericano ha una parlantina inarrestabile, ti spiega quant’è grande la cucina napoletana e come Napoli sia tale e quale a New York, stesso melting pot e stessa provincialissima invidia (altrui) per due metropoli davvero internazionali. Della sapienza partenopea a tavola Santino non ha dubbi: dai primi piatti al dolce siamo i primi, se non vi piace magnateve ‘o panettone, ché tanto vi meritate. Santino, lo avrete indovinato, è nato a New York ed è poi tornato in patria. A Pomigliano d’Arco, a due passi dal cinema teatro Gloria, ha aperto sei anni fa la taverna vineria «’O Cupiello», che poi sarebbe il mastello del mosto, e ogni sera celebra i fasti della gastronomia partenopea appena appena reinterpretati secondo il gusto attuale. Il risultato? Una piacevolissima mescolanza di antico e post-moderno, dove gli ziti al ragù si sposano alla perfezione con una estrosa parmigiana di funghi e lo «scagliuozzo» di polenta viene giusto arricchito con una morbida fetta di ventresca di maiale. In questa presunta guerra contro il Sud, Santino e sua moglie Concetta ai fornelli giocano un ruolo d’assalto alla baionetta. A cominciare dagli antipasti. Qualunque menu scegliate, di mare o di terra, vi serviranno in apertura sfiziosissimi appetizers in sintonia con i piatti ordinati. A noi sono arrivate tartine con crema di salmone e olive, deliziose freselle con il pomodoro condite da olio cilentano della Valle del Calore, cavolo e zucca gratinati, funghi in padella, patate «alla parulana» riempite di zucca e funghi, uno squisito tortano «ortodosso», una zuppetta di fagioli e poi s’è dovuto dire basta altrimenti non c’era più posto per i primi. Eccellente il ragù, scuro e «pippiato» al punto giusto. Santino ci promette anche una bella genovese, su richiesta. Delicate le crespelle ripiene di ricotta di bufala, condite con funghi e zafferano. C’erano anche i fusilli cilentani lardellati con salsiccia e broccoli, gli scialatielli noci e funghi e, per la zona mare, scialatielli zucchine e vongole, risotto alla pescatora, tagliolini alle vongole. Mare e terra anche nei ricchi secondi: ottimi filetti, salsiccia alla brace ripiena di provola, agnello; ma anche croccante frittura di paranza, rombo con patate, pezzogna, accompagnati da insalate fresche, patate al forno, carciofi cacio e rucola. Se bevete leggero, andrà bene l’aglianico della casa; ma c’è anche una buona selezione di etichette regionali, che potrere scegliere dal carretto contadino al centro della sala. Anche i dolci sono fatti in casa, tranne la torta di ricotta e pere di Salvatore De Riso. Davvero eccellente l’antico e mai troppo lodato spumone «a cassata». Spenderete 30 euro per un pasto supercompleto, compreso l’obbligatorio Nocillo di chiusura.
Santa Di Salvo
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