Poliphemo 2006 Taurasi docg

Pubblicato in: Avellino

Una domenica con Luigi Tecce, debutto Taurasi Poliphemo Docg 2006

Luigi Tecce perdonerà la licenza letteraria (grafica, soprattutto), ma caso ha voluto che la sera prima del debutto del suo Taurasi Poliphemo, gli occhi del sottoscritto seguivano su uno schermo le vicende di Alice nel paese delle meraviglie secondo Tim Burton.


Ora, pur non avendo lunghi boccoli biondi che ricadono soavemente sulle spalle, il giorno dopo nel paese delle meraviglie io ci sono stato, guidato dal Cappellaio matto, ops, pardon, da Luigi Tecce.
Tra Poliphemo, il vino, il borgo di Rocca San Felice, la mefite, straordinario scenario naturale, una delle porte dell’inferno secondo Virgilio e luogo ove la natura mostra la sua forza con la morte che alleggia, solo il genio del vignaiolo poteva fare da nocchiere.
“Non esistono annate cattive. Esistono solo annate diverse. Devi cercare altro. Ti racconteranno altro.”
Matto?
Non so. È matto secondo voi uno che dedica ad un stallone di nome Varenne, capace nel 2001 di fare il Grande Slam (vincere l’Amérique di Parigi, il Lotteria di Agnano e l’ Elitlopp di Svezia)  l’annata del proprio vino? Vino mai uscito in commercio?
È uno capace di commuoversi raccontando di Gaetano Bresci, l’anarchico venuto dall’America per uccidere il re Umberto I di Savoia? Gaetano Bresci a cui dedica l’annata 2000 del suo vino. Neanche questo mai uscito in commercio, ovviamente.
Però come dargli torto quando il suo Poliphemo 2005 trova la tavola e si esalta, quando la magrezza dell’annata diviene bevibilità; il tannino leggermente ruvido è ingentilito dai cibi?
Uno di quei vini per cui ti incazzi appena lo assaggi, perché era come te lo ricordavi e non come l’ultima volta che lo avevi assaggiato. Uno di quei vini che modifica il tuo rapporto con il vino da tecnico con il misurino ad uomo che viaggia nel territorio, nel vino e le sue anime, diverse in ogni bottiglia, espressione ciascuna della propria terra e di un uomo e della sua sensibilità.
E il suo 2006, annata neanche questa felice? Mostra grande stoffa, primissima materia prima, maggiore voluttà dell’anno precedente; l’altitudine di Castelfranci sembra averlo preservato, il tannino è dolce e sapido, il sorso di gran freschezza.
E Luigi Tecce? Un timido anarchico, capace di raccontarvi un meraviglioso territorio come quello irpino attraverso un racconto, un formaggio o un grappolo d’uva. Un narratore eccezionale, attraverso la parola e attraverso il vino. Ogni volta che l’ho incontrato con la sua innocente sincerità nel porsi mi ha condotto attraverso il paese delle meraviglie attraverso lui e i suoi vini oversize (in tutti i sensi) che bene lo rappresentano e ne è sempre valsa la pena.
Come ho sempre consigliato, anche in questa occasione, l’unico modo per conoscerlo e capire veramente i suoi vini è andare a trovarlo e godere delle sue vigne e dei suoi esperimenti (Aglianico e bianchi passiti o fortificati tanto dirne alcuni).

E “dedicato a Varenne 2001”? Gran vino, grande emozione. Non vogliamo essere influenzati dalla “meravigliosa” giornata ma al momento dell’assaggio abbiamo pensato che un 2001 così, non lo avevamo mai bevuto.

Secondo Luigi questo 2006 gli fa il verso. Be’ glielo auguro.
5.200 bottiglie prodotte.
Affrettatevi.

“Eh si, sei proprio matto, fuori di testa.
Ma sappi che i pazzi sono i migliori.”
Alice in Wonderland, Tim Burton

Mauro Erro

Sede a Paternopoli. Via Trinità, 6
Tel. 0827.71375
Email: ltecce@libero.it
Bottiglie prodotte: 5000
Ettari: 3,5 di proprietà
Vitigni: aglianico


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