Nella vita quotidiana tutto è opinabile e tutti possono dire la propria. Quel che da fastidio sono manovrine di mestiere, facilmente leggibili dall’interno, che dietro una pretesa neutralità fanno invece filtrare messaggi molto schierati senza essere onesti con il lettore. Insomma, invece di dire: io la penso così, si preferisce la formula “dicono così” per farsi forti di una oggettività che è solo grammaticale.
L’esempio che vi facciamo è eclatante: la clandestina sezione A Tavola del Corriere del Mezzogiorno pubblica un articolo a firma Vito Faenza, giornalista generalista, sinceramente sino a ieri assolutamente assente alle tematiche enogastronomiche campane degli ultimi vent’anni.
E si vede.
Ecco il titolo
Il miglior vino per la mozzarella? Un friulano. Ed è subito polemica
La scelta della giuria di «Bufala & Wine Wedding»
non trova d’accordo i sostenitori dei vini campani
Il lettore è indotto a pensare e ad una vera e propria sollevazione popolare contro il risultato del gioco che ha investito le venti regione italiane. In realtà qui c’è il primo errore di grammatica professionale: non si da la notizia su cosa sia il concorso, quali le modalità di svolgimento, i nomi dei vini (tra cui anche tre campani, la regione più rappresentata) arrivati in finale. Insomma, il fatto non c’è, si passa direttamente all’opinione (di Faenza).
Leggiamo insieme questa bellezza di pezzo
A termine dell’iniziativa «Bufala & Wine Wedding», il tour nazionale promosso dal Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop alla ricerca del miglior vino da abbinare alla mozzarella, il vincitore è stato un friulano.
Lo «sposo ideale» è risultato infatti il bianco friulano «Lupi Terrae Friuli Grave 2010» Igt Venezia Giulia di Borgo delle Oche (blend di friulano, malvasia e verduzzo friulano, parzialmente affinato in barrique), che ha superato gli altri ventiquattro «pretendenti» ed è stato proclamato vincitore.
La decisione della giuria di abbinare alla «bufala» un prodotto friulano ha però scatenato diverse polemiche in provincia di Caserta e non solo. La commissione di esperti ha inoltre assegnato delle «menzioni» ad altri vini e nessuno è un vino campano anche se da qualche secolo la mozzarella di bufala viene consumata assieme a vini locali e specialmente nell’agro aversano, il vino Asprinio è sempre stata la bevanda ideale per accompagnare la mozzarella e tutti i piatti a base di provola affumicata e mozzarella.
Nessuna colpa del consorzio della mozzarella che con la scelta del vino ideale cerca di rilanciare il settore della mozzarella esposto a molte pressioni a cominciare da quelle delle multinazionali dell’ alimentazione che cercano di far passare per mozzarella (la legge dà loro ragione sulla denominazione) quella che in realtà nelle zone di produzione è normalmente chiamato fiordilatte, che è sempre un formaggio a pasta filata di ottimo livello, ma non è la stessa cosa. A levare la protesta oltre ai produttori anche gli esperti del settore che fanno notare che l’abbinamento (i vini scelti sono ottimi) sa molto di pretestuoso. «E’ come se uno andasse a san Gimignano e bevesse un vino siciliano, o nella zona di Montefiascone non ci si accostasse all’“Est, Est, Est”». Poi la scelta dei rosati ha lasciato leggermente perplessi. Per la cronaca lo stesso Veronelli negli anni ’70 indicò il vino Asprinio come il miglior abbinamento con i piatti a base di derivati dal latte di bufala (questo durante una gara gastronomica fra Liguria e Campania dove vinse un piatto a base di cicoria e burro di bufala). L’abbinamento con l’asprinio era ed è ritenuto ideale perché questo vino con la sua acidità riesce a sposarsi bene con la mozzarella che è un formaggio piuttosto grasso. Per andare indietro nel tempo Mario Soldati nel 1960 durante il suo viaggio in Italia citò vino asprinio e mozzarella come il topo e le riprese vennero effettuate in una grotta di Lusciano. Insomma, la decisione della giuria di “esperti” ha lasciato perplessi. «La cosa non mi meraviglia – dichiara sorridendo Carlo Menale – negli ultimi tempi si va cercando abbinamenti al di fuori di quelli classici e storici. E’ una tendenza che sta colpendo molti piazzi e tanti vini». Poi aggiunge: «Prendiamo questa scelta come una provocazione. In Campania ci sono ottimi e grandi vini, se la scelta e le menzioni di vini non Campani è un modo per spingerci a fare sempre meglio, l’accettiamo”. Ma la mozzarella mangiata accompagnata da un buon Asprinio resta l’abbinamento migliore, almeno per quelli che conoscono bene questo prodotto, nonostante il parere degli esperti.
Dunque: la polemica è, lo leggiamo alla fine del pezzo al rigo 45 più o meno, portata avanti da Carlo Menale il quale alla fine non esprime neanche un giudizio negativo sulla iniziativa.
Vito Faenza avrebbe fatto buon giornalismo se avesse fatto semplicemente un editoriale contro l’iniziativa evitando di mettere in bocca una inesistente protesta in bocca a una sola persona.
Ha fatto pessimo giornalismo, invece, e a questo punto vogliamo augurarci che il suo metodo di lavoro non sia lo stesso quando si occupa di altro, perché l’articolo riporta la discussione enogastronomica agli anni ’70 con buona pace di tutto quello che è successo dopo.
Vediamo perché
1- Non vengono citati i nomi degli esperti, tra cui c’erano tre chef (Rosanna Marziale, Arcangelo Dandini, Marianna Vitale di cui i primi due sommelier) e tre sommelier (Mariella Caputo, la presidente regionale Ais Nicoletta Gargiulo e Marina Alaimo. Ha presenziato il direttore del Consorzio Antonio Lucisano. Dunque, a parte il sottoscritto, ciascun componente ha più o meno il sapere enogastronomico di 150 Vito Faenza messi insieme.
2-Non viene detto che le selezioni sono state fatte in tutta Italia con un gioco che consisteva proprio nell’abbinare il prodotto ai vini italiani per promuovere la conoscenza della mozzarella di bufala nella fascia più consapevole ed esperta dei consumatori (chef, operatori, sommelier).
3-Faenza ignora, o finge di ignorare e comunque non scrive che sono state fatte tre selezioni anche in Campania, la regione in cui sono stati presentati più vini, e che proprio a Caserta il pubblico di esperti riuniti alle Colonne ha preferito il rosato di Terre del Principe
4-Definisce pretestuosa una scelta avvenuta, questo non viene scritto, in una degustazione alla cieca
5-Come spesso avviene nel Sud, si oscilla tra l’atteggiamento immobile a quello interdittivo. Bisogna risalire a Veronelli per trovare suggerito questo abbinamento, forse perché nei successivi 50 anni i produttori niente hanno fatto per posizionare l’Asprinio in modo diverso. E non a caso è l’unico bianco campano in sofferenza di mercato.
6-Un giornalista non esprime una tesi di una sola campana, sente anche l’altra parte consentendo di esporre le proprie ragioni. Ma questo principio professionale e liberale Faenza non ha ritenuto di praticarlo.
7- Un articolo giornalistico serio e di servizio sarebbe stato l’insieme dei pareri del presidente della giuria, del consorzio, dei favorevoli e dei contrari.
8- L’articolo non ammette contraddittorio, e infatti non sono aperti i commenti che consentano di replicare alla montagna di sciocchezze scritte a ruota libera.
9- Il Corriere del Mezzogiorno non è nuovo a questi incidenti comici, ricordiamo l’incredibile assegnazione di un premio fantasma a uno chef conosciuto più per le sue esternazioni a Striscia la Notizia che per i suoi piatti.
10- Uno dei motivi di arretratezza della Campania è dovuto proprio al modo così superficiale e supponentecon cui si affrontano questi argomenti in sprezzo di chi ci ha lavorato e del lettore considerato poco più che un allocco campanilista.
La cosa bella, che ogni esperto sa bene, è che non esiste il vino ideale per la mozzarella, perché le mozzarelle sono decine e decine di caseifici sparsi in tre regioni e sono molto diverse tra loro, ciascuna con le sue caratteristiche precipue e il prossimo anno ci saranno altri vincitori.
Soprattutto, oltre alle leggende meropolitane riportate da Faenza, non sono mai stati fatti sinora veri e propri panel di assaggi scientifici del latticino e dei suoi abbinamenti. Siamo insomma all’anno zero. E se si ama davvero la propria terra, invece di sparare cazzate a ruota libera, sarebbe opportuno studiare e informarsi prima di scrivere.
E poi, se è sbagliato proporre anche vini non campani con la mozzarella, è stato sbagliato anche invitare gli alberghieri di tutta Italia a proporre piatti tipici regionali con la mozzarella?
E quelli del consorzio del San Daniele sono anche stupidi a proporre il loro prosciutto con i pani di tutte le regioni con un concorso analogo?
Però abbiamo deciso che inviteremo Vito Faenza a degustare l’abbinamento alla cieca, magari anche con l’Asprinio e sarà divertente poi vedere il suo voto.
Già, perché nell’enogastronomia non esistono ideologismi o il campanilismo, ma vige il principio del buono e non buono. E meno male che è così perché altrimenti la mozzarella non porterebbe tanto lavoro in Campania se non ci fosse il consumo extraregionale.
Anche a Faenza il Padreterno ha dato due occhi per vedere, due orecchie per ascoltare e una sola bocca per parlare.
Purtroppo, da quando lo conosciamo, e sono trent’anni ormai, ha usato solo quella.
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