di Francesca Faratro
Gino Sorbillo ai Tribunali. Quando dici pizza, non puoi che pensare a lui. E’ un po’ come associare Napoli al grande Totò.
E a via dei Tribunali, quartiere storico della città partenopea, questo lo sanno bene anzi, la sua figura è diventata il motivo di vanto per napoletani e non.
Lui è Gino Sorbillo, la star internazionale del disco di pasta lievitata, farcito in svariati modi, meglio se Margherita.
Lavora tutto il giorno preservando le tradizioni e le eccellenze che hanno reso la sua famiglia, i custodi di una fra le pizze più buone nel mondo.
Trascorrere del tempo con lui è un piacere, fra le sue parole risuonano le canzoni classiche napoletane, quasi quasi ogni tanto, il pensiero si distoglie dalla conversazione e ti riporta alla celebre canzone di Pino Daniele “Napul’ è”.
Nei suoi occhi profondi, si riesce a percepire palesemente quanta passione ha per il suo lavoro e quanta voglia di mettersi in gioco sempre, senza sentirsi mai arrivato, solo per appagare i palati di tutti quelli che, provenienti da ogni parte del mondo, decidono di recarsi a Napoli, in una delle sue pizzerie, anche solo per avere il privilegio di assaggiare la sua pizza.
La sua è una continua ricerca delle materie prime che lo soddisfino appieno, che gli diano la certezza di portare in tavola una prodotto che venga esaltato con ingredienti di qualità, senza mai e ripeto, mai, dimenticare la sua storia, lontanissima ormai, che lo ha portato fino a qui, grazie ad una famiglia di pizzaioli da generazioni e l’attento ricordo per Zia Esterina, colei che ha fatto di Gino, sin dagli albori della sua fanciullezza, un ragazzo, poi un uomo, cresciuto di pizza e…pizza!
Conoscerlo poi è una vera sorpresa! Si ha la sensazione di parlare con un mito, uno di quelli che continuano a lasciare una traccia su questo mondo, uno che si lascia salutare e fotografare dai suoi clienti, uno simpatico, assolutamente lontano dal comportamento autoritario che un maestro come Gino, a mio parere, potrebbe tranquillamente permettersi.
Eh si, perché la sua è una vera e propria arte, quella di preparare il prodotto che tutti conoscono, del quale Gino, dopo anni di studio, formazione e migliaia di dischi di pasta lievitata, potrebbe essere tranquillamente l’ambasciatore!
Mi ha accolto alla “Casa della Pizza” come se ci conoscessimo da anni, in un appartamento che sovrasta la sua pizzeria principale, un luogo di ricordi e cimeli, quello che lui definisce il suo luogo del cuore.
Proprio lì, nell’abitazione storica di zia Esterina, Gino si è aperto confidenzialmente non solo per parlarmi della sua filosofia, ma soprattutto per raccontarmi la sua vita e delle cose che ancora riescono ad emozionarlo.
Lui è una persona affabile, difficile da trovare, un po’ come un tesoro nascosto e ritrovato dopo anni di ricerche. La sua ospitalità la si denota da quanto garbo ci abbia messo per allestire il suo studio artistico, arredandolo non solo per uso di rappresentanza, ma anche curando i diversi ambienti nei minimi particolari per donare il massimo confort agli amici più cari che hanno il privilegio di essere ospitati in quel tempio di ricordi.
Oggetti antichi, oliere collezionate negli anni, raccolte di libri, tanto altro ancora ed un grande tavolo posto nella stanza più ampia, allestito con i prodotti che Gino quotidianamente prova personalmente.
Non poteva mancare poi la cucina, graziosa e di ultima generazione, con uno spazio al forno, dove “il maestro della pizza” è solito studiare le sue ultime sperimentazioni o semplicemente, il posto dove rifugiarsi e trovare un po’ di tranquillità per preparare i diversi impasti che poi verranno presentati nelle varie trasmissioni televisive che lo vedono protagonista.
E fra foto posate qua e là, pacchi di farina e luci soffuse, l’odore di quella casa è riconoscibile fra tanti altri: profuma di farina impastata, della famiglia Sorbillo che per anni lì vi ha vissuto ma specialmente, è impregnata di arte!
Ciò che mi ha portato a questo incontro, è stata la connessione che porta Gino Sorbillo alla Costa d’Amalfi, della quale ne è innamorato da anni. Non solo per la bellezza estetica della Costiera in sé, ma dei suoi abitanti, del loro animo buono, del loro essere felici ed ospitali, tanto che, un po’ della sua solarità, ci confida, è stato volutamente rubata a Positano, il luogo dove Gino trascorre le sue vacanze, cogliendo, dal terrazzo della sua abitazione situata nel centro, la giusta ispirazione per le proprie idee artistiche.
La Costiera quindi, non solo un punto di estasi per il maestro ma anche un luogo di partenza, dove lasciarsi travolgere dalle onde, coccolare dai profumi e solleticare dalla salsedine.
Ciò che ne è uscito fuori? Ovviamente una pizza.
Da un incontro speciale, non poteva che nascere un disco di pasta lievitata, condito con Fior di latte di Tramonti, pomodori del pendolo di Agerola, alici di Cetara ed acqua di mare nebulizzata sulla pizza direttamente all’uscita dal forno.
È questa la pizza che Gino ha battezzato “AMALFITANA”, dedicata proprio agli abitanti della Costa d’Amalfi, alla sua gente, a quelli che ogni volta, dopo qualche giorno trascorso fra mare e sole, gli donano sorrisi e grinta.
Fra le altre proposte assaggiate, immancabili le pizze fritte e l’unica ed inimitabile “Pizza Tarallo” con sugna, pepe, mandorle e tarallo napoletano sbriciolato.
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