Pizzeria Sei a Los Angeles: la pizza napoletana di un giapponese

Pubblicato in: Le pizzerie

Pizzeria Sei

8781 W Pico Blvd, Los Angeles, CA 90035

indirizzo e-mail: info@pizzeriasei.com

Tel. +1 (424) 279-9800

di Germano Sollazzo

Se dieci anni fa un amico mi avesse detto: “C’è un giapponese che prepara pizze napoletane nel cuore della California, dovresti provarla”, probabilmente avrei alzato un sopracciglio e risposto: “E perché no, magari c’è anche un napoletano che fa sushi a Tokyo!” Poi, con un mezzo sorriso, avrei continuato la mia giornata senza dare troppo peso alla cosa. Ma dato il mio amore sconfinato per la pizza e l’irrefrenabile curiosità di scovare posti fuori dall’ordinario, alla fine mi sono ritrovato davvero lì, con una fetta in mano e lo sguardo di chi è appena inciampato in un piccolo miracolo culinario.

 

Pizzeria Sei ha aperto le sue porte due anni fa, tra West Hollywood e Beverly Hills. Sedici posti a sedere, forno a legna, marmo e vetro: elegante, minimale, pulito, perfetto. La sua bellezza risiede nella combinazione di organizzazione giapponese, spirito americano e calore napoletano. Lo chef William Joo, dopo anni di gavetta, ha deciso di mettersi in proprio, e mai scelta fu più saggia. Le sue esperienze, sia nel fine dining che in pizzerie tradizionali, gli hanno permesso di centrare l’obiettivo, con un concept tanto unico quanto semplice.

 

Poche pizze in menu (8), ma il vero protagonista è lui, “L’Omakase”, ed è ciò che in Giappone, alla fine di una dura giornata lavorativa, più si preferisce fare: non prendere decisioni, tutto è nelle mani dello chef.

Purtroppo, a causa del breve preavviso, non siamo riusciti a provare tutte le portate del menù degustazione, che sono state tuttavia sostituite in modo eccellente.

 

Entrée

Giardiniera: cavolfiore, carota, sedano, peperoncino e fiori di coriandolo.

Zeppola: prosciutto, formaggio, miso e tartufo nero.

Crostino: funghi cardoncelli, lardo, panna acida, aceto balsamico, scalogno, erba cipollina.

Pizze

Marinara: pomodoro Corbarino, aglio, olio EVO, origano e basilico.

Il giusto inizio. Il dolce del pomodorino contrasta la forza dell’aglio, l’intensità dell’olio nuovo e la sapidità dell’impasto, ben bilanciato e strutturato.

Margherita & Margherita Californian style: Pomodoro San Marzano, mozzarella di bufala, olio EVO e basilico da un lato; burrata, pesto di basilico, pomodoro californiano e prosciutto di Parma.

La Margherita classica, per consistenza e sapore, mi ha ricordato la fetta di pizza mangiata all’uscita di scuola, con quel pomodoro schiacciato a mano e il latte della mozzarella che rende l’impasto piacevolmente umido. La versione California Style mi ha sorpreso per il contrasto di temperature (impasto caldo, pomodoro freddo) e il gusto bilanciato del pesto.

Patate e Caviale: patate arrosto, panna acida, fiordilatte, erba cipollina e caviale.

WOW! La freschezza, il gusto e la gioia che un boccone di questa pizza dona al palato non hanno eguali. Le patate, leggermente indietro di sale, esaltano il sapore del caviale, vero protagonista del piatto. L’erba cipollina e la panna acida conferiscono alla fetta quel carattere deciso e sicuro di sé.

Hailey 1.0: fiori di zucca, zteste di limone, basilico e pomodorini marinati in aceto di champagne.

Il livello si alza, e di molto. Il fiore di zucca a crudo è sinonimo di profonda maturità e sicurezza, mentre i pomodorini marinati e lo zest di limone creano un gusto unico, inconfondibile e a tratti commovente.

Salsiccia, pomodorini, coriandolo: salsiccia di agnello, peperoni, panna aciuda, provola affumicata, pomodorini, fiori di coriandolo e limone.

Un sapore deciso, non adatto a palati timidi! La spruzzata di limone è essenziale per bilanciare l’intensità della salsiccia e mitigare il gusto dominante del coriandolo.

In definitiva, l’esempio della pizzeria Sei dimostra come l’arte culinaria possa trascendere confini e culture, richiedendo non solo passione, ma dedizione e impegno costanti. Non si tratta solo di replicare una ricetta, ma di capire l’essenza di un piatto e rispettarne la tradizione, portando allo stesso tempo un tocco personale. Dietro ogni singola pizza sfornata c’è il risultato di anni di perfezionamento, notti di sperimentazione e un desiderio instancabile di eccellere. È la storia di qualcuno che, lontano migliaia di chilometri da Napoli, ha dimostrato che con il lavoro duro e l’amore per ciò che si fa, anche le barriere più alte possono essere superate — trasformando un’idea in un capolavoro riconosciuto e apprezzato da tutti.

 

ENGLISH VERSION

If ten years ago a friend had told me, “There’s a Japanese guy making Neapolitan pizzas in the heart of California, you should try it,” I probably would have raised an eyebrow and replied, “Why not? Maybe there’s also a Neapolitan making sushi in Tokyo!” Then, with a half-smile, I would have gone about my day without giving it much thought. But given my boundless love for pizza and my insatiable curiosity for discovering out-of-the-ordinary places, I eventually found myself there, slice in hand, with the look of someone who just stumbled upon a little culinary miracle.

Pizzeria Sei opened its doors two years ago, nestled between West Hollywood and Beverly Hills. Sixteen seats, a wood-fired oven, marble and glass: elegant, minimalist, clean, perfect. Its beauty lies in the combination of Japanese organization, American spirit, and Neapolitan warmth. Chef William Joo, after years of working his way up, decided to strike out on his own, and it was the wisest choice he could have made. His experiences, both in fine dining and traditional pizzerias, allowed him to achieve his goal with a concept as unique as it is simple.

The menu features only a few pizzas (8), but the true highlight is the “Omakase,” an experience that, in Japan, symbolizes complete trust in the chef: at the end of a long workday, there’s nothing better than not having to make any decisions and letting the master pizzaiolo guide the journey.

Unfortunately, due to the short notice, we were unable to try the entire tasting menu, but the dishes were replaced excellently.

 

Entrée

Giardiniera: cauliflower, carrot, celery, chili pepper, and coriander flowers.
Zeppola: prosciutto, cheese, miso, and black truffle.
Crostino: cardoncelli mushrooms, lard, sour cream, balsamic vinegar, shallot, and chives.

 

Pizzas

Marinara: Corbarino tomato, garlic, EVO oil, oregano, and basil.
The perfect start. The sweetness of the tomato contrasts the boldness of the garlic, the intensity of the new oil, and the savoriness of the dough, well-balanced and structured.

Margherita & Margherita California Style: San Marzano tomato, buffalo mozzarella, EVO oil, and basil on one side; burrata, basil pesto, Californian tomato, and Parma ham on the other.
The classic Margherita, in texture and flavor, brought me back to the slices eaten after school, with that hand-crushed tomato and the milk from the mozzarella making the dough pleasantly moist. The California Style surprised me with its contrast of temperatures (warm dough, cold tomato) and the well-balanced flavor of the pesto.

Potatoes and Caviar: roasted potatoes, sour cream, fiordilatte, chives, and caviar.
WOW! The freshness, flavor, and joy that a bite of this pizza brings to the palate are unparalleled. The potatoes, slightly under-salted, enhance the flavor of the caviar, the true star of this dish. Meanwhile, the chives and sour cream give the slice a bold, confident character.

Hailey 1.0: zucchini flowers, lemon zest, basil, and cherry tomatoes marinated in champagne vinegar.
The level has risen, significantly. The raw zucchini flower symbolizes a profound maturity and self-assurance, while the marinated cherry tomatoes and lemon zest create a unique, unmistakable, and at times moving flavor.

Sausage, Cherry Tomatoes, Coriander: lamb sausage, bell peppers, sour cream, smoked provola, cherry tomatoes, coriander flowers, and lemon.
A distinctive flavor, bold and assertive, not for faint palates! The squeeze of lemon is essential to balance the intensity of the sausage and slightly tone down the coriander’s strong notes.

 


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