di Virginia Di Falco
Chissà che cosa avrebbe pensato Michele Condurro del trasferimento a Roma della sua attività. Non che non fosse abituato ai clamori dello show biz: il suo piccolo locale in via Sersale a Napoli ha sempre avuto una fila fuori che da sola era uno spettacolo, per non parlare della ribalta internazionale con Julia Roberts che addenta la sua pizza nel film «Mangia prega ama» del 2010. Nonostante ciò, la semplicità del locale è rimasta sempre uguale negli anni. Anzi, nei secoli. Un posto molto spartano, con i tavolini in marmo e la pizza servita praticamente al volo, senza tovaglia, in tempi da fast food e con un’offerta ridotta all’osso: solo margherita e marinara.
E questa, anche oggi, è la pizzeria da Michele: prendere o lasciare.
Un’offerta che la famiglia Condurro ha pensato di trasferire nella Capitale.
Così qualche settimana fa, nello spazio museale per bambini Explora, a pochi passi da piazzale Flaminio, ha inaugurato l’Antica Pizzeria da Michele in versione capitolina.
Diciamo subito che l’atmosfera non ha nulla della vecchia sede, ovviamente irripetibile. Qui la sala è molto grande, luminosa, moderna e – a dirla tutta – abbastanza anonima: dai lampadari di alluminio ai tavoli in legno bianco non è molto diversa da un’area espositiva Ikea.
Il vero protagonista – anche visivo – è il forno a legna, bello grande ed imponente mentre le pur tante fotografie d’epoca alle pareti non riescono a personalizzare un ambiente che resta piuttosto freddino.
Ma veniamo alle pizze, che è quello che più conta. Il menu è molto semplice, anche se, a differenza di quello napoletano, prevede una serie di antipasti a base di nodini di pasta di pizza fritti presentati in diverse varianti.
Poi, proprio come nella sede napoletana, ci sono la margherita (euro 7,50 la ‘normale, a 9 quella con doppia mozzarella) e la marinara (7,50 la ‘normale’ mentre costa 9 euro la maxi). Infine, qui si è aggiunta la parte dedicata alla tradizione, che si traduce in quattro varianti: la ‘Napoletana’ con fior di latte di Agerola, alici di Cetara, origano e capperi; ‘O Cazone, cioè il ripieno e la Pizza Fritta: un peccaminoso pallone di pasta dorata gonfio di cicoli, salame di nero casertano, provola di Agerola, ricotta e parmigiano (13 euro).
Noi abbiamo scelto l’antipasto di nodini fritti chiamato ‘Don Luigi’ (9 euro), quello che si accompagna ad una stracciata di bufala con olio extravergine di oliva e ad una salsa di pomodoro. Qualità e fattura del fritto sono eccezionali: i nodini sono ben cotti, asciutti, leggeri. Davvero una nuvoletta di pasta, servita con ottime materie prime. Ovviamente è un antipasto per modo di dire: le porzioni sono abbondanti e, soprattutto considerando le dimensioni delle pizze, difficilmente si riesce a finire entrambi.
La pizza, infatti, per tipologia, è quella definita a Napoli ‘a ruota di carro’, perché è più grande del piatto di servizio e dunque il cornicione va oltre la sua circonferenza. Aspetto e sapore ricordano senza dubbio quella originale: base sottile ed elastica, arrendevole al coltello e scioglievole in bocca, giusta sapidità, cornicione non molto pronunciato, cottura uniforme senza eccessive bruciature. Gli ingredienti sono tutti di buona qualità. Tra le tre, quella più soddisfacente è risultata la margherita ‘normale’: la quantità di mozzarella ricopre quasi completamente il disco di pasta e acidità del pomodoro e grassezza del latticino sono ben bilanciati.
La marinara è senz’altro buona, ma morso dopo morso, l’amarognolo di aglio ed origano stancano un po’ su una pizza di grosse dimensioni. Mentre la margherita con doppia mozzarella è davvero troppo carica. Parliamo ovviamente di gusti personali, non necessariamente condivisi o condivisibili.
Nell’insieme siamo di fronte ad una buona (e verace) pizza napoletana, che dall’assestamento futuro di forno e pizzaioli non potrà che trarre giovamento.
Il servizio – che non si paga, così come il coperto – è svolto con grande semplicità e consueta velocità partenopea (l’importante è che non si tramuti in fretta e frettolosità) da un gruppo di ragazzi preparati e spigliati. Nota dolente, per molti dolentissima (anche per chi scrive) non si accettano prenotazioni. Dunque, almeno per ora, l’unica via di scampo a lunghe file con tanto di numeretto e attese medie di un’ora è andare a cena alle 19:30. Anche qui, proprio come a Napoli, prendere o lasciare.
Antica Pizzeria Da Michele
Via Flaminia 80-84
Aperta tutti i giorni, a pranzo e a cena
Tel 06 3260 0432
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