Via Panoramica, 8
haccademia.com
La pizzeria ha una sala ordinata e allegra, ma anche tavoli proprio vino all’area forno, ampia e ben organizzata, con tutti i prodotti a vista. Quello che ci ha fatto più piacere è il cambio generazionale in corso perché adesso a sudare con la pala c’è il figlio di Aniello, Nicola, poco più di vent’anni. Ha una mano felice ed efficace che regala una pizza tradizionale, di personalità, ricca di gusto. La forza di questo locale parte proprio dalla scelta dei prodotti di alta qualità, non solo il rapporto con i presidi di Slow Food, ma anche con i produttori che stanno fuori dai soliti circuiti con i quali Aniello ha un rapporto antico e consolidato. A cominciare dai pomodori di Sabatino Abagnale.
La carta delle pizze è ampia, forse troppo come adesso è di moda un po’ ovunque. Una tendenza che funziona quando si ha una cultura da cuochi sull’abbinamento delle materie prime che non vengono messe sulla pizza a casaccio. In questo caso abbiamo anche una cultura di cucina, quella che affianca con alcuni piatti tradizionali (il ragù, i maccheroni di Re Ferdinando) la porposta delle pizze dei fritti.
E a proposito dei fritti dobbiamo dire che si parte in modo davvero efficace, a cominciare dalla mozzarella in carrozza preparata con fette di pane cafone rafferme, come vuole la buona tradizione casalinga delle mamme di una volta che sapevano già tutto sulla cucina di recupero.
Buoni l’arancino, con il riso non scotto, golosa la frittatina di pasta e da impazzire il crocchettone che è quasi un gattò.
Pizzeria Haccademia a Terzigno
Passiamo alle pizze. Perfettamente riuscita la marinara, che sta al pizzaiolo come l’esame di Anatomia sta a Medicina o di Diritto Privato a Giurisprudenza. Il pomodoro è perfetto, la pizza è scioglievole, umida e la pasta fa da tapi roulant al pomodoro. Buono anche l’aglio.
Anche la margherita è una esecuzione perfetta. La tecnica è tipica napoletana, ammaccamento e schiaffo, impasto diretto senza biga con un misto di farine Caputo e Vigevano. Lo stile tradizionale consente un perfetto equilibrio tra impasto, pomodoro, latticino e olio che si fondono in un sapore unico e non scisso mentre la biga ha l’aspetto negativo, a nostro giudizio, di esaltare troppo la componente panosa della pizza rispetto al resto. Non a caso è una tecnica ottima per chi fa il pane.
Proviamo la pizza “Haccademia” che è buona ma a cui manca a nostro giudizio una spinta che allunghi il sapore dei funghi e della carne assediato dal latticino che omologa sempre un po’. Forse un po’ di pecorino o un pizzico di conciato romano, chissà.
Non mancano le pizze particolari, quelle ottenute con i grani antichi per gli appassionati che, se sono poco adatte alla pizza napoletana, regalano comunque buoni prodotti da forno. Come in questo caso, una pizza molto centrata, con crema di cavolfiore, noci e limone in cui il vegetale e il panoso sono ben equilibrati, c’è la spinta acida e la croccantezza a palato. Buona.
CONCLUSIONI
La pizzeria Haccademia sta davvero a due passi dagli scavi di Pompei e se avete voglia di provarla dopo la visita archeologica non impiegate più di dieci minuti d’auto. Troverete una famiglia laboriosa al lavoro divisa tra forno, cucina e sala e una proposta efficace e di qualità. Buona la carta dei vini che però va completata con tutte le cantine del Vesuvio, il vino del territorio che oggi regala tante soddisfazioni agli appassionati.
Nicola Falanga sicuramente è un giovane destinato a farsi strada in questo mondo, provare per credere.
Pizzeria Haccademia Terzigno
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