La Pizzeria dell’Impossibile a Napoli, la devozione di Geppy Marotta e l’impegno di Fratelli La Bufala

Pubblicato in: Le pizzerie

Pizzeria dell’Impossibile a Napoli
via de Blasis, 10
Aperta solo a pranzo dal lunedì a sabato

Pizzeria dell’Impossibile - ragazzi e pizzaiolo Gennaro Gattimolo

di Emanuela Sorrentino

Smartphone spenti e mani in pasta: i sei ragazzi dell’associazione Scugnizzi che frequentano il laboratorio all’interno della Pizzeria dell’Impossibile lo sanno bene. Nelle ore di corso sono gli sguardi, i sorrisi e le parole che si scambiano tra loro, con gli educatori e con gli ospiti a dover vincere su telefonate e social network. Ed è così.

La loro non è una storia nuova, ma è un progetto in continua evoluzione che si arricchisce ogni giorno di un tassello in più e di momenti da raccontare e ricordare. Come la pizza/torta di compleanno per un anziano, assiduo ospite.

I minorenni dell’area penale provenienti dalla Campania – tra loro anche due maggiorenni – ammaccano e sfornano dalle 60 alle 90 pizze Margherita al giorno (dal lunedì al mercoledì a pranzo) per i bisognosi che si accomodano ai tavoli del locale al civico 10 di via de Blasis, a poca distanza da San Biagio dei Librai e dall’Archivio di Stato. Le porte della pizzeria si aprono alle 12 in punto, ma la fila inizia già da prima. Con enorme dignità, educazione e rispetto gli ospiti entrano, salutano, i ragazzi li accolgono con un fragoroso “benvenuti, prego sedetevi” e poi inizia il servizio.

Qui dieci anni fa inaugurò la pizzeria voluta dall’indimenticato Geppy Marotta, creatore della catena Fratelli La Bufala, che è dedicata – come il laboratorio – a San Giuda Taddeo, il santo delle “cause impossibili”, a cui l’imprenditore era molto devoto. Sulle pareti articoli di giornale, riconoscimenti ottenuti, slogan e tante foto.

Oggi è la moglie di Geppy, Lelia Castellano con le figlie e con Antonio Franco, responsabile dell’associazione Scugnizzi, che con il maestro pizzaiolo di Fratelli La Bufala, Gennaro Gattimolo portano avanti questo progetto.

 

Non manca il sostegno quotidiano di tanti imprenditori del settore che forniscono alla Pizzeria dell’Impossibile bevande, farina, latticini e pomodoro per le pizze. Non vogliono pubblicità i promotori, quasi sono restii a parlare. Ma si emozionano pensando alle storie dei giovani apprendisti pizzaioli di ieri e di oggi, li guardano con amore e speranza, hanno per loro tanti progetti e iniziative di cui parlano con amore e immenso trasporto.

Tra poco poi, al posto del forno a gas arriverà anche alla Pizzeria dell’Impossibile – come in tutti i locali di Fratelli La Bufala – quello a legna, realizzato in esclusiva per la catena di pizzerie, ecosostenibile, per tutelare l’ambiente e poi partirà un nuovo corso, quello di rosticceria.

Non solo nel cuore del centro storico: il giovedì e il venerdì la squadra della Pizzeria dell’Impossibile si sposta a Nisida dove poi nel pomeriggio le pizze vengono servire ai ragazzi del carcere minorile, come merenda.

«In duecento sono passati da qui, perché ogni corso dura tre mesi – ricorda Antonio Franco -. e siamo al ventottesimo. Solo durante la Pandemia ci siamo fermati, anzi non proprio perché poi le pizze le abbiamo consegnate fuori dal locale. Ogni ragazzo ha il suo trascorso fatto di crimini e pene, ma ha soprattutto ha i suoi sogni, quelli che nessuno potrà mai portare via. In molti – prosegue il responsabile – sono poi stati presi a lavorare nella catena Fratelli La Bufala e non possiamo che esserne felici. Il percorso non è semplice, è più pratico che teorico ma è anche una prova per se stessi, per stare con gli altri, socializzare e tornare a vivere nella società civile».

Non si conoscono tra loro i ragazzi prima del corso, ma familiarizzano subito. Lo si legge nei loro occhi vispi e curiosi. E poi c’è qualche ritorno, come quello del ventiseienne del quarto corso che dopo aver fatto altri lavori pochi mesi fa ha chiesto di poter tornare ad impastare e ammaccare pizze. E oggi è in squadra. Ha una famiglia, un figlio piccolo e tanta voglia di impegnarsi in un lavoro serio, dopo la nuova pratica alla Pizzeria dell’Impossibile dove tutto, però, diventa possibile con impegno e sacrificio.

 

16 febbraio 2016

Pizzeria dell’Impossibile
Via De Blasis 10
Napoli

di Tommaso Esposito

Lo sapete che la pizza napoletana serve anche a questo?
A creare cioè una rete di solidarietà tra giovani con disagio sociale per aprirgli le porte del futuro.
Visitate la Pizzeria dell’Impossibile in via De Blasis 10 nella zona dei Decumani, per intenderci una parallela di Via dei Tribunali, e ve ne renderete conto.

Qui vige e si pratica il motto Finché c’è Pizza c’è Speranza.

Un’impastatrice per impastare, cassetti per lievitare, un bancone per ammaccare, ogliare, pomodoro e fiordilatte per guarnire, pale per infornare nel fuoco del Vesuvio.
Poi c’è il maestro Gennaro Gattimolo che dà istruzioni e guida il gruppo di ragazzi, massimo sette per volta, che vogliono diventare fornai o pizzaioli da grandi.

Hanno tra i sedici e i 18 anni, provengono chi da Nisida, chi da Airola, chi dalle tante case famiglia che ospitano ragazzi che hanno sbagliato, commesso un errore. Scugnizzi, insomma.

E proprio così, Scugnizzi, si chiama l’Associazione onlus che gestisce questo luogo in collaborazione con il Centro Giustizia Minorile.

Il Comune di Napoli ha messo a disposizione i locali che tra l’altro a mezzogiorno si aprono per offrire, in una sorta di mensa popolare, i buoni pizza per chi ha fame.

Più o meno è come se fosse una Pizza Sospesa per chi vuole mangiare e non ha soldi.
Antonio Franco, il presidente di Scugnizzi, è entusiasta e così pure la criminologa Olga Migliaccio che stanno lì a sorvegliare che tutto il percorso di addestramento proceda nel modo migliore.

Per loro la palestra che fanno i ragazzi lavorando di gomito e di mani, impolverandosi con la farina, macchiandosi con il pomodoro e con l’olio è la più bella del mondo.
E, a dire il vero, i risultati nel piatto non sono male.

La pizza ha un buona faccia e il boccone non tradisce.
Non è a’ rota e carro, ma le dimensioni di una pizza popolare ce le ha tutte.
Così come ti aspetti e vorresti.

La più contenta di tutti da parte sua è Francesca Santoro, responsabile marketing dei Fratelli La Bufala finanziatori del progetto insieme ad altri sponsor campani.
Per lei il massimo dei risultati raggiunti è stato quello di trovare un lavoro vero a questi ragazzi presso le pizzerie della loro catena in tutta Italia.

Insomma finché c’è Pizza qui non c’è solo speranza, ma anche certezze.
Niente è impossibile nella Pizzeria dell’Impossibile


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