Piazza Garibaldi 126
Tel. 081.283448
Sempre aperto, dalle 12 alle 24
Costo: meno di 10€ per una margherita ed una bottiglia d’acqua piccola
Sito web: www.lacantinadeimille.com
di Andrea Docimo
Siamo agli albori di quella che forse è una nuova era.
I piccoli stanno crescendo, e presto anche per la vecchia guardia verrà l’ora di ceder loro il passo.
La nuova generazione della pizza 3.0 è alle porte.
Fin quando ciò non accadrà, però, continueremo a vederne (si legga “mangiarne”) delle belle (pizze).
Se ipotizzassimo di voler formare una squadra con queste giovani promesse della pizza, il fantasista sarebbe senza dubbio Carlo Sammarco.
Questo non solo perché possiede la classica fisionomia del 10, ma anche perché il suo estro, la sua fantasia e l’esuberanza tipiche della sua età ne fanno un pizzaiuolo capace di risolverti da solo una partita (un pranzo) con un colpo di genio (la pizza).
Lo stadio?
E’ presto detto: La Cantina dei Mille, in P.zza Garibaldi 126, a Napoli.
Ci sono stato circa dieci giorni fa, per una pizziata improvvisata con gli amici Rocco Andrisani ed Ezio Ponari (blogger di Io e Margherita) all’ora di pranzo.
Il locale è semplice, essenziale, non è uno di quei locali minimal-super-country-hipster-chic-blabla, ma sa accoglierti con un grande calore.
Carlo è un ragazzone sulle prime timido, ma che subito dopo sa rivelarsi un vero e proprio vulcano di idee e simpatia.
Si vede che studia tanto e bene: spinge sull’idratazione, crea e perfeziona i suoi blend di farine, padroneggia già bene i vari passaggi nella preparazione degli impasti, e sa soprattutto quando è il momento di fare uscire una pizza.
Per la prima pizza che abbiamo assaggiato, difatti, Carlo aveva intenzione di adoperare un panetto da 36 ore di lievitazione.
Tuttavia, dato il poco tempo passato dalla sua uscita dalla temperatura controllata, ha modificato i suoi piani in corso d’opera, adoperando un panetto da 24, che invece era pronto.
E’ stato così che mi sono innamorato della sua margherita, di quel cornicione morbido ed alveolato, del gustoso fiordilatte e di un pomodoro dolcissimo che col basilico si sposava alla perfezione.
Il boccone era leggero, e l’armonia dei sapori inscindibile.
Esecuzione davvero buona.
Da Rocco ho poi rubato un quarto di pizza fritta, ed anche in quella ho potuto constatare la bontà delle materie prime e le capacità “ammaccatorie” del giovanissimo pizzaiuolo resident.
Versione classica, astenersi gourmet di turno.
Qui c’è posto solo ed esclusivamente per il buono.
E l’untuosità era quasi impercettibile, chapeau.
Così, tra una chiacchiera e l’altra, un boccone goloso ed una risata, è passato il tempo necessario a far sì che fosse pronto anche il panetto da 36 ore.
Che fare? Tornare a casa con la consapevolezza di essersi persi un masterpiece, oppure dividersi una marinara che male certo non avrebbe fatto a nessuno dei nostri stomaci?
Vi dico solo che questi ultimi hanno scelto per noi.
Dopo qualche minuto eravamo già intenti a divorare il nostro pezzo di marinara, apprezzando la bontà di un pomodoro tirato a lucido, la ricchezza dell’olio evo e l’esplosione di profumo e gusto regalata dall’origano. Aglio presente nelle giuste dosi. Per non parlare dell’impasto scioglievolissimo.
Andate a provarla, poi fatemi sapere.
Con meno di 10 euro potrete assicurarvi una delle migliori pizze di Napoli, una bottiglina d’acqua, e la bella vitalità di questo ragazzo di cui sentiremo ancora parlare molto presto.
That’s for sure.
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