di Laura Guerra
Siamo al 10 di Diego Vitagliano, questo articolo programmato per raccontare un aspetto del suo lavoro, assume a poche ore dalla rapina che ha subìto, un significato preciso: dire con chiarezza e decisione da che parte stanno testata, il suo curatore e l’autrice del servizio.
Napoli è una città-mondo dove trovano spazio anche la violenza e la sopraffazione; noi operatori dell’informazione ogni volta che ci assumiamo la responsabilità della parola dichiariamo punto di vista e posizione: qui a fianco a chi investe e sogna, crea sviluppo e posti di lavoro e sorride al futuro. Troverete in questo articolo chiamati per nome tutti i ruoli della pizzeria, una scelta fatta, all’inizio, per rendere ai lettori la complessità di un locale che qui, come in altri casi, non è più solo pizzaiolo, fornaio e cameriere ma che, si carica di un altro significato: dare un nome e un cognome, volto e forza alle persone, quelle che lavorano.
Una pizzeria organizzata come un ristorante stellato; due forni che cuociono le pizze in arrivo da un organizzatissimo e funzionale banco dove si ammacca, stende, farcisce e condisce; allo sforno ecco il dettaglio che fa la differenza: due pass gestiti con attenzione e cura da Luigi Cozzolino e Cristian Greco.
Prima di raggiungere il tavolo ogni pizza, mentre rimane in caldo sotto la lampada ad infrarossi, viene alzata per controllare che non sia bruciata sia sotto e nel caso resta al banco e viene rifatta, e osservata sopra dove eventuali bolle bruciacchiate vengo tolte con le forbici e poi rifinita quando sono previsti ingredienti da aggiungere fuori forno.
Un’attenzione che nel caso della “Tonnina” mantiene intatti i profumi e la sapidità del tonno di Cetara, la croccantezza delle cipolline e la freschezza dei pomodorini.
O come per “La Guerra” dove la freschezza e la nota vegetale dei fiori di zucca e i profumi della salsa allo zenzero danno allo spicchio una completezza che allunga gusto e piacevolezza.
O semplicemente, nella Marinara Sbagliata, il giro di olio Ravece che esalta l’originalità d’insieme di pomodoro San Marzano, aglio orsino e confettura di pomodoro in un morso capace di unire le sapienze della tradizione e la voglia di contemporaneità.
Al pass, dunque molto avviene e determina il bollino qualità in estetica, gusto e digeribilità.
Ogni pizza completa e rappresenta in pieno il lavoro di una squadra affiatata e organizzata che conta al banco sul lavoro preciso di Antonio Scorza e Giuseppe Giaquinto; ai forni sull’attenzione e resistenza di Riccardo Velluso e Carmine Ventura: al pass bibite sulla competenza di Alessandro Spina, all’accoglienza c’è il sorriso di Antonia Panico, in sala il garbo puntuale del responsabile del servizio Antonio Salzano che coordina una squadra di 12 camerieri, e dall’occhio vigile del suo secondo Peppe Andreozzi, spalla anche della sommelier Manuela Chiarolanza.
Quest’ultima firma una carta dei vini decisamente campana, voluta, progettata e condivisa per esaltare i territori enoici delle 5 province e riservare un’affettuosa sezione alle etichette di qualità dei Campi Flegrei.
Una squadra competente e sorridente, diretta con mano sicura e discreta da Viviana Sebillo dedita al rapporto con il cliente per risolvere o accogliere qualsiasi sua richiesta o esigenza come ad esempio la carrozzina per i diversamente abili o il passeggino per i bambini disponibili per accomodarsi in sala.
Un gruppo con ruoli, funzioni e spazi di lavoro pensati con criterio e vissuti con serenità, capace di trasmettere la passione per il lavoro e l’ attenzione al dettaglio.
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