Pizzaiolo si mette in autoisolamento: arrivano la lettera di licenziamento e la fattura di 5000 euro per le spese di albergo che doveva pagare l’azienda. Rottura dopo 20 anni tra Antonio Tammaro e Assaje

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Antonio Tammaro al banco

Antonio Tammaro al banco

Pizzaiolo licenziato perchè si mette in autoisolamento! Coronavirus, ne usciremo più buoni? Andrà tutto bene?
A sentire questa storia non sembra proprio.
“In un mese ho perso tutto solo perchè mi sono comportato come hanno sempre detto di fare le autorità. Pago un atteggiamento responsabile e adesso mi ritrovo in mezzo alla strada a 52 anni con due figli, una moglie e due genitori anziani”.
Antonio Tammaro è un pizzaiolo molto ocnosciuto nell’ambiente del mondo pizza, stimato e rispettato per la sua lunga gavetta. Poche chiacchiere e tanto, tanto lavoro.
Aveva seguito i suoi datori di lavori nell’avventura del gruppo Assaje, due pèizzerie a Milano, due a Bergamo e una a Udine ed è proprio lì che è successo il patatrac
“Una cameriera veniva al lavoro ma da tre giorni stava male. Anche io avevo un po’ di raffreddore. Quando lei è risultata positiva al tampone, era l’8 marzo, ho deciso di seguire il protocollo dopo aver fatto l’ultimo giorni di lavoro. Sono andato in ospedale e aspettato lo’esito delle analisi. Per fortuna non avevo beccato il Covid ma le autorità sanitarie mi hanno intimiato di mettermi in autoisolamento”.
E allora?
“Il datore di lavoro voleva farmi dormire dove stavano gli altri ragazzi, ma io ho pensato che potesse essere pericoloso per me. Nè potevo tornare a Napoli dove ho due genitori anziani con il rischio di coinvolgere mia moglie e i miei figli. Ho fatto l’unica cosa che ritenevo giusto fare: restare in albergo, dove mi aveva sistemato l’azienda nella trasferta di Udine dove ero andato per mettere a punto alcune questioni tecniche così come ho sempre fatto”.
E dopo?
“Terminato  l’isolamento sono rientrato a Napoli. Il 31 ho ricevuto la lettera di licenziamento, poi mi è arrivata la fattura di 5000 euro dell’albergo in cui sono stati conteggiati anche le settimane in cui sono stato lì per lavoro”.
E adesso?
Sto lavorando con la Passione di Sofì che vuole introdurre anche i forni per le pizze (a gas ed elettrici). Poi vedremo. Ma più che la preoccupazione per il futuro, sul petto mi pesa l’amarezza per il trattamento ricevuto da una persona con cui ho lavorato 20 anni. Per lui ero solo un numero e sono stato trattato come un estraneo”.
Ultima domanda, ma il governo non ha bloccato i licenziamenti?
“Io ero a contratto Cococo, possono farlo”
Non ci sono parole. In bocca al lupo. Ti lascio con questa foto che scattamo in un bel momento a Milano lo scorso ottobre


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