di Tommaso Esposito
“Pizzeria con il forno a gas? Il futuro è questo. Vediamo come la pensa chi ha le mani in pasta”
Ecco, questa semplice battuta, quasi una boutade, lanciata da Mario Stingone, autorevole esponente napoletano di Slow Food, sulla sua bacheca di Facebook ha scatenato una vera e propria battaglia.
Da una parte i possibilisti, dall’altra gli integralisti, i puristi.
I primi si sono divisi a loro volta tra quelli che dicono “Sì comunque” e quelli che dicono “Sì se non è possibile avere il forno a legna”.
Si è sviluppato, insomma, un serio dibattito sul presente e sul futuro della Pizza Napoletana.
Sono intervenuti pizzaioli come Salvatore Santucci, che si è dichiarato favorevole alle sperimentazioni, e Francesco e Salvatore Salvo, che pur dichiarando fedeltà alla legna, hanno espresso apprezzamenti per il forno elettrico.
Giustino Catalano ha proposto un focus on alla cieca per capirci qualcosa.
Enzo Coccia, tirato in ballo, ha indirettamente contribuito con una sua riflessione inequivocabile. Lui la pizza ( focaccia) nel forno elettrico ventilato la fa casa per un brunch con amici e quando non ha a disposizione il forno a legna, anche in occasioni importanti, si presenta con la pizza fritta.
Insomma la questione è tutt’altro che chiusa.
Di sicuro continuerà il dibattito.
Ovviamente, è la mia opinione, senza prescindere da quello che ritengo sia il vero problema.
Cioè questo.
Ė in atto il tentativo di omologazione della Pizza Napoletana con le tante altre buone pizze fatte in Italia e nel mondo.
Si è tentato prima con le farine e ora con i forni.
Questo tentativo ha precise e comprensibili logiche di espansione del mercato e cerca testimonials autorevoli.
Non bisogna assolutamente perciò cadere nell’errore di una mera valutazione gastronomica le cui conclusioni siano del tipo: ” ‘Maddai il sapore è buono, i risultati sono egregi è la stessa cosa.”
No!
La pizza cotta nel forno a legna, e quindi la pizza napoletana, verace o Stg come la si voglia chiamare, la pizza cotta a gas e quella con l’elettrico sono tre prodotti diversi.
Detto e condiviso questo si potrà cominciare a parlare.
D’altra parte a Napoli ci sono sempre mille forni a legna che ardono e 20 a gas che bruciano.
E se in futuro il rapporto si invertirà, chi avrà l’insegna con su scritto: “Qui si fa la pizza napoletana nel forno a legna” avrà di certo un valore aggiunto.
E fuori la porta folle oceaniche.
O no?
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