Non c’erano classifiche di merito nel programma iniziale di Daniel Young. In una chat su Facebook nella quale erano coinvolti una quarantina di segnalatori campani coordinati da Maurizio Cortese, era abbastanza chiaro come si procedeva.
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Qui siamo nell’aprile 2015.
Un anno dopo la situazione precipita e l’editore impone un cambio passo per vendere meglio il libro.
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Qui siamo nell’aprile 2016
Del resto anche a Napoli abbiamo avuto un esempio concreto: un piccolo scherano, che fa lavori per pizzerie, ha fatto intendere che Daniel aveva mangiato una pizza in un locale nel quale fisicamente non era mai stato, tanto da costringerlo a una smentita secca su Facebook.
Ora ci sono tre considerazione da fare.
1-Sul piano della comunicazione, Daniel e l’editore hanno fatto benissimo a cambiare idea ed era stato sbagliato non pensarci prima.
2-Sul piano sostanziale, fare una classifica, e non una mera segnalazione, con la partecipazione di chi fa consulenze alle pizzerie, fatta salva l’onestà intellettuale di tutti, diventa oggettivamente imbarazzante da leggere e da sostenere anche se ci mettiamo nel’ottica che è un gioco. Ma gioco non è visti gli interessi economici che ruotano attorno a questo mondo.
3- Se io fossi stato al posto di Maurizio Cortese, lui stesso coordinatore e consulente, mi sarei arrabbiato moltissimo.
Parlare di poteri occulti o di invidie che avrebbero bloccato la presentazione non ha senso e significa nutrirsi di luoghi comuni senza approfondire le cose: semplicemente pizzaioli di Napoli città non hanno voluto partecipare a una cosa nella quale le regole erano state cambiate in corsa andando a Caiazzo.
Erano forse in obbligo di farlo?
Si potrà obiettare che era comunque una occasione promozionale unica. Vero, forse, ma c’è un piccolo dettaglio, piccolo piccolo piccolo piccolo:
La pizza napoletana ha anche bisogno di Daniel Young, ma, con tutto il rispetto e l’amicizia, è soprattutto Daniel Young che ha bisogno della pizza napoletana.
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