Contrada Marina Campagna, 5
Tel. 0974.973889
Sempre aperto da giugno a settembre, in primavera nei week end con prenotazione
Ferie: autunno-inverno
Vent’anni fa Vito Puglia aprì questo ritrovo tra gli olivi millenari della sua splendida proprietà che dalla Statale, poco prima di entrare nel paese, scende sino a toccare il mare dei pescatori di alici di Menaica. Da allora il paesaggio non è cambiato molto, la zona resta poco antropizzata e non è difficile trovare, anche d’estate, bellissime sorprese nelle ceste delle barche rientrate nel languido porticciolo, a cominciare dalle aragostine di Palinuro o qualche buon tonnacchio. Certo, rispetto agli anni ’80, anche le dimensioni del pescato iniziano a ridursi perché il mare non è una risorsa infinita, ma lo stacco rispetto ad altri tratti di costa è palpabile. Per conoscere le origini della rivoluzione enogastronomica campana ci sono sostanzialmente due locali, Don Alfonso a Sant’Agata e questo a Pisciotta: sono infatti i due filoni che partono dalle stessa filosofia sui prodotti e sul rapporto tra gastronomia e attività primaria per poi imbroccare da un lato la strada dell’alta ristorazione, dall’altro quello della trattoria aggiornata e moderna. Nello spazio circoscritto dal muro a secco l’atmosfera è slow e al tempo stesso soft, un po’ di musica di sottofondo, il padrone di casa ha trovato nuove motivazioni dopo essere stato il fondatore di Slow Food in Campania e punto di riferimento nazionale sui presidi insieme a Pietro Sardo. Una voglia di ripartire dalle origini dell’avventura del movimento, in quella pratica quotidiana molto importante che segna l’educazione alimentare e il consumo consapevole, come non avere Coca Cola, tanto per fare un piccolo esempio. La carta dei vini è ben orchestrata, con qualche proposta importante come il Montevetrano, ma costituita soprattutto dalle diverse espressioni autoctone dei territori italiani partendo ovviamente dalla Campania e dal Cilento sino al Caricante di Libera Terra. La materia prima è costituita soprattutto dal pesce azzurro, citiamo ovviamente il tortino di alici, il pesce bandiera in foglia di limone, il lacerto grigliato, oppure la tagliata di ricciola o di tonno, la parmigiana di melanzane o di zucchine. Citazione cilentana classica con i fusilli fatti a mano conditi con il ragù o il pomodorino fresco e citazione napoletana con il pacchero di Gragnano al Pomodoro san Marzano. Buoni gli spaghetti al pesto cilentano o quelli ammollicati ai frutti di mare. Infine una selezione di formaggi scelti di Vito e di salumi per chi ha solo voglia di bere una buona bottiglia spiluccando qualcosa. Il grasso della cucina è l’olio dell’olivo pisciottano, la cultivar del Cilento capace di segnare il paesaggio con le oltre 600.000 piante giganti tra il Gelbison, Ascea, Pisciotta, sino a Palinuro. Il locale è una sintesi della filosofia originaria di Slow Food ben declinata sul territorio e senza alcuna concessione commerciale in senso stretto: la serata entra rapidamente nella notte, Vito si siede al tavolo e si chiacchiera a lungo, magari tornando sui dolci tra i quali il must e la caprese. Pagherete sui 30 euro, vini esclusi ma con ricarichi molto intelligenti, cioé onesti.
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