Non facile raccogliere un testimone di tale prestigio, anche simbolico, come quello di Pio Cesare (Pio Cesare, Vigne di proprietà – Vini Barolo e Barbaresco – Cantina ad Alba) ma l’attitudine di Federica Rosy che eredita questa evidente passione dal ramo paterno non lascia dubbi sulla solidità di approccio su cui si basa l’azienda familiare e su cui continuerà ad evolversi. Federica rappresenta la V generazione insieme al cugino Cesare con occhio particolare anche alla comunicazione.
In quest’ottica, martedì 16 maggio presso il noto ristorante stellato Palazzo Petrucci a Napoli, Federica, affiancata dall’esperienza del settore promozione di Franco Alesso, ha condotto una panoramica piuttosto esaustiva sui vini più importanti dell’azienda: dai bianchi a diversi Barolo, per concludere con un ottimo Vermouth.
La cantina è ancora in paese, ad Alba, dalla fondazione nel 1881 ad opera di Pio Cesare e dove l’unica possibilità di espansione è stata quella di sfruttare i sotterranei (per ben 4 livelli) grazie anche al supporto del nonno paterno, ingegnere, in attesa dell’ampliamento già in programma.
Sono proprietari di circa 80Ha con vigneti in differenti posizioni collinari di cui rispettano le peculiarità per poi assemblarli al fine di ottenere l’equilibrio perfetto ispirandosi al metodo più classico per produrre Barolo e Barbaresco in zona a fine ‘800 oppure esaltandone i tratti unici con i cru. Biodiversità e sostenibilità definiscono la filosofia alla base delle pratiche adottate in vigna con controllo del meteo per la massimizzazione delle attività da svolgere nonché delle rese in sintonia con un team di fiducia ben strutturato.
In cantina si avvalgono del supporto dell’enologo Fenocchio e prevedono una sapiente combinazione di botti grandi e barrique con una linea la cui qualità si palesa sin dal primo assaggio: massima finezza, bevibilità e integrazione delle parti.
Dopo un benvenuto particolarmente goloso grazie agli assaggi tipici della cucina stellata guidata dallo chef Lino Scarallo si è partiti con un viaggio in eleganza a partire da 2 bianchi particolarmente rappresentativi della linea aziendale.
BLANC – LANCHE DOC SAUVIGNON 2022
Uve Sauvignon Blanc provenienti dal punto più alto della zona del Barbaresco (Bricco di Treiso) e da “Bosania” a circa 480 m s.l.m. per una freschezza dosata. Proprio da questa annata il vino affina in parte in barrique francesi di I e II passaggio rimanendo per pochi mesi sui lieviti. Una vera e propria “preview”, quindi, poiché sarà disponibile da giugno e che rispetta il profilo varietale tipico giocando in finezza tra vegetale ed esotico con lime, pompelmo, foglia di pomodoro e pietra focaia. L’affinamento parziale in legno e sui lieviti è tradito esclusivamente da un accenno di crema pasticcera al limone per un sorso che resta sottile e croccante, dal finale preciso.
Una produzione che inizia nel 2018 per il noto ristorante del posto ‘La Ciau del Tornavento’ ma visti i risultati decidono di inserirlo nel range aziendale con lavorazioni solo in acciaio fino, appunto, all’annata 2022.
Lo abbiniamo al coniglio arrosto con scampo, puntarelle, lampone salato, piselli e limone di mare: ricco ma non troppo a supporto di un vino fragrante e accogliente ma non strutturato.
PIODILEI – LANCHE DOC CHARDONNAY 2020
Tra i primi Chardonnay in purezza prodotti in Piemonte e in Italia in generale, è frutto della IV generazione rappresentata da Pio Boffa oggi frutto di uve provenienti dalla sottozona “Bricco di Treiso” come nel caso del Sauvignon, e quella “Mosconi”. Fermenta e affina in barrique francesi: un terzo nuove, un terzo di II e un terzo di III passaggio. I tratti sono quelli tipici della Borgogna: burro e limone candito per un bouquet composito arricchito da pepe bianco, soffi di macchia mediterranea, fumo e un vago tocco tropicale. Al palato è meno ricco ma grasso e vivace.
Lo abbiniamo a un piatto di adeguata struttura che mette tutti d’accordo: seppia all’amatriciana, spuma di patate e cipolla croccante.
BAROLO PIO – BAROLO DOCG 2019
Richiama il concetto di classicità: cuvée di Nebbiolo proveniente da 9 diversi vigneti selezionati in maniera non casuale e frutto di un’annata regolare. Dopo l’affinamento in acciaio a temperature moderatamente alte e macerazione di circa 30 giorni, affina in botti di rovere francese e di Slavonia per circa 30 mesi ed in piccola parte in barriques.
Invitante e arioso al naso che si presenta completo con note di frutti rossi croccanti, cenere, chiodi di garofano, legno di cedro, pepe rosa e tabacco fresco poi un tocco rinfrescante di radici di liquirizia. Succoso al palato con tannino di grande qualità perfettamente integrato. Importante il potenziale di invecchiamento ma pronto sin da subito.
A bicchiere vuoto continua il suo sviluppo offrendo ulteriori percezioni di marasca e cioccolato amaro.
Lo abbiniamo a un delizioso piatto di maccheroncelli, ragù di agnello, erbe aromatiche e pecorino. Bis, per favore!
BAROLO MOSCONI DOCG 2019
Le etichette frutto dell’interpretazione più tradizionale sono affiancate dai cru in quantità molto limitate con uve provenienti da singole MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) con caratteristiche uniche.
Quella di Mosconi, Monforte d’Alba, rappresenta una delle ultime acquisizioni con una produzione che parte dal 2015, regalo per i 60 anni del padre tristemente scomparso di recente, con tutte le sue complessità e potenza equilibrate dalla freschezza garantita dall’altitudine.
Dopo la fermentazione in acciaio con macerazione di circa 30 giorni, affina circa 30 mesi in botti di rovere e una piccola parte in barriques per i primi 12 mesi.
Al naso è più “scuro” nelle note, speziato prima che fruttato e serrato, suggerendo una maggiore attesa in bottiglia. Accenni di violetta selvatica e torrefazione arricchiscono un bouquet in evoluzione. Tannini serrati ma maturi ed equilibrati da una bella concentrazione che lasciano intendere il potenziale indiscusso di invecchiamento.
Godurioso l’abbinamento con i paccheri al ragù napoletano di 70 ore dello chef. Ogni commento è superfluo!
BAROLO ORNATO DOCG 2016
Dall’omonima sottozona a Serralunga d’Alba. Nasce nel 1985 come primo cru della famiglia per rappresentare tutta la struttura tannica e la forza di questo terroir. La 2016 è un’altra annata equilibrata e blasonata.
Dopo la fermentazione in acciaio a temperature abbastanza alte e macerazione di circa 30 giorni, affina in botti di rovere francese e di Slavonia per circa 30 mesi e, in piccola parte, in barrique.
Naso intenso e penetrante con note di frutti neri ben definiti come visciola e poi marasca, pepe nero, paprika abbrustolita, noce moscata e terziari sullo sfondo che richiamano il terriccio e le foglie bagnate. Al palato è goloso nonostante la struttura tannica per un vino di estrema definizione, dal grande potenziale ma perfettamente godibile con finale allungato dalla scia saporita. Grazie all’età è il più completo e il più ampio.
Il piatto in abbinamento è sobrio e riesce ad accompagnare senza cedere al protagonismo: guancia con sedano rapa e indivia.
Concludiamo in bellezza con il loro Vermouth di grande piacevolezza e perfetto equilibrio di cui conservano gelosamente gli appunto della ricetta di famiglia e che accostiamo al dessert: insalata riccia, biscuit e sorbetto all’arancia, caramello salato.
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