Quando mi soffermo ad osservare il lavoro di Raffaele Moccia nella sua vigna ad Agnano penso divertita che lui sia l’Avatar dei Campi Flegrei. Proprio così, mi fa pensare ad un essere arrivato da un altro pianeta che sente forte la missione di ristabilire un equilibrio ambientale in questa zona periferica di Napoli, devastata dalla cementificazione selvaggia. L’Avatar sembra non conoscere il male, il suo volto è sempre sereno e sorridente, specie se si aggira tra le vigne. A volte immagino che di nascosto si infili attraverso quel buco delle mura borboniche, volutamente mai chiuso, che divide il suo vigneto dal parco degli Astroni, luogo incantato dove la natura vive in libertà la sua straordinaria bellezza.
Avvolto dal silenzio del bosco, si tinge di blu come l’Avatar del fiim di James Cameron e spicca il volo per ricaricarsi di energia positiva che gli consenta poi di gestire gli elementi della natura, terra, fuoco, aria, acqua, per contrastare la guerra del male di questi tempi, il cemento e l’ignavia che hanno reso invivibile il territorio intorno al cratere di Agnano. Già, perché Agnano è costruita intorno al cratere di uno dei più di 40 vulcani dei Campi Flegrei che il cemento ha ingoiato tanto da non riconoscerne le forme.
Durante il volo nel parco degli Astroni, in questa dimensione ormai quasi fiabesca, recupera i suoi pieni poteri che gli consentono di mantenere in vita la sua bellissima vigna a suon di zappa. Amore profondo per il territorio e per la vite rendono straordinari i suoi piedirosso e falanghina, oltre ogni immaginazione. Il tempo è per loro un generoso alleato, come riscontro pienamente stappando il piedirosso 2006 fino all’emozione. Quando mi siedo ad un tavolo una delle prime cose che mi ripeto è che devo bere poco altrimenti mi gira la testa. Questa volta non ci sono proprio riuscita. I poteri dell’Avatar hanno sconfitto la ragione e mi hanno anche permesso di tornare a casa dopo aver bevuto più bicchieri di questo vino dell’emozione. E’ profondo ed avvolgente sia al naso che al palato, vuole tempo per raccontarsi, ma poi la sua storia di gioia e sofferenza emerge con chiarezza. E’ pieno nei profumi di geranio, cenere, pepe nero e macchia mediterranea. E’ sottile al palato e rilascia tutta l’energia e la profondità del suo Avatar nella spinta della freschezza integra e delle note saline sulle quali si allunga con leggerezza. Speriamo che ancora per lungo tempo Raffaele rimanga avvolto nella sua dimensione sovrannaturale in quel piccolo vigneto ai bordi del cratere, senza avere consapevolezza che il suo vino è molto più di quanto lui riesca a percepire e che costi troppo poco per quello che riesce a dare – vale molto, ma molto di più.
Agnanum è in Via Vicinale abbandonata agli Astroni ,3, Napoli. www.agnanum.it – info@agnanum.it Ettari: 4. Enologo: Gianluca Tommaselli. Vitigni: Falanghina e Piedirosso e pochi ceppi di altre varietà.
Questa scheda è di Marina Alaimo
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