Uve: piedirosso
Fermentazione e maturazione: acciaio
Fascia di prezzo: 8 euro circa
E’ una mania. E’ chiaro ormai che il rosato crea dipendenza. Pur provando ad esonerare il palato, scopri in frigo una bottiglia di Piedirosa de La Sibilla e che fai? Ovviamente la stappi e la bevi. Quest’anno, andando a trovare la famiglia di Meo, con la mente volta a un’atmosfera di familiarità, quasi fosse un ritorno a casa, abbiamo incontrato Vincenzo Di Meo. Ci accoglie con uno splendido sorriso e una tranquillità di chi in questo mestiere ci è cresciuto, per studi e atavico retaggio familiare.
Vincenzo è enologo. Laureatosi ha viaggiato per fare esperienza in giro per il mondo, dalla nostra Toscana fin giù in Argentina passando per gli Stati Uniti. Nei campi flegrei la famiglia, da ormai 6 generazioni si occupa di vino, oggi azienda agricola di 9,5 ettari. Non nasce quindi per caso il suo interesse che qui è nell’aria e nel sangue. Ci accompagna attraverso le vigne imbastendo una chiacchiera acuta e divertente ed al contempo ricca di spunti sulla sua idea di viticoltura. Intanto, l’immagine costante delle nostre visite si offre matematica anche quest’anno, ma in fondo non ci aspettavamo nulla di diverso: un uomo instancabile al trattore solca quei terreni vulcanici. E’ il papà Luigi Di Meo. Ci saluta rapidamente e poi via verso il lavoro perché la vigna non aspetta formalità; di solito queste cose le sbriga Restituta Somma, la moglie di Luigi, che purtroppo oggi non c’è, indaffarata con tutta la parte burocratica dell’azienda di cui si occupa.
Siamo ad un’altezza compresa tra i 50 e i 350 metri sul livello del mare. Interessante il recupero di alcuni vitigni del territorio: oltre all’aglianichella, olivella e marsigliese, proprio con Vincenzo cominciano gli studi sulla verdeca o localmente detta pisciarella. Ci affascina la prova di un macerato non filtrato: il Domus Giulii. I grappoli di uve falanghina, posti nei tini sono lasciati macerare per circa 5 mesi. Bottiglia ancora in divenire è al suo secondo anno. Modesta la produzione che sfiora appena le 600 bottiglie. Ne apprezziamo certamente la storia ed il lavoro custodito in questo bicchiere. “Io leggo il territorio attraverso gli occhi di mio padre e di mio nonno” dice Vincenzo” volgendo intanto lo sguardo al domani”. Ci colpisce la dicotomia tra la voglia di recupero delle tradizioni e l’apertura verso nuovi orizzonti e sperimentazioni in cui, l’intraprendenza caratteriale e l’età, trovano grande slancio.
E’ puntare sul sicuro quando si parla dei vini de La Sibilla data la costante qualità e omogeneità della produzione. Da sempre i bianchi si esprimono con energia e tipicità. Quest’anno riscontriamo poi una maggiore eleganza sul piedirosso che certamente apprezziamo. La scelta è quella del Pedirosa 2010 Campania IGT. Ci piace il colore luminoso e vivace. Il naso è ampio, fresco di note mediterranee, arricchito da un po’ di frutta e fiori con una chiara percezione minerale che lo completa nella sua territorialità. La bocca si esprime ancora meglio del naso in un tam tam di freschezza, struttura, vera materia e personalità. Buon tenore alcolico ben bilanciato dall’acidità. Ancora sfumature minerali. Termina con una sapidità molto spinta e si congeda abbastanza lungo e leggermente ammandorlato.
Ancora un’occhiata in giro per fissare nella mente ciò che in fondo non si può vedere: l’atmosfera della cantina; pronti per la prossima visita siamo certi di ritrovarla qui, un po’ come l’immagine di Luigi al trattore, rassicurante ed attesa.
Sara Marte
Sede in via Ottaviano Augusto, 19 in Bacoli. Tel 081 8688778. Sito : www.sibillavini.it Enologo: Vincenzo Di Meo con la collaborazione di Roberto Cipresso. Bottiglie prodotte: 70.000. Ettari vitati: 9,5. Uve: Piedirosso, aglianichella, olivella, marsigliese, falanghina.
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