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di Iranna De Meo
Due giornate dedicate alla scoperta delle cantine del Vulture. L’iniziativa “ Le piccole vigne del Vulture” ha visto protagoniste le aziende vitivinicole di nicchia (Camerlengo, Carbone, Colli Cerentino, Eleano, Eubea, Grifalco, Michele LaLuce, Macarico, Musto-Carmelitano) è stata organizzata da Luciano Pignataro, responsabile vino di Slow food per la Basilicata, Campania e Calabria e autore di un blog (www.lucianopifgnataro.it) tra i più cliccati d’Italia e Mauro Erro, blogger appassionato di vino e titolare dell’Enoteca DiVinoinvigna a Napoli, con la collaborazione di Slow food, dell’amministrazione comunale di Melfi, dell’Accademia lucana della Gastronomia e dell’istituto alberghiero. Un tour enologico aperto alla stampa specializzata, agli operatori del settore e appassionati che hanno potuto conoscere e degustare vini di nicchia.
“I vini che rincorro attraverso l’Italia sono, dunque, eccezioni alla melanconica regola: vini tra i pochi, tra gli ultimi, che non siano soltanto nomi e niente di più”. È questa la filosofia che ha spinto Mauro Erro a ideare questo format. Tra visite guidate per la città (al castello federiciano, alla cattedrale e per le vie del centro storico) e degustazioni a tema, gli ospiti hanno potuto apprezzare un borgo ricco di storia e di prelibatezze enogastronomiche. A deliziare i palati nella cena della prima serata è stato Luigi Pacella, chef della Grotta azzurra. I piatti sono stati presentati a tavola da Antonio Dipietro iniziando con tortino di farro, carpaccio di carciofi e pecorino, orecchiette baccalà e peperoni cruschi, filetto di maialino in salsa di Aglianico, composta di frutta e per finire una deliziosa mousse di fragole con marroni glacè, dal gusto delicato e fresco. Il tutto accompagnato dalle diverse etichette di sua maestà l’Aglianico.
A ospitare l’evento, sabato mattina, la cantina Carbone di Melfi, giovane realtà produttiva che conta solo due annate d’esperienza, anche se l’impianto dei vigneti risale agli inizi degli anni Settanta. Alla guida Sara e Luca. Suggestiva la location, tra luci soffuse, ambiente fresco (temperatura naturale 12gradi) e stanze che lasciano spazio alla meditazione. <<Scavata nel tufo è interessante anche da un punto di vista geologico – ha detto l’intraprendete Sara. Situata sotto il manto stradale in centro a Melfi, sulle pareti sono visibili le stratificazioni delle eruzioni vulcaniche nel tempo. Sono ben visibili strati di cenere che si riconoscono da colore più scuro. In tutta l’area del Vulture sono presenti formazioni tufacee che hanno caratteristiche e colori simili. Una particolarità di questa cantina sta nel soffitto del corpo principale. Anche in questo caso è chiara l’origine vulcanica, ma il colore cambia notevolmente dai toni del rosso/ marroncino si passa ai riflessi azzurrognoli. Gran parte del centro storico di Melfi sorge su questa stratificazione che risale ad una fase effusiva del Vulcano. La lava solidificatasi in questa zona è ricca di un minerale raro in natura in questa concentrazione: l’Hauyna, che si presenta in cristalli ottaedrici di colore azzurrognolo. Data l’eccezionalità della roccia geologicamente essa è nota come Hauynofiro di Melfi. Nella cantina sono presenti una serie di archi in pietra, strutture erette nei secoli per ragioni di sostegno agli scavi. E’ ben visibile la differente età degli archi viste le diverse tecniche costruttive e i materiali utilizzati. Nella parte più interna della cantina si ritrovano caratteristiche costruttive analoghe a quelle delle mura di Melfi>>. Ognuno ha potuto degustare i vini delle nove aziende e scambiare due chiacchiere con i produttori. << Per le piccole vigne del Vulture è stata una preziosa occasione di aggregazione e visibilità – ha continuato Sara. Il successo si deve anche al lavoro di squadra fatto non solo dalla cantine presenti, ma anche alla collaborazione di tutte le risorse del territorio. Un grazie a Slow food e soprattutto speriamo sia l’inizio di un modo diverso di comunicare, una comunicazione che coinvolge il territorio ed è fatta di momenti di approfondimento che dà stimoli interessanti a tutti>>. <<Abbiamo voluto far mettere in mostra i piccoli produttori, frali conoscere e creare anche tra loro dialogo – ha spiegato Mauro Erro. Questa è un’occasione di confronto tra esperienze produttive diverse, dove c’è la possibilità di dialogare e veicolare il prodotto fuori regione>>. L’assessore alla Cultura della cittadina normanna, Pina Carbone, ha parlato dell’importanza di iniziative di questo genere per promuovere il territorio e farlo conoscere a un numero ristretto di persone, alla stampa specializzata e ai produttori.
“E’ una bella vetrina per presentare il patrimonio storico, culturale, le eccellenze enologiche e le bontà dei prodotti del territorio – ha commentato Daniele Scapicchio, responsabile dell’Associazione italiana sommelier (Ais) Vulture. Anche i prodotti di entrata sono su fasce medio-alte. Questo significa che si è lavorato molto sulla qualità. Negli ultimi anni, infatti, c’è stata una crescita in maniera incredibile. E’stata l’occasione anche per conoscere le ultime etichette e incontrare i protagonisti del vino”. Gianpaolo Necco, segretario dell’Arga (associazione regionale giornalisti agroalimentari) Campania, Basilicata e Calabria ha invitato a visitare le meraviglie del Vulture, assaporare il silenzio e gustarsi sorsi divini. Il pranzo, preparato dallo chef Franco Rizzuti dell’Osteria Marconi di Potenza è stato servito nell’ex ospedale San Giovanni. Spazio alla creatività di Rizzuti, alla sua cucina innovativa e ai sapori genuini del territorio. Rizzuti ha proposto un’insalatina di erbe spontanee del Vulture come asparagi selvatici e lampascioni, l’“acquasale” con cime di rape, con l’uovo di gallina e chips di Senise, candele spezzate con soffritto di agnello all’alloro e caciocavallo podolico, coscio di agnello consalsa di canestrato di Moliterno e liquirizia, selezione di formaggi e spuma di ricotta con le crostole, meglio conosciute come chiacchiere. Assenti giustificati Fucci e Basilisco che erano a Roma per la consegna dei Tre bicchieri.
Due battute con Luciano Pignataro
Cos’ è Piccole Vigne?
Piccole vigne – ha detto Pignataro – è un progetto immateriale con Mauro Erro per far conoscere le piccole realtà vitivinicole. Questa del Vulture è una zona di eccellenza. Il format prevede una degustazione aperta a operatori, giornalisti e appassionati
Cosa pensi dell’Aglianico?
L’Aglianico è un vino rosso di lunga tradizione, ma non ancora pienamente conosciuto. Il problema è relativo alla promozione e alla crescita. La promozione deve essere fatta con grande serietà in vigna, nella gestione della terra e con un’agricoltura sana. Il secondo elemento è relativo al gusto, tra quello che si dice e quello che si fa. Non bisogna avere paura nel dire la verità. Il Vulture sicuramente ha grandi potenzialità e le degustazioni dimostrano una qualità che fuori discussione. Ogni produttore esprime una personalità di stile e di grafica. Bisogna avere più fiducia nell’agricoltura e non si può pensare che il legno sia la bacchetta magica, ma solo uno strumento che aiuta l’agricoltura e la viticultura. Agli inizi degli anni 2000 c’è stato il rischio che la barrique diventasse elemento fondamentale per fare un buon vino. La realtà è che la barrique è come un telefono, dipende da quello che si dice.
Quasi tutte le foto sono di Monica Piscitelli, le altre, indicate, di Mauro Erro, Roberto Giuliani e Antonella Petitti
Qui il precedente slide show sulle Piccole Vigne a Melfi curato da Giovanni Gagliardi
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