Un momento celebrativo suggerito dalla concomitanza di avvenimenti importanti: l’eccezionale posizionamento nella classifica dei migliori vini al mondo per la celebre rivista americana Wine Spectator a dieci anni dalla scomparsa di Antonio Mastroberardino – pezzo di storia della viticoltura irpina, e italiana insieme a pochi altri illustri nomi – che ha portato il comune di Taurasi ad intitolargli una piazza. “Purchè non arrechi disagio ai cittadini” dichiara il figlio, il prof. Piero Mastroberardino, nel rispetto del padre che mai avrebbe voluto arrecare fastidio (costringendoli a pratiche burocratiche per il cambio di residenza). Così è stato e in coda ai festeggiamenti per i 30 anni della DOCG del 1992, quando esistevano solo 2 aziende che producevano Taurasi (Mastroberardino Azienda Vinicola – Mastroberardino e Struzziero).
Dunque, venerdì 19 gennaio, presso il Castello Marchionale di Taurasi, sono stati ripercorsi 300 anni di storia grazie ai documenti originali estrapolati ed ormai esposti al MIMA, il Museo d’Impresa Mastroberardino di Atripalda (incluso tra i percorsi di visita in cantina per chiunque fosse interessato), dopo l’introduzione del prefetto di Avellino Paola Spena, il sindaco di Taurasi Antonio Tranfaglia e gli interventi dell’assessore Regionale all’agricoltura Nicola Caputo e di Antonio Limone, Direttore generale Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.
Un percorso che ha ricordato le peripezie e gli sforzi legati ad un lavoro svolto sul territorio, per il territorio. Dagli investimenti e riconoscimenti tra ‘700 e ‘800 alle difficoltà del dopoguerra nel recuperare faticosamente quella che, agli inizi del ‘900, era un’attività fiorente. Dal salvataggio di vitigni autoctoni che molti pensavano di espiantare a favore di uve “alla moda” alla perdita del carico diretto a Buenos Aires oggetto del dirottamento a Fiume da parte di legionari di D’annunzio; dopo 6 mesi di ricerche in Sud America si risolse pagando il 25% del valore del prodotto rubato.
Un percorso rilanciato in compagnia dei cugini di Piero, Michele e Daniela Mastroberardino, i cui genitori hanno fatto un pezzo di storia insieme e che, a loro volta, si distinguono con cariche nazionali e riconoscimenti importanti.
Ha commosso il video con le parole dello stesso Antonio Mastroberardino che, in pochi minuti, con la sua pacata fermezza riportava a rigore, professionalità e centralità del territorio.
Con la moderazione di Luciano Pignataro, il quale sottolinea l’importanza di “coltivare la storia per costruire il futuro”, e dopo l’inaugurazione della piazza, si è tenuta una significativa degustazione raccogliendo il prezioso contributo di Daniele Cernilli, prestigiosa firma dell’Italia del vino e del Presidente AIS Campania Tommaso Luongo. Un percorso di degustazione che ha visto susseguirsi tre note etichette dell’azienda testimoni delle fasi storiche attraverso le quali il Taurasi si è sviluppato. Non solo, dimostra l’inequivocabile spettro di interpretazioni che un territorio può offrire.
Dal classico dei classici, il Taurasi Riserva etichetta bianca che nasce nel 1986 al Naturalis Historia che alla fine degli anni ’90 si affianca al predecessore con differenti e acuiti calore e maturità di frutto; fino all’ultimo nato: Stilema che si proietta nel futuro con agilità di beva mai cedendo a qualsivoglia piacioneria.
RADICI TAURASI DOCG RISERVA 2016 – V posto della Top100 di Wine Spectator
(dal vigneto di Montemarano oltre i 500 m s.l.m., lunga macerazione, 30 mesi in barrique francesi e botti di rovere di Slavonia, almeno 40 mesi in bottiglia)
Denso e profondo alla vista si presta al gioco delle olfazioni in continua evoluzione: frutti di bosco, incenso netto, pepe nero, legno bruciato, chiodi di garofano e noce moscata poi mandorla amara, paprika e pot-pourri.
Il sorso è asciutto e fresco, lungo e compatto. Straordinario.
NATURALIS HISTORIA TAURASI DOCG RISERVA 2016
(vigneto di oltre 50 anni a Mirabella Eclano a minor altitudine del precedente, lunga macerazione, 24 mesi in barrique di rovere francese, almeno 30 mesi in bottiglia).
Già più scarico alla vista, si fa accogliente con le note di frutto rosso maturo, le spezie dolci che lasciano poi spazio a radici e terriccio bagnato. Meno complesso ma vellutato, già pronto per una bevuta goduriosa.
STILEMA TAURASI DOCG RISERVA 2016
(da piccoli appezzamenti: Pietradefusi, Montemarano, Paternopoli e Mirabella Eclano con diversi tratti e altitudini. Breve macerazione; circa 24 mesi in legno di rovere di Slavonia di circa 50 ettolitri e barriques di rovere francese non di primo passaggio; almeno 30 mesi in bottiglia).
Le trasparenze cromatiche annunciano un carattere scorrevole ma non per questo meno stratificato. I toni animali e rustici al naso si mescolano a note casearie e sentori di lavagna, fumo, frutti neri e rossi al contempo, violetta. Infine il tocco quasi vegetale che richiama un progetto di snellezza.
Godibile nonostante il potenziale di invecchiamento con un equilibrio da manuale e un tannino di ottima fattura.
Un Taurasi contemporaneo, si commenta in sala; direi austero quanto basta per non tradire la classicità che la denominazione richiama ma proiettato verso bevute di altra sagomatura.
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