Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Spesso penso a come sia stato più comodo essere stati giovani per la nostra generazione. Sembrano anni duri, il decennio ’70. Eppure è stato dolce, si sognava, si leggeva, si stava insieme in modo libero come mai è stato possibile in Italia, e c’era una rete protettiva che andava ben oltre la famiglia: i partiti, le parrocchie, le associazioni, i gruppi. Ognuno di noi era naturalmente in una rete (reale non virtuale) e il pronome più diffuso era noi, non io.
Anche chi è morto violento è stato ricordato e lo è tutt’ora da canzoni, lapidi, poesie. Non è morto per lui, è morto per noi.
Passando i decenni mi sono reso della difficoltà di capire l’io.
Può sembrare strano, ma ancora oggi non riesco a immaginare me stesso solo, a prescindere.
Invece è proprio questa la prospettiva reale e quotidiana nella quale vive la maggioranza dei ragazzi oggi. Ecco perché, di fronte allo sciogliersi di tutto, è restata, e meno male, ancora la famiglia.
Ma soprattutto: noi abbiamo il vantaggio, sempre, di pensare che qualcosa può essere rovesciata. La nostra ampolla generazionale vive così un allegro relativismo che chi ci ha preceduto e soprattutto chi ci segue non ha. La nostra superiorità e la nostra debolezza, l’insulto più grave era ” ti sei ben adeguato”, prima e dopo di noi complimento.
Ci penso in questo mio rapporto difficile con chi ha meno anni di me, io che sono sempre stato con i più “grandi” sin da piccolo. Anzittuto perché questo passaggio dal noi all’io l’ho colto tardi, quando già si era consumato nel reale. Poi perché il noi ti fa sempre vedere il bicchiere mezzo pieno mentre l’io te lo prospetta sempre mezzo vuoto.
Noi ce la faremo! Io ce la farò?
Mi pongo il problema del passaggio del testimone, avrei voglia di viaggiare nelle atmosfere di Battiato e vivere momenti mai vissuti. Ma invece il tempo è sempre più piccolo, conosco il mio destino.
Bisogna puntare su chi ha studiato e vive con rigore. Su chi ascolta invece di parlare. Solo chi sa riesce a misurarsi la palla, è la cultura il vero differenziale. Quanti libri hai letto? Sai ascoltare chi ha visto più lune di te, viso pallido?
Il passaggio di testimone implica gioia e amarezza. E la riconoscenza non è la moneta vera, bensì se quello che pensi ora viene pronunciato dalle labbra di chi viene dopo di te.
Non so se sarò così bravo. No, non lo so.
Bevo il Phasis 2009 di una grande giovane: Sergio Pappalardo.
Non è buono per il terreno, o per l’escursione termica, o perchè è un grande vitigno. E’ buono perché è pensato da un giovane di cultura.
Compratelo e bevetelo. Niente altro.
Sede a Sant’Angelo a Fasanella (Cilento). Corso Apollo XI 44
www.tenutedelfasanella.it
Enologo: Sergio Pappalardo
Bottiglie prodotte: 12.000
Ettari: 9
Vitigni: primitivo, aglianicone, fiano
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