![Manuela Piancastelli e Peppe Mancini](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2016/10/Manuela-Piancastelli-e-Peppe-Mancini-e1477848719130.jpg)
di Manuela Piancastelli
Quest’anno Terre del Principe non partecipa al Vinitaly e vogliamo spiegare, agli amici che non ci troveranno come di consueto, il perché.
Da un anno a questa parte ci stiamo interrogando sulla comunicazione del vino, attraverso quali mezzi debba passare, quale idea forte debba supportarla.
I social, gli eventi, il presenzialismo servono ancora? Servono a un’azienda che voglia raccontare la sua unicità, la sua specificità, le vite che sono dietro una bottiglia? Sono questioni non banali, a volte filosofiche che si scontrano con un problema altrettanto reale nella sua praticità: tutto questo aiuta a vendere? Perché alla fine, possiamo girarci intorno quanto ci pare, ma in un’azienda vera la comunicazione deve servire soprattutto a questo.
Negli ultimi due-tre anni il Vinitaly ci è sembrato un evento rituale e ripetitivo, che ha perso smalto (sono molte le aziende che gli preferiscono eventi come il Fuori Vinitaly) e che, nel mettere insieme migliaia di vini, di vignaioli e di eventi, alla fine diventa un grande magma nel quale si perde identità, confusi nel mare nostrum del vino. E’ una rincorsa alla novità, all’assaggio più estremo, alla curiosità, alla degustazione rapida e accaldata del vino premiato, un mettersi in fila laddove non puoi entrare senza prenotazione (come per i grandi dell’amarone o del barolo).
Si assiste a un vero e proprio assalto di un pubblico generalista che – uscito dalla fiera – quasi mai poi compra una bottiglia in enoteca, che entra con i pass di parenti e amici, e irrita e confonde quelli che per noi sono i veri interlocutori del Vinitaly: gli importatori e i distributori che non a caso vanno sempre più spesso al ProWein di Dusseldorf .
In un mondo che si agita e che scalpita per apparire, di cui i social rappresentano il massimo di “liquidità mediatica”, Peppe ed io stiamo vivendo invece un processo inverso: andare alla sostanza, focalizzarci sulle cose importanti, limitare al massimo le iniziative che danno scarso risultato.
Per questo abbiamo fatto negli ultimi anni scelte in controtendenza di decrescita felice: riduzione della produzione con l’eliminazione di due referenze (Fontanavigna e Castello delle femmine) puntando solo ai vini più importanti, più difficili, che a nostro avviso meglio raccontano il territorio, trasferimento nella piccola, preziosa cantina storica nel cuore di Castel Campagnano.
E nel 2018 non invieremo vini alle guide perché abbiamo deciso di dialogare direttamente con i nostri clienti, con voi insomma che ci state leggendo, uscendo dalla logica dilagante dell’esserci per esserci. Sono state e sono scelte ardite, non sappiamo neanche se davvero quelle giuste, in ogni caso siamo consapevoli di quanto siano difficili da proporre in un mondo veloce e distratto fatto di classifiche, selfie e like.
Noi, al contrario, vogliamo darci il tempo di capire. Il 2018 lo consideriamo in tal senso un anno sabatico quindi abbiamo deciso di rinunciare a manifestazioni cui avevamo sempre partecipato, come il Vinitaly, per concentrarci su piccoli eventi stimolanti, come ad esempio quelli organizzati a maggio dalla Federazione italiana Vignaioli indipendenti, a Cinecittà e a Londra. Speriamo che sia la scelta giusta, intanto – consideratela un work in progress – volevamo raccontarvela.
Buon Vinitaly a chi ci sarà!
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