TENUTA SAN FRANCESCO
Uve: Falanghina 65%, Ginestra 30%, Pepella 5%
Fascia di prezzo: 10-12 Euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
La Costiera Amalfitana, oltre che ambita meta turistica, negli ultimi anni è diventata sempre più famosa per la produzione di vini di qualità. In particolare la sottozona di Tramonti – che è uno splendido borgo arroccato sulle montagne, suddiviso in tredici frazioni – si differenzia dalle altre due, cioè Furore e Ravello, per la sua impennata altimetrica e perché si trova più internamente, pur gravitando in linea d’aria a ridosso del mare.
Col vantaggio, quindi, che qui si producono vini, soprattutto quelli bianchi, che possono godere di profumi fini ed eleganti per le sensibili escursioni termiche e di una spiccata acidità. Il terreno è composto di roccia calcareo-dolomitica, misto a lapilli, cenere e pomice provenienti dalle passate eruzioni del vicino Vesuvio. Ecco il motivo della spiccata acidità e la mineralità che contraddistinguono i vini prodotti in questa zona, anche quelli rossi. In più, la vicinanza al mare regala sentori sapidi e iodati. Inoltre, una costante brezza elimina la muffa e asciuga l’acqua dai grappoli e li mantiene sani e puliti.
Nell’intero territorio amalfitano, poi, insistono due prerogative prettamente locali: esiste una presenza diffusa di vigneti storici ultracentenari ancora a piedefranco e un’elevata varietà di vitigni autoctoni che attecchiscono soltanto qui. Camminare tra le vigne di Tramonti è come attraversare un museo a cielo aperto, con questi ceppi secolari allevati con il tradizionale sistema a raggiera, che appaiono come vere e proprie sculture viventi e che rappresentano una rarità eno-botanica a livello mondiale. E’ un’emozione unica ed indescrivibile, che bisognerebbe sperimentare di persona, per capirne il significato.
Inoltre, i grappoli d’uva pendono dall’alto come le stalattiti in una grotta carsica e si protendono in basso verso gli ortaggi sottostanti, che formano idealmente delle stalagmiti. Uno spettacolo meraviglioso! Anche se, purtroppo, bisogna ricordare che ultimamente parecchi contadini hanno abbandonato o addirittura hanno estirpato queste piante, dedicandosi a un lavoro meno faticoso. La Tenuta San Francesco, invece, si è proposta l’impegno di recuperare alcune di queste vigne prendendole in affitto o acquistandole. L’obiettivo da perseguire, molto lodevole, è quello di cercare di salvaguardare e tutelare questo immenso patrimonio umano e genetico.
Questa azienda, sorta nel 2004, è un sodalizio formato da tre storiche famiglie del luogo: Bove, D’Avino e Giordano, che attualmente possono contare su circa dieci ettari vitati, di cui sette in affitto. Tutti i vigneti, ad alta densità di impianto, sono situati tra i 300 ed i 500 metri d’altezza su terrazzamenti in forte pendenza e con esposizioni panoramiche uniche.
Particolare attenzione viene prestata alle tecniche di conservazione e tutela dell’ambiente, aderendo ai piani regionali per la riduzione dei fitofarmaci. La cantina è situata in una storica masseria del ‘700 di proprietà della famiglia D’Avino, recentemente restaurata.
Al piano superiore sono state ricavate anche tre camere per un piccolo B&B. Le etichette delle bottiglie sono state disegnate dal famoso pittore Mario Carotenuto. La produzione, curata dal bravo enologo Carmine Valentino, prevede sei tipologie di vini tra bianchi, rossi e un rosato.
Tra questi mi ha particolarmente colpito il Costa d’Amalfi bianco doc riserva PerEva del 2009, millesimo lanciato da pochi giorni sul mercato, dopo il dovuto affinamento. Il nome di questa bottiglia è stato dedicato alla moglie di Gaetano Bove. “Mi devo far perdonare tutto il tempo che la passione per il vino ha sottratto alle sue attenzioni”, dichiara candidamente l’interessato. Si tratta di una vigna particolarmente pregiata, un tempo posseduta dal clero. Infatti, è nota proprio con il nome di “Vigna de’ Previti”. Si dice che i preti, nonostante possedessero terreni praticamente ovunque, bevessero soltanto il vino ricavato da questo cru.
Il PerEva è frutto di un assemblaggio di Falanghina al 65%, 30% di Ginestra e saldo di Pepella. Dopo una vendemmia tardiva, effettuata nella terza decade di ottobre, la vinificazione e la fermentazione avvengono in contenitori di acciaio. L’affinamento dura dieci mesi sempre in acciaio e due in bottiglia. La gradazione alcolica è molto elevata, sui 13,5 per via delle uve surmature, che promettono al vino una sicura longevità. Il colore è un paglierino carico e brillante, con riflessi dorati. Gli effluvi che salgono al naso sono fruttati, floreali ed erbacei, con il benchmark territorialmente fumé. Al palato il corredo aromatico è caratterizzato da un profilo sapido-minerale, tipico marker locale. Si colgono, poi, sfumature di elevata freschezza e un assetto tonico e reattivo, con una lunga e godibile persistenza, che regala, un finale favoloso. Un vero must, credetemi. Servito ad una temperatura ottimale tra i 10-12 gradi, lo possiamo abbinare alla classica cucina amalfitana a base di pesce. Non disprezzando, comunque, un fior di latte di Agerola, zuppe di legumi e verdure. Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Tramonti – Via Sofilciano, 18 – Tel e Fax: 089/876748
Cellulare: 3356670854 – aziendasanfrancesco@libero.it
www.vinitenutasanfrancesco.it
Enologo: Carmine Valentino
Ettari di proprietà: 3 più 7 in affitto
Bottiglie prodotte: 30.000 –
Vitigni: Tintore, Aglianico, Piedirosso, Falanghina, Biancolella, Ginestra e Pepella.
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