di Enrico Malgi
Peppino Pagano ein poco tempo ha saputo scalare la vetta del successo, prima come imprenditore del settore turistico-alberghiero (Esplanade e Savoy Beach dove si svolge la nona edizione delle Strade della Mozzarella) e poi anche come titolare di un’azienda agricola-bufalina-vitivinicola.
Prima però occorre fare un passo indietro per meglio capire l’importanza che ha rivestito il comparto enologico cilentano negli ultimi anni e la sua escalation. Il Cilento, pur vantando una viticoltura arcaica risalente al VI secolo a. C per merito di etnie elleniche come i Focei stanziatisi ad Elea e dei Sibariti fondatori di Poseidonia, non ha mai avuto una sua precisa e specifica identità. La disponibilità ampelografica autoctona è stata sempre limitata a poche specie e con scarsi risultati. Solo negli ultimi vent’anni la produzione territoriale vinicola di qualità, affidata soprattutto a varietà stanziali mutuate da altri territori regionali e per merito di pochi ed affidabili produttori (Maffini, De Conciliis e Rotolo primi fra tutti), ha cominciato a muovere i primi stentati passi con la nascita di piccole aziende a livello industriale e commerciale e supportata da capacità specifiche e strumenti validi prima di allora del tutto sconosciuti. Gradualmente nel corso degli anni si è sviluppata un’ottima viticoltura territoriale, che ha portato ad una produzione di eccellenza acclarata anche fuori territorio.
Nel frattempo sono sorte nuove e numerose aziende, tra cui quella di San Salvatore del patròn Peppino Pagano, già affermato imprenditore capaccese, che ha portato una ventata di novità e di entusiasmo, oltre che risorse economiche ed umane altamente professionali da investire sagacemente. Col suo carattere volitivo e determinante, Peppino (alto, simpatico, sorridente e molto socievole) si è subito rivelato un uomo vero, sanguigno, entusiasta, appassionato, generoso e profondamente innamorato del suo Cilento e che “…con un cesto d’incoscienza, una rigorosa scienza, un sacco di pazzia ed un po’ di fortuna come collante…” ha saputo destare l’assopito mondo vitivinicolo locale, quasi destabilizzandolo. Dapprima ha comprato terreno sulle colline di Stio, laddove mai si era pensato che si potesse sviluppare un’agricoltura ecocompatibile e soprattutto una viticoltura di qualità, come poi si è rivelata per le perfette condizioni pedoclimatiche. E poi ha continuato ad allevare viti anche nel comune di Capaccio in località Cannito su dodici splendidi ettari accorpati tutti insieme, su una collina che guarda il vicino mare di Agropoli ed è protetta alle spalle dalla mole del Monte Calpazio. Poco lontano, ma siamo già nel comune di Giungano, è stata costruita un’attrezzata, moderna ed avveniristica Cantina sicuramente tra le più efficienti di tutta la Campania. La viticoltura è portata avanti con metodo biologico e biodinamico, per una perfetta integrazione organica che rispetta l’ambiente e le persone. Tutti i preparati ed i concimi si ottengono attraverso il ciclo di recupero completo delle lettiere delle bufale, che l’azienda alleva in numero di circa cinquecento capi poco distante dalle vigne. Ed è proprio il bufalo il simbolo aziendale che compare sulle etichette delle bottiglie. Ed infine, come ulteriore carta vincente Peppino si è contornato di uno staff tecnico-aziendale altamente professionale, diretto dal famoso enologo umbro Riccardo Cotarella e coadiuvato magnificamente in loco dal bravissimo ed insostituibile agronomo umbro-piemontese Alessandro Leoni.
Così facendo, in breve tempo la produzione vitivinicola è progredita esponenzialmente e qualitativamente, tanto è vero che le bottiglie aziendali vanno a ruba e fanno incetta di copiosi premi anche a livello internazionale, portando così l’azienda ad assurgere a vero modello territoriale. Le specie varietali allevate sono per lo più regionali, ma non manca l’utilizzo di qualche vitigno internazionale come il pinot nero, vera novità per tutta la provincia di Salerno. Un’altra scommessa vinta da Peppino Pagano, che attraverso la sua azienda in poco tempo è riuscito a cambiare l’immagine stessa della viticoltura cilentana, più moderna, più tecnologica, più organizzata, più preparata e proiettata verso il futuro, dandole quella spinta decisiva. Tutto questo, però, tenendo sempre presente la tradizione locale e la territorialità.
Insomma, Peppino Pagano e San Salvatore sono un riferimento per chi crede nelle potenzialità del Cilentp.
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