di Laura Guerra
Questa è una classica storia americana, una di quelle che potrebbe diventare un bel film di Natale e nessuno avrebbe niente da dire. Se non che è una bella storia; si dipana fra accidenti, successi e chicche divertenti, lungo un assioma: non è mai troppo tardi per realizzare un sogno. Teoria si dirà. Con Paulie Gee è un teorema che si dimostra subito e facilmente.
Lui agli inizi degli anni duemila è un ingegnere informatico che scavalla i 50 piuttosto scontento della sua vita professionale; fa la sua prima pizza a 54 anni e nel 2010 apre una pizzeria a Greenpoint- Brooklyn. Oggi il suo nome illumina le insegne di due locali in quello stesso quartiere e due a Chicago, più Columbus, Baltimora, New Orleans, Philadelphia.
Fra il lavoro postfordista un po’ alienante e quello più creativo di sfornare pizze e far felici gli ospiti a tavola, ci sono in ordine sparso, molti elementi che conducono la storia su versanti incerti e probabili epiloghi drammatici e guizzi improvvisi che svoltano verso un lieto fine. Proprio come nella sceneggiatura di un bel film. Ad un certo punto Paulie, infatti, classico esempio della middle class americana che allinea i propri consumi sul vuoto delle carte di credito, capisce che è pieno di debiti. Ha una moglie, Mary Ann, due ragazzi da crescere e una villetta con giardino. Dicono che nei momenti di crisi bisogna cercare dentro di sé, nella propria storia, il coraggio e le risorse per ripartire in qualche modo. Deve essere vero.
Da qualche parte nella memoria familiare di Paulie, che di cognome fa Giannone e ha radici siciliane con il nonno palermitano e la nonna agrigentina, alberga la parola pizza. Vuole provare a preparala e ha bisogno di un forno per cuocerla e lui è pur sempre un ingegnere e ha una villetta con giardino. Progetta e costruisce un forno a legna di mattoni refrattari e sforna le sue pizze per la famiglia e gli amici. Gli stessi che investono con e su di lui quando pensa di aprire una pizzeria a Brooklyn e si mette ad ammaccare pizze napoletane.
In poco tempo, il civico 60 di Greenpoint Avenue di Brooklin diventa l’indirizzo “must go” per mangiare una gustosa pizza napoletana, grazie al passaparola che si diffonde fra gli ospiti. Fra loro anche un po’ di influencer che contribuiscono a far crescere la sua reputazione sul social. Un mondo, quello del marketing in rete che Paulie considera il mezzo sfidante e giusto per farsi conoscere. Ed ha ragione.
Lo ha raccontato sul palco del First World Pizza Summit di Madrid, firmato 50 Top Pizza, dove si è posizionato al 16esimo posto nella classifica dedicata alla 50 Migliori Catene di Pizzerie Artigianali del mondo.
Una posizione che ha entusiasticamente dedicato alla moglie Mary Ann e ai figli: Derek che gestisce il locale di Philadelphia e Michael azionista del marchio, contento e fiero di aver dimostrato loro, nei momenti più duri, di che pasta era fatto. “Perché significava dimostrargli – ha raccontato con un’aria che ricorda vagamente Woody Allen – di che pasta sono fatti loro”. Che deve essere della stessa consistenza dei progetti pensati e realizzati.
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