Un segno di come siano cambiati i tempi viene dal Patrimo. Ricordate? Rosso dell’anno per il Gambero Rosso quando un riconoscimento del genere faceva il mercato. Poi dopo il successo, l’oblio, come un 45 giri di Sandie Shaw. Silenzio assoluto.
Per due motivi: il primo è che per la corrente neupaperista che domina il 2.0 ogni azienda che produce più di 150 bottiglie è industriale. Il secondo è che si tratta di merlot. Ecco, l’ho pronunciato il nome vitigno visitor della Campania. Che ci fa un vitigno internazionale nella regione del record dei vitigni autoctoni?
Beh, ogni fase storica ha i suoi simbolismi.
Se pronunciavi marketing negli anni ’70 eri un nemico del popolo mentre oggi non si è più presidenti di società ma Ceo. Con la maturità degli anni e delle esperienze ci possiamo riavvicinare a un amore finito male con più serenità e chiedere il Patrimo 2011 dalla bella carta del Re Maurì a Vietri sul Mare gestita con grande bravura da Roberto Adduono. Una carta di personalità con giusti ricarichi. Apprendiamo che il merlot dei Feudi non solo ha mantenuto il suo pubblico nel corso degli anni ma che nell’ultimo periodo ha anche un po’ di richiesta in più.
Lo proviamo, ci divertiamo a bere un rosso molto lontano dal nostro gusto, non siamo abituati, noi della banda svezzata senza omogeneizzati, a questa morbidezza di ingresso del vino. Ma confessiamo di essere rimasti colpiti dall’eleganza e dalla finezza dei tannini, dalla buona freschezza al palato, dalla chiusura precisa, lunga, dalla possibilità di assaporare la frutta raccolta al momento giusto. Ma poi, diciamola tutta, il vino esprime il meglio di se quando è bevuto con le persone giuste, con degli amici di lungo corso. Questo Patrimo è sicuramente un bel merlot, va bevuto esattamente adesso che è al Nadir della sua forma.
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