In tutto il comprensorio del Taburno la patata coltivata è quella di montagna, caratteristico è il suo metodo di conservazione: l’interramento. Un antico rito che consiste nello scavo di buche nel terreno di media/alta montagna, in ognuna delle quali i tuberi, raccolti con la prima luna calante di settembre, si ripongono protetti da strati di foglie di felce e da terreno a copertura della fossa, lungo i cigli che consentono lo scorrimento dell’acqua nel sottosuolo.
Il metodo, risalente probabilmente al periodo del Brigantaggio, è stato recuperato grazie alla volontà e all’impegno di Slow Food e di Giovanni Auriemma, responsabile della Comunità del Cibo Patata Interrata di Montagna del Taburno, nata nel 2010.
Un progetto partito con il sostegno dei fratelli pizzaioli Francesco e Salvatore Salvo di San Giorgio a Cremano, i primi ad acquistare con un anno di anticipo l’intera produzione per adoperarla nella preparazione del crocchè. Iniziativa che ha consentito l’avvio di un percorso di restituzione di dignità e consapevolezza ai produttori divenuti sempre più numerosi.
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