di Antonella Petitti
Prima che il panettone diventasse il dolce natalizio nazionale, a Napoli si festeggiava a colpi di sapienze, struffoli e mostaccioli. Ma ci sono luoghi in cui le tendenze non hanno valore, e la tradizione si rinnova quotidianamente a dispetto dell’internazionalizzazione. La storica Pasticceria Moccia ne è un esempio lampante. Pochi mesi fa ha aperto uno store a Capodichino per potersi raccontare al mondo, ma la storia non cambia: è total neapolitan.
Qualcuno potrebbe giurare di ricordarsela bene quell’apertura, a Napoli i racconti si rinnovano e fanno parte del quotidiano. Era una calda primavera del 1936, quando Giuseppina Moccia ha aperto quella che sarebbe diventata la storica Pasticceria Moccia.
Figlia di panettieri, amava la tradizione che ha visto crescere tra le mani dei suoi genitori. Una panetteria – pasticceria, com’era normale in quegli anni – a cavallo delle due Guerre Mondiali – dove i dolci era sostanzialmente secchi.
Da allora la pasticceria italiana è fiorita, con un esercito di dolci tipici che hanno fatto spazio a mousse e freschi bignè, inaugurando una stagione di benessere di cui le botteghe artigiane sono state simbolo.
Seppure il panettone le abbia pian piano soppiantate, ci sono realtà che resistono in nome di una identità così forte da opporsi – senza fatica – alle mode del momento.
La storia
La Pasticceria Moccia ne è un esempio calzante, seppure le vicissitudini familiari e finanziarie abbiano portato i figli di Giuseppina a cedere l’attività ad un gruppo di imprenditori campani, impegnati nella valorizzazione delle eccellenze locali. E’ così che la storica sede di Via San Pasquale ha chiuso i battenti (solo temporaneamente) nel giugno 2016.
La A Cento SpA ha conservato intatte tutte le creazioni firmate dalla famiglia Moccia per ottant’anni, mantenendo anche maestranze e banconisti.
La storia, dunque, è ripartita dopo un anno con lo store all’Aeroporto Internazionale di Napoli e a breve troverà futuro in un take away a Spaccanapoli ed in una rinnovata sede storica a Chiaia.
Per fortuna un patrimonio che non andrà perduto, dalle storiche pizzette al tortano tanto amato da Giovanni Paolo II, passando per pastiere e dolci celebrati da grandi personaggi dello spettacolo.
Il cartoccio natalizio
Chi non ha mai combattuto con un mostacciolo non può dire di conoscere la pasticceria natalizia napoletana. L’odore intenso di questo dolce è inconfondibile: cioccolato fondente, arancia, mandorle, cannella, noce moscata, anice stellato e chiodi di garofano. Ma la vera sorpresa arriva all’assaggio, quando l’inesperto si troverà ad affrontare la resistenza del mostacciolo classico. Nato quando vi era la necessità di far durare a lungo i dolci e senza il sostegno del freddo, non poteva permettersi di essere cedevole. Ma, più recentemente, la versione “morbida” è andata incontro ad un gusto più contemporaneo.
Accanto a loro le sapienze, una variante dei susamielli che si narra sia nata all’interno del Monastero della Sapienza a Napoli. Furono le suore ad adagiare sulla superficie di questi semplici biscotti – ottenuti con farina, mandorle, miele e zucchero – tre mandorle intere a decorazione.
A chiudere l’indissolubile trittico ci sono gli struffoli. Pizzicotti dolci, croccanti ma soffici e con un retrogusto al maraschino. A renderli festosissimi le decorazioni che li vogliono ricoperti di miele e confetti.
La cassata di Moccia
E chi lo ha detto che la cassata è solo siciliana? Esiste una versione napoletana con caratteristiche ben distinte che utilizza la ricotta vaccina ed una copertura col naspro, decorata con cubetti di frutta. E se è vero che il concetto di tradizione cambia col tempo, lo è altrettanto che ormai esiste una terza tipologia di cassatina: quella di Moccia. Un ibrido tra la napoletana e la siciliana che ha incontrato un successo inaspettato, imponendosi negli acquisti natalizi.
L’avanzata della pastiera
Ma a meravigliare gli artigiani che lavorano nei laboratori Moccia è la pastiera. Un dolce tipico pasquale, con una simbologia che rimanda alla rinascita primaverile, sempre più richiesto durante le feste natalizie. “Una frase ricorrente che diciamo tra di noi mentre lavoriamo in questo periodo è – ma è Natal o Pasqua?”, racconta divertito il pasticcere Michele Salma, in forza da Moccia da oltre trent’anni. Perché se il dolce natalizio per eccellenza è ormai il panettone, qui è tutto un altro mondo. I vassoi dei tipici natalizi napoletani non tramontano e ad avanzare è la pastiera. Tra un po’ nasceranno di sicuro storie e leggende su come sia stato possibile che a Natale, da Moccia, si vendano più pastiere che a Pasqua!
Bar Moccia
Aeroporto Internazionale Capodichino – Napoli
Primo piano – hall delle partenze
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