di Marco Galetti
LE ARAGOSTINE tutto in maiuscolo come la loro prestazione
Nemmeno un anno fa, il 29 dicembre 2015, sull’Armadillobar di Roberto Mostini (che ringrazio) è stato pubblicato un mio post dal titolo “La cinque sulla ruota di Napoli”, a rileggerlo oggi, passata la sensazione di sentirsi attraversati da un piccolo brivido, ci si fanno un po’ di domande…
Quanto le devo ?
Due e quaranta.
Mi consegna il vassoio con le due aragostine, due euro e sessanta ed una frase che mi spinge a scrivere un post, perché quando mi sento dire, un attimo che cerco la cinque, so benissimo che non sta cercando di sintonizzarsi su un canale satellitare e sorrido.
Questo è un luogo di culto, i praticanti sono numerosissimi, mettete in conto una coda (d’aragostina), se poi, a San Giuseppe, dovesse venirvi voglia di una zeppola, dovrete mettervi in fila dalla sera prima, come fate per ogni nuovo IPHONE, inutilmente, perché se chiedete a Siri: zeppola di San Giuseppe, vi dirà, comunque, di recarvi da Cuciniello.
“Napoli tre cose tiene belle: mare vesuvio e sfogliatelle” e se la pronuncia non è la stessa, il senso è unico e che sia riccia, frolla, Santa Rosa o Aragostina, poco cambia, sono soddisfazioni inimmaginabili e indescrivibili con un aggettivo “normale” per lombardi abituati ad una diplomatica, tuttalpiù ad un cannoncino che spara palle poco lontano, qui altro che palle, siamo di fronte a qualcosa che genera un sorriso senza confine né soluzione di continuità.
Certo
se quando sentite Diego, pensate Armando
se per voi l’azzurro puffo non esiste
se gli azzurri non sono l’undici nazionale ma la ciurma di Higuain (n.d.a. ora non più)
se per le feste mangiate l’insalata di rinforzo
se al mattino leggete Il Mattino
se appena svegli date un’occhiata a Pignablog
se quando vedete le pizze a spicchi farcite in modo a dir poco fantasioso ridete quasi come se vi avessero proposto una polenta con le vongole o, peggio, con un brasato d’asino che invece concepite o sotto forma di mascotte o vicino al bue
se non prendete nemmeno in considerazione di rinunciare al presepe per fare un albero argentato o dorato, comunque molto milanese (in fondo un pino marittimo con le palle non si può vedere)
se quando vedete Benvenuti al Sud, voi siete quelli “normali”
allora, evidentemente, vi chiederete cosa ci sia da stupirsi, in fondo per voi la sfogliatella è un rito quotidiano, è consuetudine, come vedere il cielo azzurro oltre le nuvole, ma quali nuvole se ce le avete soffiate tutte qui dicendo loro che al Sud non c’è lavoro, il problema è che ci hanno creduto e adesso che il lavoro non c’è nemmeno qui ci vorrebbe un Miracolo di San Gennaro per invertire la tendenza.
Mentre ascolto una vecchia (ma antica è meglio) melodia napoletana, il mezzo toscano che c’è in me spinge a sud avendo nettamente la meglio sul mezzo milanese, perché in fondo, come disse qualcuno, la napoletanità è uno stato dell’anima e non appartiene soltanto a chi nasce e vive a Napoli, ma può vivere in chiunque.
Se un giorno la mia cara Madonnina fosse costretta ad illuminare e vegliare solo su lombardi docg con passaporto a vista, i napoletani, loro malgrado, saranno costretti a fare lo stesso al momento della distribuzione degli spicchi, siano essi di sole o di pizza, ma, quando sarà il mio turno, mi sentirò dire, “ tu si nu miezz poeta può passà”
Pasticceria Cuciniello
Via Papa Giovanni XXIII 17, 20098 San Giuliano Milanese, Milano
02 9848121
Dai un'occhiata anche a:
- Pasticceria La dolce sosta a Cusano Mutri, una perla nascosta nel Matese
- “La regina della pasticceria”: la cassata di Enrico Fiore
- Torre del Greco, il Natale del bar pasticceria Liguoro
- Materia Prima Pasticceria Contemporanea a Bacoli
- Annuccia: quando il sapore di Capri è in un boccone
- Luisè Pasticceria Gelateria di Luca Terrazzano a Vitulazio (CE)
- L’healthy yogurt di Nancy Sannino: senza lattosio, proteico e zero grassi per la novità estiva di Celestina
- Come il sanguinaccio. Il nuovo gusto di Angelo Napoli