Sono sempre convinto che l’Italia a tavola sia una superpotenza grazie alla sua biodiversità, risultato di una secolare storia di frazionamento e di invasioni che ne hanno determinato, non sia un ossimoro, una unicità diversificata come poche al mondo perchè concentrata in poco spazio.
La diversità è nei prodotti, dai formaggi ai salum, dai vitigni alle cultivar dell’olio, dai grani ai carciofi, ai pomodori, ai frutti. E al pane: si calcola che ce ne sianoben 250 tipi diversi in tutto il paese. Alcuni tutelati da marchio europeo come il pane di matera igp a quello di Altamiura dop. e ancora il pane Toscano dop, il Casareccio di Genzano igp, la Coppia Ferrarese igp, la dop siciliana Pagnotta del Dittaino. Ma ogni regione ha i suoi pani caratteristici che ne determinano la identità e dobbiamo dare atto alla cucina d’autore della grande attenzione che viene data alla panificazione.
Ecco perchè non sopporto gli insulsi, bianchicci, anemici Bun.
Che non è l’acronimo Blood Urea Nitrogen (il valore dell’azoto ureico), ma il pane per sdentati di origine anglosassone pensato per accompagnare lo junck food. Si quello che porta nei reparti oncologici se consumato regolarmente e in abbondanza.
Purtroppo si sta diffondendo l’abitudine di inserirlo un po’ ovunque per accompagnare ogni cosa. Pensato sostanzialmente per l’hamburger (allora, sì, viva quello di Damini), vi troviamo polpo, vari tipi di pesce o di vegetali e persino, questo è un colpo al cuore, il ragù napoletano che doveva essere zuppettiato rigorosamente con il cozzetto della pagnotta comprata dal panettiere.
Che sia subito bandito per fare largo ai nostri buoni pani italiani. SUBITO!
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