46, rue Trousseau
Tel. (0033) (0) 1 48069585
Chiuso il lunedì
www.rino-restaurant.com
Un ristorante italiano a Parigi? Naaaaaa. Ma, però, alt, un momento. Se lo segnala Marco Bolasco vale la pena di rifletterci un po’ sopra. Non vi pare?
Già, perché lui è un di quelle persone che dosano parola e scrittura e dunque quando si decidono a esternare vanno ascoltati con attenzione. La storia di questo posto la leggete nel suo blog: il giovane Giovanni Passerini parte da Uno e Bino a San Lorenzo a Roma per poi lavorare qui a Parigi a l’Arpege di Alain Passard e infine con Peter Nilsson alla Gazzetta. Dunque, non un ristorante italiano, ma un ristorante fatto da itaiani. Ben diverso.
Il locale è piccolo, gradevole, cucina e sala convivono, metà parigino e metà bolaschiano, che poi è quasi la stessa cosa essendo il professore Bolasco (padre) grande francofilo. In sala c’è Pietro, sommelier, che ha incrociato Giovanni in questa avventura.
L’atmosfera è estremamente informale, chi viene qui si fida anzitutto dei prodotti (Marco, una guida Slow di Parigi?) di sicura provenienza, biologici e soprattutto di qualità. Questa attenzione viene poi esaltata dalla tecnica di Giovanni che tende a semplificare didatticamente il piatto anziché a costruirlo.
Questa ricetta mi ha piacevolmente colpito, con gli elementi in bella mostra al naso e nel palato: il risotto (a proposito di Italia) con i prodotti dell’orto (biologici) e la bottarga si è rivelato una piacevole sorpresa: sapori netti e distinti ma non scissi, ben assemblati in un finale molto efficace anche grazie alla spinta della bottarga.
Buono questo classico, qui proposto con il ravanello.
Ed ecco i due piatti principali
Entrambe ben accompagnate con indivia, patate rosse e rape. Un po’ Roma, un po’ Mare del Nord insomma.
Infine il dessert, fresco, molto italiano direi.
Questo bel locale, alle spalle della Bastiglia, ha una formula molto veloce a pranzo (due piatti a 18 euro, con il dessert 22) mentre per la cena è un po’ più impegnativo ma difficilmente potrete superare i 50 euro.
Vini che girano, con curiosità oltre i soliti nomi.
Insomma, l’avete capito: la dritta di Marco ci è piaciuta molto. E anche voi rimarrete sicuramente soddisfatti. Siete nell’unico circuito in cui l’Europa funziona davvero, lo scambio culturale delle tavole realizzato dalle giovani generazioni.
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