Hôtel du Port Royal
rue de Montalebert
Il sito
di Giancarlo Maffi
Naturalmente non si vuole scoprire nulla: l’atelier di Joel Robuchon è aperto da un po’, ma forse proprio per questo, e naturalmente per libidine e gola, ci si va.
Un amico mi dice: Maffi per come ti conosco io è bene che tu non ci vada subito, perché poi finisce che ci vai tutti i giorni e ci resti legato al banco che devono chiamare la gendarmerie per poter chiudere.
Comunque non resisto ed il secondo giorno ad ora tarda, 22.30, che bisogna assorbire il magnifico cazzuolet (per non parlare del miglior o comunque più goloso che per me è uguale foie gras di anatra della mia vita) del Violon d’Ingres di mezzodì, ci presentiamo ancora certo non sufficientemente affamati all’ingresso del locale. Bello senza dubbio, tutto giocato sul nero e sul rosso ravvivante e stimolante.
Ci depistano al bar dell’albergo per un aperitivo, in quanto i nostri due posti devono essere ripristinati dai residui di una coppia di clienti tedeschi. La mia compagna non fa una piega, vivendo nel principato monegasco dove il Robuchon è di casa e di cucina. Io prendo in mano la semplicissima carta ed inizio ad agitarmi. Mangerei TUTTO, perché tutto mi sembra altamente intrigante anche buttando un occhio sui piattini arrivati ai due vicini francesi che mi sono a fianco.
Ho la fortuna di beccare un cameriere italiano con cognome mai tanto appropriato, Giovanni Civiltà, con parlata strettamente milanese (con quel cognome??) che mi farà la cortesia di fare per me le foto nella parte centrale dove un nuglo di cuochi e cuochetti cucina con disarmante semplicità a vista di noi tutti. Si parte , cavolo.
Scaldiamo i muscoli facciali con un po’ di iberico de bellota joselitiano che ha l’unico colpa di aver preso un filino di caldo, accompagnato da uno spagnolesissimo pan i tomate con i contro cavoli a merenda. Buono buono, via veloci.
LE CAVIAR(E TE PAREVA) SUR UNE POMME DE TERRE A’ L’ANGUILLE FUME’E, CREME LEGERE AL ROQUEFORT
Guardate che ci vuole del coraggio, qui si rischia l’incazzatura del cliente se sbagli gli equilibri. Il Roquefort con il caviale non l’avevo ancora provato: splendido matrimonio. Io provo e mi frego le mani: qui stasera si gode duro.
Copio dal mio vicino che ha davanti un piatto tanto bello da non poter essere che buono
LA SAINT-JACQUES EN CARPACCIO, AUX OURSIN ET PIMENT ESPELETTE
La santa giacoma è trasparente, dolce e salino con risacca (chiudi gli occhi maffi), il riccio a ciuffetti è allo stesso tempo elegante, dolce e sapido cioè perfetto, dico PERFETTO. Piatto commovent . Sorrido ebbro di felicità. YO mi guarda e deve pensare: questo è matto. Si tanto matto che ne ordino un altro, giuro. 37 euri per un piatto così: lo considero un regalo pensa un po’.
YOLANDA: MELANZANA ( AUBERGINE) CONFIT EN MILLE FEUILLE A LA MOZZARELLA ET BASILIC.
Piatto esteticamente bellissimo e curato . Sapori netti e precisi. La mozzarella è quanto di meno peggio si possa trovare a Parigi (Rivabianca dove sei??). Insomma niente da dire ma NON può essere un piatto emozionale.
Maffi: LE RIS DE VEAU CLOUTE’ DE LAURIER FRAIS
Qui l’ho trovato, cavolo: suadente, delizioso , emozionante.
YO: chiude con AGNELLO DI LATTE DEI PIRENEI, frollato al millesimo, cottura semplice ed impeccabile, materia prima da urlo.
Maffi:LE PIGEON EN SUPREME AU CHOU ET AU FOIE GRAS: anche se difficile da dire con tutto questo ben di Dio mi pare il piatto della serata: mi sovviene alla mente un antico PAUL BOCUSE.immaginate voi!
Maffi: LA TARTINE DE PIEDS DE COCHON GRATINE’E : gigantesca, golosa. Punto.
E così ci siamo mangiati veramente molto, saltando dalle capesante al maiale e dall’agnello al caviale, con immensa immensa felicità. Con quattro bicchieri (BICCHIERI) di vino rosso assortiti da una bella carta al bicchiere ed un amaro pour madame ed un Bas Armagnac per me. 279 euri di pura felicità.
JOEL, scusa una domanda banale: perché non apri in italia? Ti prego!
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