Uva: pallagrello nero
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5. Naso 26/30. Palato 24/30. Non omologazione 30/35.
In genere non sono mai stato un bravo archivista perché il mio difetto più grave è la totale mancanza di pazienza, internet e il blog mi hanno risolto in gran parte questo problema grazie a quel pizzico di adrenalina dato dalla pubblicazione, e dunque dalla necessità di mettere tutto e bene cercando di evitare errori e imprecisioni.
Bene, tutto il contrario sui vini. Solo per necessità editoriali (guida Slow Wine, giornale, blog), infatti, mi lascio andare a recensioni delle ultime uscite, in realtà mi piacerebbe occuparmi adesso della 2006 di Fiano, 2008 di Greco, 2004 di Taurasi, Cirò, Primitivo, 2010 di Falanghina dei Campi Flegrei, 2009 di quella del Beneventano, eccetera eccetera. Così sono un grande conservatore e anche brutto tirchio sulle bottiglie: come Papà Grandet obbligo tutti a stringere la cinghia e a mantenere la gola secca mentre accumulo casse e cartoni per i nipoti dei miei nipoti perché soffro e mi piange il cuore anche quando devo aprire una doc Pentro d’Isernia.
Scendo in cantina, le prendo in mano e dopo aver deciso le ripongo: vabbé aspettiamo ancora un po’.
Solo quando sono pressato da presenze di amici o per qualche motivo specifico mi decido, e il 90 per cento delle volte mi rendo conto che avrei potuto benissimo aspettare ancora.
Ero curioso di questo Pallagrello Nero 2004, che appunto sostava nel suo cartone da sei anni, perché il primo della Vestini Campagnano dopo l’uscita di Manuela Piancastelli e Peppe Mancini.
Non abbiamo in effetti neanche molti casi per misurare la longevità di questo vitigno perché si è iniziato a vinificarlo in purezza solo alla fine degli anni ’90, già tante aziende, un po’ come la ristorazione del Casertano, sono nate e poi chiuse, manca un patrimonio consistente collettivo come invece è possibile per l’Aglianico in Irpinia, Sannio e Vulture.
Possiamo dunque solo testimoniare su questo specifico caso ricavandone qualche impressione generale.
Come quella della buona, ottima tenuta del vino. A distanza di otto anni il colore è rosso rubino vivo, nessun cedimento, zero note ossidative al naso dove il frutto rustico del pallagrello è però ancoracontestato dalle note speziate e balsamiche di legno. Un ottimo bicchiere, insomma, leggermente sottile rispetto alle aspettative create dal naso robusto e persistente, ma che regala comunque sana bevibilità.
Un altro elemento sono i tannini meno aggressivi rispetto all’Aglianico, almeno su questa distanza di tempo e con questo tipo di protocollo enologico. L’acidità invece c’è tutta, è generosa e piacevole. Così sui piatti di carne, una guancia di vitello brasata e un carrè di maialino su funghi, è riuscito a ripulire il palato ma non si è imposto sul piano materico, regalando spinta ma non ulteriore sapore.
Dunque: serbarlo o no? Sicuramente sì: dopo otto anni il rosso appare in ottimo equilibrio, non sappiamo se ci regalerà ulteriori emozioni olfattive, ma per quanto riguarda l’impianto generale è ormai il momento di stapparlo.
Qual è la mia idea di Pallagrello Nero? Dovrebbe essere ruspante, un po’ scorbutico ma franco di carattere. Lo immagine bevuto a canna da un’anfora greca.
Ma è, appunto, la mia idea:-)
Sede a Caiazzo. Via Baraccone 5, frazione San Giovanni e Paolo. Tel. 0823.862770. www.vestinicampagnano.it Enologo: Paolo Caciorgna. Ettari: 7 di proprietà. Bottiglie prodotte: 60.0000. Vitigni: pallagrello bianco, pallagrello nero, casavecchia.
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