di Francesca Tamburello
Ci sono luoghi in cui l’assaggio di alcune bottiglie messe a confronto si condensa in un’atmosfera davvero…speciale.
In un pomeriggio d’ottobre palermitano ancora ricco di solarità, immaginate una decina di amici, fanatici ed appassionati degustatori che,alla fine degli incalzanti impegni di lavoro, si riuniscono e si ritrovano in una cornice anch’essa declinata come una sorta di club .
Siamo all’Oliver Wine House, dagli amici Francesca Bacile e Nino Li Causi nello spazio del Centro Dioniso, associazione dalle sfaccettature inconsuete voluta fortissimamente dai soci fondatori per soddisfare in primis le inclinazioni conviviali al vino, alla birra ed ai formaggi di quanti (e sono in numero crescente…) ne vogliano trovare accogliente e soddisfacente rifugio.E vorrei farvi notare che questa è già la prima delle matrioske..
Il tema dell’incontro, quasi un ’ordine del giorno, è una sorta di confronto con lo Chardonnay, protagonista da sempre di una moltitudine di etichette siciliane e non ,ma lo spirito è interfacciarsi con tipologie di notevole fattura e personalità.
Le bottiglie protagoniste –rigorosamente Magnum-sono in ordine di degustazione.
lo Chardonnay 2007 dell’azienda Planeta, il Cervaro della Sala 2002 e in un finale da coup de theatre lo Schietto 2006 dei Principi di Spadafora.
Se il fil rouge si delinea nel vitigno,il tasting fa emergere le diverse anime e le storie dei territori soggetti.
Ed ecco che i vigneti Ulmo e Maroccoli dell’entroterra agrigentino si materializzano nel loro Dna calcareo con un’inflessione argillosa ed un cenno allo scheletro del fiume originario divenuto poi lago.Si è come sedotti dalla grassezza e dalla vivacità ancora intrinseca della tonalità oro carico ,preludio ad una successione intensa dei profumi evoluti ed insieme ancora nitidi nei toni.Tostature ,elementi minerali e toni boisè si susseguono nelle sensazioni dei presenti,con qualche perplessità forse nella lunghezza di esse.
E’ la piacevolezza della texture complessiva a determinare l’unanime considerazione della freschezza ancora intrinseca nel vino,con una valutazione pertanto positiva e convinta.
L’assaggio successivo vede nel calice un vino considerato a ragione “cult”, intriso com’è dall’appeal storico del Conti della Cerva-XIV sec- ed dal carattere work in progress impresso dai Marchesi Antinori negli anni ‘40.L’uvaggio Grechetto (20%) e Chardonnay(80%) si offre alla vista con una nuance cristallina,con un colore giallo oro che trasuda una vivace luminosità.Siamo tutti sorpresi dalla sua straordinaria performance,conquistati da un impatto olfattivo variegato ,con uno straripante susseguirsi di percezioni vegetali,fruttate ,con una sottile ed elegante nota dolce e speziata. Al gusto si dipana con autorevolezza,con note alcoliche equilibrate,pieno e vitale,con infinite e felici possibilità nell’abbinamento, ancora lungi dall’essere un vino da meditazione. Si avverte una prolungata acidità con un quid di sapido davvero intrigante.
Ma la sorpresa delle sorprese avviene con l’ultimo vino proposto: parliamo dello Schietto,creatura dell’entroterra palermitano,la matrioska finale del nostro incontro…che si offre prepotentemente alla degustazione nella sua intrinseca mediterraneità.Credo che sia opportuno abbandonare i luoghi comuni dell’appartenenza o meno delle origini della cultivar: è un figlio della nostra terra a tutti gli effetti.
Caldo nel colore,sprigiona tonalità limpide e consistenza nel calice come solo un vino di grande stoffa sa fare.
Il corredo olfattivo è dirompente, sostanziale, con un frutto vivo ed una florealità sfumata.Le note di boisè danno un plus valore senza prevaricare sul tessuto complessivo,segno di una vinificazione attenta e libera da vincoli pregiudiziali.Ma è l’effetto gustativo a sedurre incondizionatamente,lo assaggi e non lo molleresti mai.Il corpo mostra giovinezza,snello com’è ed ancora tutto da scoprire con sorsi prolungati e soddisfacenti.Avverti come lo straordinario Chardonnay tutto siciliano non abbia alcun timore reverenziale verso altri territori più blasonati,dimostrandone peculiarità e prerogative di carattere.
Ma Il tempo del nostro incontro volge alla fine, trascorso intensamente, attratti come lo siamo stati in una dimensione avvolgente… com’è lo stile delle autentiche matrioske.
Alla prossima!
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