di Lorenzo Colombo
La scorsa settimana si è tenuta a Milano la Milano Wine Week, evento organizzato da Federico Gordini che, come dice il nome, coinvolge l’intera città per un’intera settimana.
Il programma era fittissimo (vedi) e anche con la massima buona volontà non era possibile partecipare alla moltitudine d’eventi.
Tra del diverse Masterclass tenutesi a Palazzo Bovara, alle quali abbiamo partecipato ci ha molto colpito quella organizzata dalla Berlucchi, intitolata “Berlucchi: le Riserve Raccontate” e condotta da Arturo Ziliani, enologo e amministratore delegato della Guido Berlucchi.
La Berlucchi è la più grande azienda vitivinicola della Franciacorta, basti pensare che dei 2.900 ettari che costituiscono il vigneto franciacortino, ben 550 vengono gestiti da quest’azienda, 110 di questi ettari sono in proprietà, mentre gli altri 440 appartengono ad una settantina di conferitori.
Tutto questo si traduce in una produzione che supera i 4 milioni di bottiglie annue (poco meno di un quarto di tutta la produzione della denominazione), suddivise in diverse linee produttive.
Dal 2016 i vigneti in proprietà sono certificati BIO e si sta pian piano convincendo i vari conferitori ad adottare questa pratica agronomica.
La degustazione ha riguardato il Franciacorta Riserva Extrême l’unico vino appartenente alla linea Palazzo Lana, la più prestigiosa dell’azienda, ottenuto da uve Pinot nero in purezza.
Non sono molti i Franciacorta prodotti unicamente con Pinot nero, e questo neppure tra quelli Rosé, poiché questo vitigno occupa unicamente il 15% del vigneto franciacortino, a fronte dell’oltre 80% di Chardonnay.
Le uve per la produzione di questa Riserva provengono da due piccoli vigneti di proprietà rinnovati nel 1999, il vigneto Brolo, situato in fronte alla sede dell’azienda, allevato a Cordone speronato con alta densità d’impianto (10.000 ceppi/ettaro), con esposizione Nord ed il vigneto Quindicipiò, collocato in media collina, su suoli leggeri, ricchi di ciottoli, con esposizione Est-Ovest.
La resa in mosto è bassissima (inferiore al 30%), sfruttando unicamente il mosto fiore ricavato dalla prima spremitura delle uve (anziché la suddivisione nei due classici tagli di spremitura, per questo vino se ne effettuano quattro).
La fermentazione alcolica si svolge in vasche d’acciaio, dopo di che una piccola parte del vino viene trasferita in barriques usate dove s’affina per sei mesi.
La fermentazione malolattica viene in ogni caso evitata, per mantenere tutta la freschezza del frutto.
Dopo la preparazione della Cuvée, che avviene nella primavera successiva alla vendemmia, il vino viene posto in bottiglia per la rifermentazione e vi rimane per almeno nove anni prima della sboccatura.
Prodotto per la prima volta nel 2004, il Palazzo Lana Extrême rappresenta il vino di punta dell’azienda.
La produzione è assai limitata e non supera le 5.000-6.000 bottiglie/anno.
Tre le annate poste in degustazione: 2009, 2007 e 2005.
Un piccolo appunto sulla luminosità dell’ambiente, che non permetteva di valutare correttamente il colore dei vini, ma in fin dei conti questo non è così importante.
2009 – 115 mesi d’affinamento in bottiglia, 3,5 gr/l il residuo zuccherino, sboccato da 9 mesi
Il colore è paglierino di buona intensità.
Intenso, fragrante, elegante e complesso al naso, si colgono sentori di nocciole tostate, frutta a polpa bianca, canditi, pasticceria.
Decisa l’effervescenza al palato, il vino è molto fresco e decisamente sapido, quasi salino, bella la vena acida, che s’esprime su sentori d’agrume maturo, lunghissima la sua persistenza.
Un grandissimo vino con davanti a sé una lunga vita.
2007 – 107 i mesi d’affinamento in bottiglia, 2,5 gr/l il residuo zuccherino, 40 i mesi trascorsi dalla sua sboccatura.
Color paglierino, leggermente più scarico del precedente.
Intenso al naso dove si presenta con sentori di nocciole tostate, brioche, pasticceria, marzapane e con accenni floreali.
Intensa e decisa l’effervescenza al palato, sapido, presenta leggeri accenni vegetali e chiude leggermente amarognolo.
Seppur di indubbia qualità è quello dei tre che meno ci ha convinti, apparendo un poco sottotono rispetto agli altri due.
2005 – 112 i mesi d’affinamento in bottiglia e 58 quelli trascorsi dal suo degorgement, 4 gr/l il residuo zuccherino.
Il colore è paglierino luminoso di buona intensità.
Mediamente intenso rispetto agli altri due vini, più delicato, si colgono note di crema pasticcera e di fiori secchi.
E’ però alla bocca che il vino ci ha maggiormente colpiti, soprattutto per la sua freschezza e verticalità, la sua vena acida è decisa, spiccata, quasi tagliente, gli agrumi sono freschissimi e citrini (pompelmo, lime), leggere le sue note vegetali e lunghissima la sua persistenza.
Un grandissimo vino, che, ancora una volta demolisce il luogo comune che racconta che dopo la sboccatura inizia il decadimento dei vini spumanti.
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