di Enrico Malgi
Chi sa quante persone, esperte o meno esperte, quanto avrebbero pagato per poter stare al posto nostro a degustare otto eccezionali campioni di vino rosso della viticoltura meridionale, ma direi anche nazionale ed internazionale stando ai molteplici premi conseguiti, al Paestum Wine Fest che hanno scritto la storia e, per fortuna, la stanno ancora scrivendo con assoluta certezza.
La Masterclass è stata guidata in simbiosi da Luciano Pignataro e Paolo Lauciani.
S’incomincia col Cirò Rosso Classico Superiore Riserva Doc Duca Sanfelice 2019 Cantina Librandi. Soltanto Gaglioppo.
Un classico e strabiliante vino, venduto ad un prezzo irrisorio, che rappresenta degnamente tutto il territorio calabrese, il quale può vantare il primato di essere detentore di più vitigni autoctoni a livello nazionale.
Il colore che traspare dal bicchiere è permeato da un rosso rubino scarico e lucente. Bouquet estremamente gradevole ed espansivo, dal cui crogiolo il naso aspira voluttuose nuances di piccola e grande frutta rossa fresca, scortate da costumanze floreali e vegetali di ottima fattura. Note di humus. In bocca esordisce un sorso scorrevole, morbido, fine, elegante, sensoriale, godurioso, avviluppante e delicato. Guizzo di acidità, che dona una freschezza ben ritmata. Palato accarezzato e blandito da una trama tannica ben tessuta. Gusto dinamico, equilibrato, rotondo, lineare, pulito, tonico, infiltrante ed armonico. Polpa tenera. Nobile allure. Pulsazione timbrica degna di un grande vino Gaglioppo. Serbevolezza senza limiti. Chiosa finale avvolgente.
Le Braci Negroamaro Salento Igt 2014. Azienda Garofano. Negroamaro in purezza.
Una creatura del compianto Severino Garofano, che prosegue la grande tradizione salentina sulle orme delle famose etichette di Negroamaro da lui inventate come il Graticciaia, il Notarpanaro, il Cappello del Prete ed il Patriglione.
Scintillante di gioia il rubinegginate e vivido colore nel bicchiere. Ventaglio olfattivo impressionante nella sua variegata complessità e che subito alita sospirose folate fruttate di ciliegia ferrovia, prugna e sottobosco per la gioia delle narici. Sussurri floreali vestiti di rosso, calibrate essenze di macchia mediterranea e pervicaci afflati speziati vanno a comporre un perfetto puzzle, perfezionato poi da un’incidenza terziaria di ottimo livello, che esibisce fascinosi sospiri di liquirizia, tabacco, cioccolato fondente, caffè torrefatto e balsamo. Sorso opulento, sontuoso, fibroso, rotondo, solido, tagliente, affascinante e sublime. Trama tannica ottimamente smorzata. Compattezza gustativa ad oltranza. Longevità infinita. Chiusura persistente e gradevolmente amarognola.
Titolo Aglianico del Vulture Doc 2019. Azienda Elena Fucci. Aglianico del Vulture al 100%
Uno straordinario Aglianico che ha fatto ampliare la conoscenza del territorio del Vulture e lo ha reso famoso.
Nel bicchiere si esalta uno smagliante colore rubino intenso. Spettro aromatico decisamente attraente ed etereo, ampio e complesso. L’input è appannaggio di orgogliosi profumi di bacche rosse della pianta e del sottobosco, che alimentano così una piacevole olfattivazione. Le percezioni nasali coinvolgono anche fiori rossi, rosmarino, tabacco, liquirizia, china e grafite. In bocca fa il suo ingresso un sorso avvolgente, caldo, teso, secco, sulfureo, strutturato, estroverso e detentore di una grande personalità stilistica. Trama tannica gentile e collaborativa. Palato fine, balsamico e pulito. Portamento elegante, aristocratico, sontuoso ed incisivo. Siamo ancora all’inizio del percorso. Scatto finale a lungo raggio.
Montevetrano Colli di Salerno Igt 2019. Azienda Montevetrano. Blend di Cabernet Sauvignon al 50%, Aglianico al 30% e saldo di Merlot.
Un taglio bordolese aggiustato prodotto nel Salernitano! Chi l’avrebbe mai detto trenta e passa anni fa. Eppure questa iconica etichetta è diventata un intramontabile ed affidabile cult a livello planetario.
Bicchiere tinto da un fulgido colore rosso rubino appena attraversato da schizzi purpurei. Corredo aromatico costellato da una ricca e polivalente genuinità di profumi, che miscela insieme sapientemente effusioni fruttate di amarena, prugna, ribes, mirtilli e more con nuances floreali di violetta, garofano ed iris. Sentori speziati e sbuffi terziari reclamano a loro volta lo spazio vitale, seguiti da cadenze empireumatiche e balsamiche. In bocca arriva un sorso monumentale, austero, verticale, imponente e vibrante di energia. Ma nello stesso tempo il vino si dimostra anche elegante, fine, affascinante, sensuale, morbido e dinamico. Beva rinfrescata da un’ottima acidità. Tannini superlativi. Allure di alta classe. Serbevolezza tutta da esplorare. Retroaroma impagabile. Un vino davvero straordinario, un vero cavallo di razza, come è stato sottolineato giustamente dai due conduttori.
Terra di Lavoro Rosso Campania Igp 2019. Azienda Galardi. Blend di Aglianico all’80% e saldo di Piedirosso.
Un grande rosso casertano diventato un’icona a tutti gli effetti che, insieme col suo compagno d’armi Vigna Camarato di Villa Matilde (stesso blend), ha dato una svolta decisiva alle sorti vitivinicole territoriali.
Cromatismo segnato da uno sfavillante colore rosso rubineggiante. Di puro influsso mediterraneo l’approccio olfattivo, che sensitivamente evoca gradevoli profumi di tanta buona frutta rossa fresca piccola e media in parti uguali, intersecati poi a voluttuose delizie di fiori e di vegetali freschi. Con la timbrica speziata, invece, ci spostiamo nel favoloso oriente. Vasto il campionario terziario, senza dimenticare poi i superlativi toni sulfurei, terrosi e balsamici. In bocca penetra un sorso voluttuoso, maestoso, materico, strutturato, temprato e solido. Spalla acida di grande effetto. Tannini insuperabili. Bilanciamento gustativo ben riuscito, attraverso il perfetto equilibrio di tutte le parti in causa. Tattilità superba, irradiante, ammaliante, aristocratica, fruttata, ed appagante. Vino che può durare all’infinito. Corsa finale persistentemente edonistica.
Gillo Dorfles Aglianico Paestum Igp 2017. Azienda San Salvatore 1988. Soltanto Aglianico.
Fino a qualche anno fa sarebbe stata una vera utopia il solo pensare che un vino cilentano, rosso o bianco che fosse, poteva essere apprezzato come uno dei migliori del Sud Italia o addirittura dell’Italia intera. Eppure questo capolavoro del duo Peppino Pagano-Riccardo Cotarella si è realizzato.
Nel bicchiere scruto una tonalità di uno sfavillante rosso concentrato. Al naso si apre un delizioso bouquet, che propone un ampio ed emancipato pot pourri di eterei profumi, con in primo piano caratteristici afflati fruttati di visciole, ribes, mirtilli e more. Il naso intercetta poi costumate cadenze floreali, rimandi speziati ed articolati sospiri di ginepro, china, boisé, caffè, cioccolato fondente e goudron. L’impatto del sorso sulla lingua è caldo, talentuoso, sfaccettato, schietto, espressivo, infiltrante, caratteriale, affascinante, sapido e tagliente. Pregnanza gustativa imperiosa, carnosa, corroborante e reattiva. Tannini ancora giovani. Espansione palatale vibrante, esuberante, intrigante, raffinata, sostanziosa, ritmata e protesa verso un radioso futuro, perché il vino resisterà al tempo che passa ancora per molti anni e migliorerà sicuramente. Finale orgogliosamente persistente e sontuoso.
Radici Taurasi Riserva Docg 2015 Mastroberardino. Aglianico in purezza.
Ecco qui un’eccellente etichetta, che quando si parla della storia enologica della Campania può a giusta ragione ergersi a protagonista. Il monumentale millesimo 1968, ed in parte anche tutti quelli prodotti alla fine del XX secolo, hanno mostrato a tutti la grandezza di questo vino.
Dal calice occhieggia un sensitivo colore rosso granato scintillante. Dall’ampio caleidoscopio si sprigionano godibili e variegate fragranze fruttate, floreali e vegetali, che vanno a braccetto per presentarsi tutte insieme appassionatamente per la rivista olfattiva. Ed il risultato è tangibilmente apprezzabile. Percezioni di noce moscata, pepe nero, chiodi di garofano e zenzero consolidano poi l’ottimo registro aromatico, insieme a parcelle terziarie di buona sostanza. Il sorso di primo acchito sfodera un appeal avvolgente, profondo, polposo, arrotondato, armonico ed ottimamente equilibrato. Gradevolissima la freschezza che fa salivare la bocca. Maglia tannica magnificamente cesellata ed evoluta. Potenzialità di invecchiamento ancora intonso. Scatto finale assolutamente epicureo.
Es Primitivo Salento Igt 2020 Gianfranco Fino. Primitivo al 100%
Un grandioso vino salentino, vanto di Simona e Gianfranco Fino, che ogni anno mette d’accordo tutte le guide enologiche, nel senso che risulta sempre il miglior vino rosso d’Italia in assoluto per l’alta media dei punteggi.
Nel bicchiere si posiziona un gioioso vino, segnato da un colore rosso rubino ancora in itinere e per questo scalfito da lampi purpurei. Sintomatica la tavolozza aromatica, che mette in mostra generosi e pluralistici profumi di ciliegia ferrovia, susina mischena nera, fragola, uva passa, fichi secchi, mirtilli, ribes, mandorla, carruba, funghi essiccati, viola ed erbe aromatiche. Cadenzati gli afflati di spezie, insieme a quelli di tabacco, mentolo, caucciù e grafite. Sottofondo fumé. Sorso affascinante per grazia ed avvolgenza e poi caldo e straripante di estratti, energico e scalpitante, seducente e raffinato, complesso e strutturato, carnoso ed austero. Gusto solido, voluminoso, pervasivo, minerale, intrigante, aristocratico, equilibrato e ricco di una spinta acida, che aiuta a reiterare la beva. Frutto croccante. Silhouette elegante. Tannini sontuosi e saporiti. Siamo appena al primo vagito di vita. Elevazione finale da applausi.
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