di Enrico Malgi
Non si può negare che la Campania sia la prima regione meridionale vitivinicola a vocazione fortemente bianchista. Quindi non c’è da stupirsi assolutamente se nell’ambito del recente Paestum Wine Fest sia stato celebrato questo avvenimento attraverso una specifica masterclass, che ha preso in esame una dozzina di bottiglie tra le più rappresentative da degustare in compagnia di un nutrito stuolo di competenti appassionati e sotto la direzione di due grandi esperti settoriali quali Antonella Amodio e Daniele Cernilli.
Saulo Bianco Falerno del Massico Dop 2020. Bianchini – Rossetti. Falanghina in purezza.
Splendente e luminoso il colore giallo paglierino, appena scalfito sui bordi da giovani lampi verdognoli. Il caratteristico bouquet esprime le sue appassionate e sospirose cadenze profumate di mela annurca, pera spadona, melone bianco, albicocca, banana, agrumi, fiori bianchi e balsamo. Corroboranti e genuini poi i sussulti di macchia mediterranea, insieme ad afflati speziati. In bocca esordisce un sorso estremamente fresco, godibilmente morbido e delicatamente sapido. Sviluppo palatale vibrante e tonico, elegante e citrino, lineare e succoso, aggraziato e dinamico. Aplomb seducente e raffinato. Ottima la serbevolezza. Allungo finale persistentemente edonistico.
Cruna de Lago Campi Flegrei Doc 2020. La Sibilla. Soltanto Falanghina.
Nel bicchiere risalta un vivace e luminoso colore giallo paglierino carico. Impatto olfattivo decisamente coinvolgente, che va a stuzzicare le disponibili narici attraverso un vasto campionario di fragranze, le quali ricordano in primis tanta buona frutta fresca, unitamente a credenziali floreali di biancospino e di giglio, percezioni vegetali di erbe aromatiche e sussurri speziati. Sorso fresco, accattivante, arrotondato, suadente, elegante, citrino, morbido, armonico ed aggraziato. Potenzialità di conservazione a lungo raggio. Chiusura focalizzata su percezioni papillari edonistici.
Fiano di Avelino Neviera di Sopra Docg 2019. Rocca del Principe. Fiano al 100% ovviamente.
Alla vista si materializza un solare colore giallo paglierino già carico. Spettro aromatico depositario di ampie e variegate punteggiature di nocciola, pesca bianca, melone bianco, mela renetta, clementina, fiori di camomilla e di tiglio, erbe officinali, zenzero e anice. Sorso di grande impatto gustativo, che trasmette sublimi sensazioni ariose, toniche, tese, gliceriche, polpose, permeanti e scattanti. Contatto tattile sontuoso, conturbante, fibroso, delizioso, seducente, cangiante, raffinato, balsamico e dinamico. Longevità tutta da scoprire. Fraseggio finale persistentemente godibile.
61-37 Contradae Vesuvio Bianco Dop 2020. Casa Setaro. Blend di Caprettone, Greco e Fiano.
Nel bicchiere traspare uno splendente colore giallo dorato. Al naso salgono imperiose credenziali di tanta buona frutta fresca, costumanze floreali e pertinenti svolazzi vegetali di macchia mediterranea. Tracce prettamente sulfuree. In bocca penetra un sorso fresco, lineare, schietto, succoso, sapido, sferzante, balsamico, morbido, scattante e reattivo. Tensione palatale seducente, rotonda, agrumata, ottimamente amalgamata e ben ritmata. Resisterà al tempo che avanza ancora per molto. Scatto finale coinvolgente e persistente.
16 Marzo Falerno del Massico Dop 2019. Trabucco. Solo Falanghina.
Cromatismo segnato da un brillante colore giallo paglierino. L’intenso bouquet sciorina multipli ed estasianti profumi di pesca, mela golden, albicocca, mandarino, nespola, mandorla fresca, ananas, gelsomino, biancospino, menta e timo, intersecati poi a solidali parvenze speziate. In bocca fa il suo in ingresso un sorso secco, infiltrante, gaudente, verace, fine, minerale, fresco, glicerico, citrino, sapido ed elegante. Coté stuzzicante, cristallino, armonico e tonico. Buona la serbevolezza. Retroaroma davvero impagabile.
Vigna Caracci Bianco Falerno del Massico Dop 2017. Villa Matilde. Falanghina in purezza.
Particolarmente brillante il sontuoso colore giallo paglierino che occhieggia nel bicchiere. Naso destinatario di un avvincente corollario di eccellenti profumi di tanta buona roba. In primis risaltano fragranze fruttate di mela annurca, pesca bianca, pera abate, clementina, ananas e banana. In seguito si appalesano anche godibili afflati di fiori bianchi e sussurri di vegetali freschi. Al convivio prendono parte poi espressioni prettamente speziate, insieme ad effusioni idrocarburiche. Bocca ricettiva, che accoglie un sorso esplosivo di freschezza, tangibilmente glicerico, superbamente fine, profondamente aggraziato e sospirosamente elegante. Contatto tattile complesso, confortevole, arrotondato, raffinato e pervasivo. Longevità a lunga scadenza. Affondo finale epicureo.
Lacryma Christi del Vesuvio Vigna del Vulcano Bianco Doc 2016. Villa Dora. Blend di Coda di Volpe e Falanghina.
Nel bicchiere risalta un calibrato colore giallo limpido e dorato. Dal promiscuo crogiolo il naso è deputato ad aspirare godibili effusioni di pera williams, mela renetta, pesca bianca, mandarino, ginestra, camomilla, timo e salvia, insieme a respiri speziati. Sorso gradevole, agile, scattante, sapido, minerale, cenerino, intrigante e fruttato. Vivace l’acidità derivante in massima parte dalla Falanghina. Silhouette espressivamente elegante ed ottimamente stilizzata. Buona la conservazione. Rilevante la chiusura che appaga totalmente la trachea.
Cent’Ore Falanghina Beneventano Igt 2015. Cantine Tora. Falanghina in purezza.
Puro e saldamente dorato il vino che fa capolino dal bicchiere. Il sensitivo bouquet è affastellato da modulate ed intense credenziali di tanta buona frutta fresca, vezzi floreali di magnolia e di ginestra e captazioni vegetali di erbe officinali. Sentori idrocarburici completano poi tutto il quadro aromatico. In bocca fa il suo ingresso un sorso secco, generoso, verace, tagliente, glicerico e di buon corpo. Ricca e composita la tensione gustativa, che esprime tonicità, reattività, armonia, grazia e seduzione. Durerà certamente ancora per alcuni anno. Affondo finale persistente.
Libero Falanghina Taburno Doc 2014. Fontanavecchia. Soltanto Falanghina.
L’aspetto cromatico è segnato da un solare colore giallo dorato. Tavolozza aromatica costellata da congrue connotazioni di mela annurca, pera spadona, melone bianco, mandorla, gelsomino, erbe aromatiche, anice, zafferano e vaniglia. Impatto del sorso sulla lingua complesso, grasso, avvincente, espansivo, mieloso, arrotondato, balsamico e tartufato. Spalla acida fremente di pura freschezza dopo nove anni di invecchiamento. All’orizzonte non si scorge ancora il crepuscolo. Finale sorprendentemente lungo, accattivante e persistente.
Fiorduva Costa d’Amalfi Doc 2014. Marisa Cuomo. Blend di Ripoli, Fenile e Ginestra.
Lo sguardo si posa su un coreografico colore giallo dorato e luminoso. Estremamente fulgido il consacrato e sospiroso bouquet, il quale riesce subito ad allietare le narici propinando a tutto spiano tipicità olfattive dei Monti Lattari che stuzzicano l’olfatto. Allora facciano la conta: credenziali di frutta fresca ad libitum, in particolare agrumi della Costiera Amalfitana, elargizioni floreali di bianco vestite, gradevoli umori vegetali, sensitive connotazioni speziate e consistenti fraseggi idrocarburici. In bocca arriva un sorso ben disteso sulla lingua, profondo, aggregante, sapido, minerale, polposo e granitico. Un venticello fresco alita per tutto il cavo orale. Percezione tattile affascinante, rotonda, scattante, seducente, ammaliante e performante. Al momento non si sa ancora quanto potrà durare, speriamo ancora per molto tempo. Il finale è impressionante per persistenza, avvolgenza e voluminosità.
Clos d’Haut Fiano di Avellino Docg 2013. Villa Diamante. Fiano in purezza.
Ecco qui un campione di Fiano di Avellino prodotto in poche migliaia di esemplari e voluto fortemente dal compianto Antoine Gaita.
Nel bicchiere si staglia un luccicante, sontuoso e stupefacente colore dorato. L’ampio spettro aromatico detta subito i tempi al naso per affermare la sua esplicita vocazione, che in primis è quella di favorire un grande impatto olfattivo. In successione si colgono caratteristiche profumazioni fruttate, floreali e vegetali di eccellente caratura, insieme a focalizzate costumanze speziate, balsamiche e mielose. Approccio palatale netto, intenso, voluminoso, tonico, scalpitante, complesso, strutturato, caratteriale, collusivo, accomodante, morbido, agrumato, fresco, sapido, arioso e dinamico. Gusto torbato, bene articolato, elegante, denso, fibroso, cangiante e di grande personalità. Tagliente di freschezza la carica di acidità. Dieci anni sono ancora pochi per arrivare allo zenit. Scatto finale imperioso e persistentemente appagante.
Vittorio Greco di Tufo Riserva Docg 2008. Di Meo. Solo Greco.
Livrea disegnata da un solare colore dorato, che più dorato di questo non si può. Dal sensitivo crogiolo si sprigionano voluttuosi profumi che evocano tanta buona roba, con in testa una grande scorta di frutta fresca, matura e/o secca. Spiccata la florealità di gelsomino, biancospino e ginestra, che si interseca con sospiri vegetali di muschio, menta e timo. Gradevoli poi le captazioni idrocarburiche, speziate, sulfuree e di pietra focaia. Sulla lingua atterra un sorso pieno, pimpante, opulento, potente, ficcante, reattivo, balsamico, vitale e vibrante di energia. Sferzante l’acidità che dona un’ottima freschezza. Nel prosieguo il vino si rende anche protagonista di percezioni morbide, arrotondate, fini, eleganti, equilibrate, ben ritmate e dinamiche. Passerà sicuramente molto altro tempo prima ancora di arrivare al capolinea. Il retroaroma è segnato da una lunghezza infinita.
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