Sold out al St. Regis di Roma, il bellissimo albergo vicino Termini, per la degustazione di bianchi campani fatta con il caro amico Fabrizio Russo, storico punto di riferimento dell’enogastronomia nella Capitale e in Italia.
Come sono andati?
Prima di offrirvi brevi note, voglio fissare i due concetti che ho cercato di trasmettere in sala.
1-La viticoltura campana di qualità è una viticoltura del freddo, ben lontana dagli stereotipi del Sud caldo che produce vini fruttati e maturi.
2-La Campania è una regione sostanzialmente bianchista, cosa che neanche la maggior parte dei produttori ha ancora capito. Lo dimostra, tra l’altro, al netto del variegato patrimonio varietale bianco autoctono che nessun’altra regione può vantare, la 2011 che qui ha avuto splendide espressioni interpretative.
La scelta dei vini è stata mia, il pubblico era di appassionati competenti e ho cercato di offrire loro alcune spigolature e spunti di riflessione.
PerEva 2011 Costa d’Amalfi doc Tenuta San Francesco, Tramonti.
Siamo partiti da questo bianco da uve falanghina, pepella e ginestra coltivate a 600 metri non lontano dal Valico di Chiunzi. Un vino fresco, ricco di fiori e frutta bianca, con uno splendido attacco acido ai lati della lingua dopo il quale si ricompone velocemente al centro del palato prima di un veloce rimbalzo verso la chiusura amara e pulita. Snello, elegante, con la temperatura più alta mette in evidenza tanta buona frutta.
Greco di Tufo 2011 docg D’Aione, Tufo
Il vino che forse mi ha spiazzato di più. Lo avevo scelto perché Angelo Valentino ama i vini abbastanza ricchi e pensavo di offrire un Greco più facilmente leggibile. Mi sono trovato invece di fronte ad un bianco di grande stoffa sulfurea, totalmente dominato al naso da questo sentore coniugato a una nota agrumata evoluta. In bocca tanto corpo, carattere, lungo e pulito nel finale. In arrivo una verticale.
Vigna Cicogna 2011 Greco di Tufo docg Benito Ferrara, Tufo
Un bianco affidabile e collaudato, la giusta mediazione tra l’esplosione sulfurea del Greco e le note fruttate che lo rendono più facile e piacevole. Senza però incedere in alcuna nota dolce: la bocca vede prevalere la sensazione di salato, grande corpo, decisa chiusura pulita con nota amarognola molto piacevole. Promessa di grande longevità.
Greco di Tufo 2011 docg Bambinuto, Santa Paolina
Il nostro vino slow che mi faceva piacere far provare a distanza di due anni. Decisamente ricco e agrumato, in buona evoluzione olfattiva mentre al palato registra una verve acida ancora incontenibile che lo rende un grande bianco da abbinamento a qualsiasi tipo di cibo.
Exultet 2008 Fiano di Avellino docg Quintodecimo, Mirabella Eclano
Luigi Moio ha proposto la sua terza annata ed è stato interessante studiare l’evoluzione di una vendemmia decisamente ricca e interessante sia per i rossi che per i bianchi. Qui il naso è ancora dominato dalle note dolci e balsamiche del legno. In seconda battuta c’è un po’ di frutta. In bocca il vitigno si rivela anzitutto con la sua inesauribile freschezza, piacevole, con una buona progressione verso un finale amarognolo e gratificante. Da attendere ancora.
Vigna della Congregazione 2011 Fiano di Avelino docg, Villa Diamante. Montefredane
Un classico davvero ormai ben definito, nato da una agricoltura compatibile, decisamente piacevole con la frutta in prima battuta olfattiva a cui seguono sentori di sottobosco, note tostate, un pizzico di fumè. In bocca è materico, lungo, ampio, ben sostenuto da un’acidità che annuncia, come in tutte le precedenti edizioni, una lunga evoluzione nel tempo.
Fiano di Avellino 2010 docg Guido Marsella, Summonte
Ora che in tanti escono con un anno di rittardo Marsella decide di aspettarne due. E fa bene perché il suo Fiano ha sicuramente una grande verve giovanile ma al tempo stesso appare equilibrato con una buona evoluzione olfattiva segnata da note balsamiche, fumé e di sottobosco. La sala era quasi incredula che questo e il precedente siano Fiani passati semplicemente in acciaio. Un lungo e fantastico cammino attende questo bianco.
Pietraincatenata 2011 Fiano Paestum igt. Maffini
Unico esempio di vino da uve biologiche coltivate non su suolo vulcanico. Rispetto ai precedenti appare più ampio di frutta gialla, il legno decisamente ben integrato anche se presente con note balsamiche e di miele millefiori. In bocca c’è tanta acidità che come al solito risolve ogni problema e spinge questo Fiano verso buone premesse evolutive. In buon equilibrio.
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