Alice e lo gnocco fritto delle meraviglie, una favola, all’Osteria Robebuone

Osteria Robebuone, calore aggiunto

di Marco Galetti

Osteria Robebuone a Oreno di Vimercate. Alice nel Paese delle Meraviglie è un romanzo fantastico del 1865 del matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, più noto sotto lo  pseudonimo di Lewis Carroll, Carroll nel suo racconto si diverte e fa divertire con regole logiche, linguistiche, fisiche e matematiche, giochi di parole, figure retoriche e proverbi  che hanno stuzzicato a tal punto la fantasia di chi legge tanto che, moltissimi autori italiani si sono cimentati nell’impresa della traduzione del romanzo dello scrittore inglese.

Alice e lo gnocco fritto delle Meraviglie è un raccontino di fantasia del 2019 dell’autore di questo post, milanese, ma mezzo toscano e mezzo fufblogger, che vuol provare a giocare con le parole conscio che l’autoironia e il sorriso non siano sufficienti a salvare il mondo ma possano servire a farcelo vedere sotto un’altra luce quella delle favole, dove la verità, se pur camuffata, viene a galla come uno gnocco fritto e ci colpisce al cuore, perché la metrica e i giochi di parole, se si sanno ascoltare, possono essere per gli adulti come le filastrocche per i bambini, piccoli sogni ad occhi aperti, luoghi surreali nei quali farsi condurre lasciandosi affascinare… (volendo, continua dopo le foto e le didascalie***)

La coppa, capocollo, capicollo è un salume “a rischio” per chi lo ordina, spesso viene propinato un insaccato che sembra voglia contribuire al difficile smaltimento della plastica, invece di sentire una dolce melodia vien voglia di dire non me lo dia più; questo di Giuseppe Cervellera, invece è tutta‘n’ata storia, arte norcina da quattro generazioni che dall’uso familiare e amicale è passato a diffusione locale, poi nel 2000 Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, innamorandosene, ne favorì la conoscenza e la diffusione che oggi ha superato i limiti nazionali.

Sinteticamente le fasi di lavorazione sono: salatura, marinatura nel vin cotto, asciugatura, affumicatura col legno di fragno (che cresce solo in queste zone) e stagionatura nei trulli i cui muri spessi evitano dannosi sbalzi di temperatura

Gli gnocchi a chilometro zero sono fatti con la patata di Oreno, tubero a pasta bianca ideale per questa preparazione, prodotto che ha ottenuto la Denominazione Comunale la cui coltivazione iniziò su terreni riservati a vigneti espiantati causa malattia.

La semina di queste patate avviene in primavera, la raccolta a settembre coincide con l’organizzazione della Sagra della patata, organizzata con cadenza biennale dal Circolo Culturale di Oreno, un piccolo borgo dedito alla coltivazione della terra fin dal Medioevo; l’ottimo equilibrio tra i diversi componenti minerali di questi terreni permette di trattenere l’umidità e di evitare il ristagno dell’acqua favorendo la coltivazione di queste patate che dal 2008 possono fregiarsi anche del marchio Made in Brianza, riconosciuto dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, che attesta le caratteristiche qualitative ed il rispetto del disciplinare di produzione nell’ambito di una filiera produttiva corta, controllata e rintracciata.

Gnocco fritto e considerazioni: la percezione che il livello sia alto si prova alla vista, al profumo, al tatto (non ungono e arrivano a livello ustione) e all’assaggio, la certezza che oltre la golosità ci sia di più si ha una volta spenta la candela e passata lo nottata beati tra due guanciali (diciamo cinta senese e amatrice); abissale, anche per un profano dello gnocco, la differenza con la gran parte di quelli che ormai tutti propongono pensando erroneamente basti friggere, senza premurarsi di usare un olio adeguato, di cambiarlo spesso e non malvolentieri e di controllarne la temperatura, ma non basta, ci si deve mettere passione, seguirne amorevolmente la preparazione, scolarlo adeguatamente e servirlo subito, proprio come ci hanno insegnato le nostre mamme che nel giorno di frittura scomparivano per ripresentarsi solo al momento della consegna, bollente, della frittura in questione, nel mio caso si trattava di patate, zucchine e ultimi ma non ultimi: carciofi fritti, ma che ve lo dico a fa….

Nel borgo medievale era prevista una serata di musica dal vivo, smesse le armature da ufficio e abbandonati i cavalli motore nelle scuderie, sudati e sbuffanti dopo una corsa a passo d’uomo in tangenziale, i giovani rampanti senza cavallino e con gli ormoni in evidenza, gettavano un mi ami senza esca alle giovani donne in carriera che cercavano l’opportunità di un accoppiamento senza complicazioni od equilibrismi che superassero la soglia dei dodici centimetri dei loro tacchi pronti a rigirarsi in direzione della strada di casa subito dopo l’incontro ravvicinato.

Molto più probabile un cornetto del giorno dopo che la sosta fino all’ora del cornetto nel letto del maschio beta di turno, utensile usa e getta quanto l’amo col mi ami che di romantico non aveva nulla se non nel tono a metà strada tra quello del tirocinante in cerca di successo costretto all’eccesso di una vita frenetica acca ventiquattro della stessa misura dei tacchi agognati.

Le donne a posto alle quali cedere il posto non esistono più e rimangono solo posti in piedi, posto che per i piedi ci sia spazio di manovra, ma la manovra di avvicinamento, mento contro mento, che ha una sua verità, stavolta sembrava aver dato i frutti sperati, le sue pere notevoli avrebbero preso il posto che il frutto della passione non aveva perso mai, ma prima bisognava fare la sua conoscenza evitando un approccio banale e qualsiasi rima in proposito, un proposito buono, a proposito, avrebbe potuto essere quello di mostrarsi nudo in abbigliamento casual, la verità nascosta, subito dietro il primo strato di falso in bilancia, l’accenno di pancia, palestrata insufficientemente, non mente, ma quando l’interesse si fa puro, è duro riconoscersi morbidi di cuore e desiderosi cure e di attenzioni.

Dopo averle parlato del meno, perché le parole sono restie a farsi strada quando la lingua vorrebbe dardeggiare facendosi strada nella sua bocca promettente, pensando che le parole dirette e sincere di Renga “La vita è un gioco di ruolo e nessuno ha mai vinto se ha giocato da solo” se pur dirette e sincere potessero suonare melodie già sentite, scelse le sue e le chiese quello che sempre si chiede quando ci si mostra per quel che si è, mi piacerebbe rivederti, usciamo insieme una sera…

Lei colse nei suoi modi la voglia di coglierla, ma anche tanto pudore e un accenno malcelato d’amore dai toni adolescenziali, così scelse di non consumarlo sfidandolo alla guerra della doppia spunta blu, volentieri, gli rispose, posando i suoi occhi in quelli di lui un attimo più del necessario e togliendoli un attimo prima che lui si decidesse a baciarla.

Trovarono posto all’Osteria Robebuone di Oreno, i tavoli all’aperto nella graziosa piazzetta del borgo medievale erano occupati, si accomodarono all’interno in un tavolo d’angolo mentre la musica dal vivo facendosi coraggio varcò la soglia del locale, lui si fece coraggio e le prese distanze e misure che sarebbero diventate utili al momento dell’assalto finale, in attesa dei titoli di coda e senza aver ancora capito che genere di film stessero interpretando, si accorsero che il tavolo vicino era composto da quattro prelati pelati in libera uscita che non potendo assaporare il gusto della gnocca avevano optato per una più conveniente serata a base di gnocco fritto, salumi e sguardi di rimprovero verso una giovane coppia in erba senza il vizio del fumo né dell’arrosto, nell’età nella quale non si ha nulla ed ancora tutto possibile anche l’impossibile.

Quando ai tavoli vennero portati i piatti di culatello e i cestini fumanti di gnocco fritto, gli sguardi dei prelati non riuscirono a cogliere gli incroci di parole d’amore che stavano avvenendo al tavolo vicino ma capirono dagli sguardi quel che stava avvenendo, mangiando culatello lui fece un commento a bassa voce e ad alto sguardo nei suoi nei suoi occhi verde acqua e vide un mare di possibilità, rotte oceaniche verso approdi solo immaginati, sentendosi acuto evitò di metterla all’angolo complimentandosi con lei per il suo lato B da morso col quale, sentendosi un potenziale stallone, tenne a freno le labbra, parzialmente raffreddato ridistribuì il sangue anche nel resto del corpo e dando un morso ad occhi chiusi allo gnocco sentendosi sulla strada per il Paradiso, perduto di lei sorrise ripercorrendo ad alta voce il gustoso percorso tutto curve della gnocca la suo fianco.

Tutto sembrava concorrere ad un finale scontato con lei turbata ed imbarazzata, lui in frenata di ripensamento e ravvedimento, in avvicinamento i rimproveri scontati dei prelati indignati dal tavolo attiguo.

Invece Alice e il suo gnocco fritto delle meraviglie fecero il miracolo, al primo morso di gnocco fritto accompagnato dal culatello gli apparati sensoriali dei Cardinali, stimolati nei punti cardinali posti a Sud, Nord, Ovest, Est di Paperino andarono in tilt disorientando i prelati che, quando lui finalmente si decise a baciarla, si alzarono in piedi applaudendo una bella ragazza con la passione dello gnocco e un giovane timido, ma non troppo, diviso tra la passione per lo gnocco e quella per la gnocca.

Osteria Robebuone Oreno di Vimercate.
Via Borromeo 5
Oreno di Vimercate MB
https://www.robebuone.it/

 


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