di Marco Galetti
Dopo una trentina d’anni sono tornato.
Mi è bastato costeggiare lentamente il Naviglio Pavese per trovare, oggi come allora, un parcheggio, là dove un tempo c’erano le nostre moto, a pochi passi dal locale sorto al posto di una vecchia balera milanese…le siepi di biancospino, il pergolato di glicini, ai margini dei campi da bocce, c’è ancora tutto, incredibile, uno dei miei locali del cuore che mi ha accompagnato lungo la linea post adolescenziale che credevo infinita, quella che, volendo, mi avrebbe permesso di provare ognuna delle settecento etichette presenti in carta, ogni sera una diversa e una diversa ogni sera…
Il tre marzo ottantuno, nasceva a Milano alla guida di Fabrizio Paganini il Grand Hotel Pub, si suonava Jazz, Blues, si faceva cabaret, da qui sono passati Cooper Terry e Aida, Jannacci, Lella Costa, Angela Finocchiaro e Lucia Vasini, per dirne alcuni, oggi, nell’era del digitale, sbiadita l’impronta del Pub, il locale, senza per altro stravolgersi, si chiama Osteria Grand Hotel, Fabrizio, dopo anni di passione e dedizione è ancora la suo posto, il posto, opportunamente e sapientemente rinfrescato, fortunatamente è sempre lo stesso.
Un punto di forza, che definirei esclamativo, è la carta dei vini, che, pur lasciando spazio a piccoli produttori emergenti, presenta bollicine italiane e francesi, una trentina di vini naturali, oltre duecento etichette di Barolo, un centinaio di toscani, una quarantina di proposte dalla Borgogna, altrettante di vini da dessert.
Soluzioni per tutti i gusti e per tutte le tasche, volendo, il contesto lo prevede, grandi opportunità per risolvere l’annoso problema della sete miscelata, provare più cose per sentirsi appagati.
Al di là della stimolante proposta enoica ed eroica per un’Osteria dai prezzi abbordabilissimi, menzione speciale per i formaggi, che provengono da selezionatori qualificati, e ai quali è dedicata una pagina della carta, e per i salumi da produzioni di nicchia.
In cucina una ventina di scelte divise tra antipasti, primi e secondi piatti, con un’attenzione particolare alla stagionalità delle verdure, cinque o sei dolci a completare la proposta.
In sala, in giardino e nella bella veranda con i tavoli elegantemente apparecchiati, si viene serviti con garbo e tempi slow, che non è un difetto, anche molti stranieri alla ricerca di un buon calice, scelgono la strada dritta e romantica del corso d’acqua milanese che offre locali modaioli usa e getta ma anche storici e suggestivi punti fermi come questo.
Ma è la Milano che non ti aspetti, quella appena celata dai cortili e dalle vecchie case di ringhiera che si specchiano nell’acqua a stupire, lo spazio col cuore si allarga, lo splendido giardino e i campi da bocce mi appaiono sotto un’altra veste, sarà perché ci sono sempre venuto di sera, con scopi diversi, i pensieri notturni lungo la notte milanese e l’amato Naviglio, uno dei locali dei miei vent’anni, contenitore di storie già raccontate, da raccontare o ormai dimenticate, l’Osteria Grand Hotel, che per me rimarrà sempre “dal cugino di Pau”.
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