Osteria del Vicolo a Mormanno
Vico I° San Francesco, 5
Tel. 0981 80475
Aperto a pranzo e cena
Che straordinario viaggio la Salerno Reggio. Qui, quando i viadotti spettacolari sfidano i mille metri e le gallerie infinite entrano nel ventre delle montagne del Pollino, c’è Mormanno, piccolo paese un tmpo rinomato per l’industria della pasta D’Alessandro e mille altre attività, tra cui appunto la prima costruzione dell’autostrada che ha sistituito le Statali 18 e 19 che da Npol portano alle Calabrie come si diceva un tempo.
Nasce proprio per sfamare gli operai la trattoria Osteria del Vicolo, la fonda Pina negli anni ’60. Nasce come cucina di servizio e mescita di vino per poi passare, con l’ingresso dei figli Francesco e Vincenzo e Catia, moglie di Francesco, alla pizza raggiungendo numeri che sarebbero ragguardevoli anche per una pizzeria di Napoli.
Poi lo scenario è cambiato, la popolazione è scesa sotto i mille abitanti e arriva la decisione di ritornare alle origini senza rinunciare alla pizza di sera. I due fratelli e Catia si specializzano nella cultura materiale del territorio a partire dalla conoscenza dei vini del Pollino e di tutta la Calabria, nel sostegno alla coltura delle lenticchie e dei fagioli bianchi del poverello, legumi tipici di queste montagne e una cucina assolutamente legata alle tradizioni, dalla pasta fresca alle verdure e agi ortaggi, passando per il bocconotto, tipico dolce fatto in casa, le zuppe, il baccalà e le carni locali accompagnate da funghi e tartufi di cui il Pollino è pieno.
Sapiente l’uso delle erbe e delle spezie che crescono spontanee in una tradiziona gastronomica che attinge in parte dalla vicinissima Lucano (Mormanno è la seconda uscita calabrese della Salerno Reggio dopo Borgo Laino) in parte dalla Calabria. Completano il tutto la cultura dei formaggi, buonissimi da latte vaccini ovini. Non possono mancare salui e prosciutti nel ricco antipasti, tutti rigorosamente locali.
Ci siamo tornato dopo tanto tempo dalla nostra visita e non possiamo che confermare la gioia della prima: non c’è stanchezza m ancora tanta voglia di fare e di conoscere, di proporsi per la qualità eccelsa della materia prima, l’esecuzione dei piatti e un prezzo giusto. Catia si decica con passione anche ad un blog nel quale racconta le scoperte e parla della sua terra in attesa che i figli siano pronti a prendere il testimone.
Un posto che fa parte di quellA che io definisco la spina dorsale della cultura gastronomica mediterranea italiana.
Quando salite e scendete lungo l’autostrada più bella d’Italia, fate uno sforzo, uscite a Mormanno e in dieci minuti sarete dentro il Vicolo delle meraviglie.
Spenderete fra i 30 e i 40 euro, vino escluso.
Cosa di mangia all’Osteria del Vicolo a Mormanno
REPORT 18 ottobre 2011
Vico I San Francesco, 5
Tel.0981.80475
Chiuso il mercoledì, mai in agosto o festivi
Ferie a novembre
I nostri lettori già conoscono questa bella osteria dei fratelli Francesco e Vincenzo Armentano perché abbiamo presentato la loro mitica ricetta della zuppa di lenticchie ottenuta con i legumi del Pollino divenuti Presidio Slow Food. Noi vi diciamo di uscire dalla Salerno-Reggio a Mormanno, fare tre o quattro chilometri, parcheggiare l’auto all’ingresso, godervi il bellissimo paese ai confini tra Calabria e Basilicata e, infine, tuffarvi in questo vicolo facendo perdere le vostre tracce. Ne uscirete con 25 euro in meno e una colonia di sapori che vi daranno coraggio nella vostra impresa di riprendere l’autostrada.
Qui il chilometro zero ha un senso perché non è ideologico: acqua del Pollino, il Parco Naturale più grande d’Italia, vino di montagna, fresco e generoso, beverino perché ottenuto da più uve della vigna del nostro trattore, pane squisito fatto in casa con il forno a legna. E, dulcis in fundo, l’olio d’oliva dal profumo di Calabria. Quattro motivI per venire e stare seduti qui, alle spalle della splendida chiesa madre di Mormanno.
Quando mancano le carni i legumi sono importanti, decisivi per la sopravvivenza della società rurale. Ecco allora i fagioli bianchi tipici dell’Appennino e che risalgono ai romani come rivela la loro forma tonda, le lenticchie rilanciate con il presidio Slow Food.
C’è poi il trionfo di verdure come solo al Sud sappiamo fare, proprio perché ci dovevano far dimenticare che non c’era carne a tavola.
E se la melanzane si legge in Siciliano, il peperone è sempre e comunque calabrese.
E Giovanni ci presenta dei peperoni ripieni che hanno un sapore pazzesco.
Qui la pasta e fagioli non è azzeccosa come usa a Napoli, ma alla maniera contadina, a zuppa. Un po’ brodosa come si usava nelle campagne.
Sapete che vi dico? Non ho alcun motivo per riprendere la Salerno-Reggio!
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