di Marco Contursi
Questo è il racconto di una delle cene più belle del 2024, per cibo, vino e compagnia (Brillat-Savarin docet).
Che potrete fare pure Voi, a patto di telefonare un paio di giorni prima e dire “Augusto, mi fai quello che hai fatto a Marco”.
Osteria del Notaro a Ceraso, collina cilentana a due passi da Velia, si sta freschi anche quando giù al mare si superano i 30 gradi la sera.
Augusto Notaroberto, proprietario e sommelier di lungo corso, la moglie Francesca e il figlio Stefano, oggi ai fornelli, si faranno in quattro per farvi stare bene. E con noi ci sono riusciti benissimo.
Mozzarella nella mortella, sia nella versione tradizionale, ossia vaccina, sia nell’inedita per me, versione bufalina. Eccellenti, tradizione batte innovazione ma di poco.
Però c’è la focaccia con i pomodorini di Augusto “schiattati “sopra e quella di grani antichi con il guanciale che si “spegne “ e Massimo ci aggiunge la mozzarella, ed io chi sono per non imitarlo? Matrimonio (mortella-guanciale) riuscito tra uno dei tagli più succulenti del maiale e un prodotto caseario che ci rimanda ad un tempo lontano, quando i pastori del Gelbison, il monte sacro, trasformavano il latte in alpeggio e portavano a valle il prodotto avvolto nelle fronde di mirto, conferendogli profumi vivi di erbe spontanee e fiori di campo. Salume chiama bollicina e qui, come nel resto della cena, ci viene in soccorso Mario, il fratello di Augusto e titolare della Cantina Albamarina con uno dei suoi vini: L’Eremita, spumante brut di Fiano, di grandissima piacevolezza.
La bollicina e l’acidità sgrassano e rinfrescano il palato, e lo preparano al primo piatto, fusillo di Felitto con ragù misto.
Mamma che buono, bello tirato, sembra quasi fatto da un napoletano. E invece sono stati Stefano e la sua mamma, continuità di sapienza in cucina che sta facendo la fortuna di questa osteria della campagna cilentana.
Ma il fusillo chiama la carne e subito arrivano i due piatti del viaggio, quelli che dovete prenotare se venite qui, sennò tanto vale farvi un panino con la mortadella.
Perché quando provi qualcosa di così buono, non ha senso scegliere altro: braciola di vitello e, udite udite, Braciola di Cotica.
Cotte alla perfezione, saporitissime, leggere che ho dormito come un angioletto.
Nonostante non ci siamo risparmiati sul vino, prima col fiano fermo Valmezzana, freschezza agrumata e balsamica di macchia mediterranea, e poi a chiudere col Futos, aglianico di 4 anni, dal tannino gentile, che è stato il compagno perfetto del capretto con patate, cotto al forno col mirto (la morte sua) e con le melanzane imbottite, elogio della cilentanità al quadrato.
Un Dolcino coi fichi (buono ma migliorabile la frolla, che a me piace più tenace), un goccio di amaro della casa, e un abbraccio ad Augusto per una cena che si farà ricordare, per cibo, vino e compagnia.
Il consiglio? State ad Ascea, e dintorni? Bene, fate passare la settimana di ferragosto, poi chiamate Augusto e gli dite “Mi fai trovare i fusilli e la cotica di Marco? O il capretto e la pizza col guanciale? O tutti e quattro, ma dovete essere stomaci allenati. Perché non si lascia niente nei piatti.
Ricapitolando, se fate come vi ho detto, avrete buon cibo e buon vino, per la buona compagnia, se mi volete a cena con Voi, basta dirlo, un ripasso di quella cotichella me lo farei volentieri. E magari vediamo pure quel guancialotto sulla pizza come si è mantenuto….
Osteria del Notaro
Via Isca 17 Ceraso (sa)
tel 0974 61294
prezzo medio 30-35
Scheda del 27 aprile 2018
di Maura Ciociano
Se siete in giro nel Cilento e cercate un posto davvero verace dove mangiare è d’obbligo fare una tappa all’Osteria del Notaro di Ceraso. Un bel locale a conduzione familiare, circondato da ulivi secolari, alle pendici del monte Gelbison e a dieci minuti dal sito archeologico e dal mare di Elea – Velia. Facilmente raggiungibile perché situato a pochi metri dall’uscita di Ceraso della variante alla strada statale 18 che da Paestum porta a Sapri.
L’oste è Augusto Notaroberto, da sempre impegnato nel Cilento nella ristorazione di qualità e “fratello d’arte”: Mario, il fratello maggiore, gestisce infatti un ristorante, Il Notaro appunto, nel Granducato di Lussemburgo dal 1986 e produce vino a Palinuro con l’azienda Albamarina, mentre l’altro fratello, Aniello, ha un frantoio dove produce extravergine a pochi passi da qui, a Castinatelli di Futani.
Augusto, il patron, oltre ad un ricco menu con molte voci (il locale è anche pizzeria) propone ormai da diversi anni – e dunque per convinzione, fuori dalle mode – due menu a Km zero: uno di terra e uno di mare nei quali cerca di valorizzare al meglio i prodotti stagionali del territorio cilentano che trova a due passi da casa.
Il consiglio è di cominciare con i ‘ruspitieddi’ (rospi) cioè bocconcini fritti di pasta cresciuta con finocchietto e fiori di zucca. Ma anche arancini e crocche’ di patate (vere!) sono molto buoni. La frittura è molto ben eseguita, asciutta, croccante e leggera.
Tra gli antipasti, anche una ricca ‘tavolozza’ di verdure e le immancabili melanzane ‘mbuttunate, altro piatto tipico cilentano.
Se scegliete il menù di terra, trovate la soppersata di Gioi Cilento (Presidio Slow Food), il caciocavallo podolico di Novi Velia, i fusilli al ragù cilentano con braciola di carne o di cotica, la pasta con i ceci di Cicerale, gli involtini di carne locale, e, per chiudere, i tipici dolci di castagne, come le pastorelle, ma anche gli scauratieddi (zeppoline di acqua e farina, con il miele).
Nel menu di mare il posto d’onore spetta alle alici di menaica pescate nel mare di Pisciotta (Presidio Slow Food) che vengono proposte in decine di varianti, dagli spaghetti, alle alici “‘nchiappate”, cioè imbottite con una farcia al cacioricotta di capra (anche questo Presidio Slow Food). Augusto, acutamente, ha infatti deciso di continuare a proporre la tradizione della vecchia cucina cilentana di mare, che è – di fatto – terragna. E dunque, qui l’alice si sposa con il pomodoro, l’uovo, il formaggio, le patate, e così via. Le alici si preparano inoltre alla scapece, marinate, gratinate e diventano persino delle squisite polpette.
Sempre in omaggio alla tradizione Augusto, insieme al nipote Vittorio, propone la rivisitazione di una vecchia ricetta contadina il “panuoddo”, contrazione di “pane muoddo”, ovvero morbido, soffice che viene cotto nel forno a legna e farcito con prodotti locali. «Ricordo ancora – afferma Augusto – i contadini ed i pastori che lo arrotolavano in spessi panni di lana grezza, in modo da conservarne a lungo il calore e la morbidezza. Per mangiarlo lo tagliavano a metà, lasciando un lato chiuso e lo farcivano con lardo e cacioricotta di capra in inverno e, con pomodoro e origano, d’estate».
La Locanda del Notaro è anche tra i primi ristoranti cilentani ad essersi specializzato nella produzione artigianale di menù senza glutine per i celiaci. Il locale ha una bella cantina con etichette campane e nazionali mentre l’olio utilizzato è prodotto dall’azienda di famiglia. Anche il servizio è informale ma attento, quasi casalingo.
L’ambiente, arredato in maniera molto semplice ma confortevole si divide in una sala interna e una grande veranda. D’estate si può prendere un aperitivo o semplicemente fermarsi a chiacchiare nello spazio esterno, sotto gli ulivi. Si parcheggia facilmente e c’è anche un parco giochi per i più piccoli.
Pagherete un conto anti-crisi sui 25-30 euro, vini esclusi.
Locanda del Notaro
Via Isca, 19
Tel. 0974 61294 – 360 755755
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso il martedì, mai in estate.
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