di Marco Galetti
Come un salmone.
Dopo un bagno ristoratore ad Arma di Taggia, andare a cercare ristoro in Valle Argentina potrebbe rivelarsi un’idea azzeccata, anche se la stagione dei bagni è ormai agli sgoccioli, fuori gocciola e il costume da bagno con l’orso Yoghi è già stato messo in letargo.
Guido serenamente controcorrente e, come un salmone, risalgo la corrente del torrente e delle incomprensioni, Triora mi ha già fatto veder le streghe senza neppure esserci stato, mi fermo prima, la rotonda della olive e della discordia, a quindici minuti accademici di distanza.
A Badalucco c’è un turismo diverso, meno concentrato e più fluido rispetto ad Arma, tutto scorre, serenamente, sarà la vicinanza delle olive…
…torno volentieri, dopo un paio d’anni d’assenza, dal Signor Ivo e dalla Signora Franca, una coppia di produttori d’olio che dal 2011 gestiscono un’osteria in un vicolo caratteristico del centro storico di Badalucco, Cian de Bià, il piano di Biagio, deve il suo nome al vecchio proprietario dell’uliveto acquistato nel secolo scorso dai nonni materni di Franca.
In questo locale in legno e pietra viene utilizzato l’extravergine di taggiasca, olio a chilometro zero prodotto dalle oltre mille piante distribuite nei tre ettari di terreno dell’Azienda Agricola di famiglia.
Impossibile non apprezzare, almeno saltuariamente, il loro menù guidato che è l’insieme delle pietanze tipiche della tradizione contadina che venivano gustate nelle occasioni più importanti dell’anno, la formula del menù del Priore, comprensivo di acqua e caffè, prevede, dopo aver scelto un buon vino dalla loro ben fornita cantina, di affidarsi a loro e lasciarsi coccolare per il tempo necessario dai numerosi assaggi territoriali ben presentati e serviti al lume di candela.
Dopo il romanticismo e prima del verismo, una volta spenta la candela, una coppia, con una bottiglia di Champagne Jean Comyn Harmonie Brut, si potrà alzare dal tavolo, leggera e alleggerita di soli euro ottanta, ottanta mi dà tanto, vado a memoria:
frittelline di patate e zucchine, bresaola e scaglie di grana, insalata russa, vitello tonnato, branda, ravioli di erbe e formaggio, gnocchi pomodoro e pesto, coniglio, patate arrosto, cima, salsa verde, un abbozzo di creme caramel e caffè.
Se si è fortunati potrà capitare di poter assaggiare la basica ed imperdibile frandura, una tipica torta ligure a base di farina, latte, patate e formaggio, servita, come ravioli e gnocchi, in capienti terrine che invitano alla convivialità ma anche alla lite per l’ultimo gnocco…
Elenco, in ordine sparso, le ragioni per NON venire:
L’eco, in Valle Argentina, è troppo squillante, sembra una risata, di scherno per chi, come me, molto raramente abbandona la riva del mare per quella di un torrente.
L’appuntamento non è un pezzo della Vanoni.
Non apprezzate il menù di territorio, men che meno se guidato dopo aver guidato una ventina di minuti tra curve semimontane o semicurve collinari.
Adorate i menù turistici e acchiappaturisti dei locali strapieni e copia incolla di ogni cittadina balneare che si rispetti.
Vi piace parcheggiare “sotto”, beh qui non è possibile, cinque, dieci minuti a piedi, però, saranno più che sufficienti.
Non vi fidate di uno Champagne che costa così poco “noi volevamo spendere molto di più” è la vostra frase per la collezione autunno (per l’inverno c’è tempo) duemilasedici.
Non vi piace l’aglio nel branda (male) e la banalità della bresaola col grana vi indispone.
La cima, la salsa verde e il creme caramel si possono trovare altrove in versioni migliori.
Vi spaventa l’idea di dovervi addentrare in una selva oscura che promette frescura.
Vi hanno detto che la Valle Argentina è piena di farfalle e al solo pensiero di poter incontrare Belen tremate come conigli per l’ansia da prestazione.
Se invece oltre a Belen, vi piace anche il coniglio, Belin, fossi in voi, un salto a Badalucco da Ivo&Franca ce lo farei…
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