di Monica Bianciardi
La zona vinicola di Orvieto è un territorio vasto ma poco valutato dal punto di vista produttivo. Un marketing applicato unicamente alle esigenze di mercato ha portato ad aumentare il numero delle bottiglie prodotte, penalizzando duramente quei pochi viticoltori artigiani che il vino lo fanno con dedizione da anni prediligendo la qualità alla quantità. Produzioni su larga scala e utilizzo di vitigni internazionali consentiti in percentuali fino al 40%, hanno oltremodo contribuito ad una omologazione nelle tipologie dei vini provocando un deterioramento della denominazione, con conseguente vendita a prezzi irrisori per la maggioranza delle bottiglie che si trovano in commercio.
In realtà la storia dei vini di Orvieto è legata come in molte altra zone d’Italia agli Etruschi i quali già all’epoca compresero le potenzialità del territorio sviluppandone la viticoltura. In seguito la zona divenne meta preferita per la villeggiatura di pontefici e clericali. Questa consuetudine dette origine alla dicitura “vini dei Papi” la quale contribuì alla fama dei vini Orvietani durante il XVI-XVII secolo.
Un cambiamento di rotta ha negli ultimi anni iniziato a muovere i primi passi attraverso un gruppo di produttori di cinque aziende con una filosofia condivisa per uno stile che restituisca prestigio e credibilità. Oltre le Radici della Vite è il nome del progetto nato cinque anni fa attraverso una rete d’impresa dei cinque viticoltori, Tenuta Le Velette, Madonna del Latte, Sergio Mottura, Cantine Neri, Palazzone, ed ha come obiettivo quello di risvegliare nella comunità le potenzialità vinicole del territorio. Un ritorno ai vitigni autoctoni capaci di definire al meglio la tradizione e la storia enologica di una terra variegata. Una sfida che si evolverà soprattutto negli anni a venire quando i vini concepiti con questa nuova interpretazione inizieranno a svelarsi nei tratti dati dall’evoluzione in bottiglia.
Tasting Notes
Una carrellata di assaggi abbinati ai piatti sempre ottimamente abbinati e realizzati appositamente da Burde a Firenze, iniziata dall’ annata più recente 2021 per poi andare a ritroso nel tempo.
Madonna del Latte Orvieto Classico Superiore 2021
Vitigni; Procanico, Grechetto, Verdello, Drupeggio.
Nasce su terreni di matrice sabbiosa e vulcanica, da viti piantate nel 1985; nel bicchier denota trasparenza e giovanile vivacità data da note citrine, fiori gialli, fieno, ed una lieve traccia fumè. All’assaggio vibrante di energia e sapidità, lo svolgimento è sostenuto da un corpo proporzionato che finisce con un ritorno di agrume e sale.
Cantine Neri Orvieto Classico Superiore “Ca’Viti” 2021
Vitigni; Procanico 50%Grechetto 40% Malvasia10% ed altri vitigni autoctoni.
Nasce su terreni argillosi a 300m. s.l.m. Colore paglierino deciso, le sensazioni di maturità del frutto con mela golden, pesca e rosa gialla sono ravvivati da componente di erbe mediterranee, sottili toni di balsami. Avvolgente e rotondo, la struttura è infiltrata da freschezza e spina sapida che accompagna il finale dove riemergono le erbe aromatiche.
Le Velette Orvieto Classico Superiore “Lunato” 2021
Vitigni; Procanico 20% Grechetto 40% Malvasia 20% Verdello 15% Drupeggio 5% con età compresa dai 20 ai 30 anni nate su terreni di matrice vulcanica.
Un bouquet vivace e rinfrescante con erbe aromatiche e tocchi balsamici, susina, mela, fiori; il palato veicolato da acidità e sale è ben cadenzato da carattere e struttura, finale delicatamente aromatico.
Sergio Mottura – Orvieto “Tragugnano” 2021
Vitigni; Grechetto50% Procanico40% Sauvignon10%
Colore intenso dai riflessi dorati. Frutta secca, pepe bianco, sale, resina e salvia, all’assaggio risulta asciutto e secco ha sviluppo dettato dalla componente sapida che termina su tonalità di ginger e di timo.
Palazzone Orvieto Classico Superiore “Terre Vineate” 2021
Vitigni; Procanico 50% Grechetto 30% Verdello Drupeggio e Malvasia in percentuali minori.
Suoli argillosi posti tra i 200/340 m s.l.m.
Paglierino trasparente e dorato, ha profumi dai rimandi dolci, confetto, mandorla dolce, senape, frutta e fiori gialli. In bocca la morbidezza dona uno sviluppo flemmatico, dal piacevole finale ammandorlato e salino.
Gli stessi vini nelle annate 2018 acquisiscono profondità, equilibrio e tonalità intense dai riflessi dorati, doti olfattive ricche di sensazioni dolci, con spezie e frutta a guscio a cui in taluni casi si sommano tonalità mielate, piccanti e balsamici di resina.
Nelle annate più vecchie due soprendenti 2014; Cantine Neri “Ca’Viti” ed il Le Velette Orvieto Classico Superiore “Lunato” 2014 che in entrambi casi complice anche un’annata fresca hanno manenuto delle sfumature vivide e succose del frutto con un palato saldo ed integro che ne ha garantito un’ottima tenuta alla prova del tempo.
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