di Tommaso Esposito
Nessuna allusione oscena.
Nessuna blasfemia!
‘O cocozziello, lo zucchino alla toscana e la zucchina in lingua, c’entra con San Pasquale comm’ a’ vruoccolo.
Con la differenza che il broccolo nel dì del Santo si raccoglie, mentre ‘o cocozziello si mette in orto.
E’ tutta un’altra cosa rispetto a quei bastoncelli verde scuro lucido che si ritrovano in vendita tutto l’anno.
Insapori, quasi amarognoli.
Questo qua è un ecotipo.
Tutto nostro.
Il seme si conserva e si sorveglia a vista.
Ci pensano quelli di Arca 2010.
Ecco dove nasce.
Terreno vesuviano, cinereo e fertile.
Soleggiato, appena ventoso.
Pianta nana cespugliosa.
Foglia larga a grandi dita.
E sciore sciurillo profumato che si serra quando il sole sta alto nel cielo.
Anche il frutto, verde con striature più chiare in lungo, profuma di se stesso.
Chissà se conoscete l’addora ‘e cocozziello.
Sapore delicato, ma intenso.
Appena dolce sul finale.
Tenero, ma schioccante al morso.
E’ buono in tutte le misure.
Piccoletto a crudo a’ ‘nzalata.
Poi con gli spaghetti.
Quando si fa grande che sia parmigiana.
Sicché nel vero si comprenda ciò che Sgruttendio a Coviello Ciàola dice non dicendo:
Dice chi è no chiafeo
E c’ha poco iudicio e cellevriello,
ca d’anemale è peo
chi l’ammore non ha a lo cocozziello,
e ch’è no porchiaccone e no cetrulo,
o sia viecchio, o sia giovene, o figliuolo.