I VINI DEL CAVALIERE
Uva: moscato
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro euro
Fermentazione e maturazione: metodo charmat
Vox clamans in deserto, da tempo vado predicando la necessità di non lasciar perdere il moscato, ma di recuperarlo perché apre insospettabili fette di mercato oltre ad essere parte integrante della tradizione contadina italiana e meridionale.
Vinificato in secco offre, soprattutto ai lucani, la possibilità di avere un grande bianco moderno con l’acidità tagliente e i profumi femminili, complesso e completo come un ermafrodita. Dolce, apre tutte le porte a tavola e riunifica le combriccole dopo che magari il vino ha separato appassionati e astemi durante il pranzo.
Questa azienda pestana dimostra di crederci attraverso una bella versione spumante a bassa gradazione alcolica, parliamo di 6,5 gradi, semplice e interessante dove di sbagliato c’è solo il nome, notte in greco, che arricchisce il vezzo calabro-campano di pensare etichette difficili da ricordare e spesso impronunciabili, concettualmente tortuose, per la maggior parte degli italiani oltre che per tutti gli stranieri. Anche in questo caso la soluzione era troppo semplice per essere adottata inserendo in etichetta questi tag: Moscato dolce spumante di Paestum. Che dite, in Toscana si sarebbero fatti sfuggire questa possibilità?
Invece scopri cosa hai comprato solo dopo averlo bevuto e dobbiamo dire che il risultato è esattamente opposto all’etichetta: ottimo.
Non solo per le consuete e piacevoli note fragranti dolce del moscato, uva aromatica che fa del profumo accattivante uno dei suoi punti di forza, ma anche perché il bicchiere non è affatto stucchevole, la dolcezza resta l’elemento caratterizzante della beva senza mai diventare zuccherina arricchendosi anzi di note sapide al centro del palato e con nuovi rimandi fruttati. La spumantizzazione è perfettamente eseguita e il perlage è fitto e sottile, come del resto la freschezza che mantiene interessante e piacevole il bicchiere sino alla fine.
Un prodotto in linea con quelli di questa bella azienda che nasce da agricoltura solida, avviata mezzo secolo fa dal nonno degli attuali proprietari, circa 40 ettari di cui adesso quattro sono dedicata alla viticoltura specializzata la cui prima vendemmia etichettata è del 2000. Con lungimiranza rispetto ad altre cantine del territorio i cui dirigenti hanno sostenuto con sprezzo del ridicolo di essere bravi come i piemontesi a fare barbera andando dritti verso la meritata e da noi auspicata chiusura, la corsa del ciuccio con la Ferrari, la famiglia Cuomo ha subito puntato su Aglianico e Fiano differenziando la produzione e dimostrando ad esempio di credere nel rosato.
Il Nyx è l’ideale fine pasto domenicale in famiglia, quando, se avete più di trent’anni, è sicuramente auspicabile abbassare la gradazione alcolica per alleggerire e riequilibrare il pasto. Qui siamo a livello di una birra.
Vino operaio, questo bel moscato si adatta bene alla opulenta pasticceria napoletana, babà e pastiera anzitutto, ma l’abbinamento perfetto è quello con i dolci contadini poveri, come abbiamo fatto noi sulle pastorelle, ravioli dolci ripieni di castagne tipici del Cilento dopo l’assonanza del poco dolce del cibo è perfetta con quello del vino.
Non è un vino da conservare, ma da consumare appena messo in commercio e questo è sicuramente uno dei rari casi in cui in Campania questo modo di bere è ben fatto.
Avanti così, dunque. Forza con il moscato di Paestum.
Sede a Capaccio-Paestum. Via Feudo La Pila, 16.
Tel e fax 0828.725376.
www.vinicuomo.com.
Enologo:Sergio Romano.
Ettari: 4 vitati.
Bottiglie prodotte: 25.000.
Vitigni: aglianico, barbera, merlot, piedirosso, fiano, trebbiano, malvasia.
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