di Andrea Docimo
Uno degli spunti più interessanti forniti dalla due giorni di Pizza Forma Mentis, convegno svoltosi a Palazzo Caracciolo a Napoli nei giorni 25-26 gennaio 2016, è stato quello degli abbinamenti beverage&pizza.
Se, per quanto riguarda l’accompagnamento al vino, questo è stato ampiamente trattato a più riprese, i canoni della liaison della birra con il cibo principe della tradizione culinaria napoletana solo raramente hanno destato l’interesse di qualcuno.
La ragione è oltremodo tangibile: l’avventore medio concepisce (o sarebbe meglio dire conosce) come stili birrari unicamente Pils e/o Lager, peraltro spesso e volentieri nella loro declinazione industriale.
Logico, dunque, che per lui la questione non si pone nemmeno: gradazione alcolica bassina, facilità di bevuta, carbonatazione e schiuma accentuate che nella sua mente sono sinonimo di buona birra, e via.
Ma, per chi un po’ di birra ne beve, la questione si pone eccome, dovendo armonizzare due domini che solo a patto di talune considerazioni possono intersecarsi e fornire una soluzione accettabile.
La pensa così anche Tommaso Luongo, delegato AIS Napoli ed intervenuto proprio in merito a questo tema alla convention.
C’è da dire che a breve AIS Napoli organizzerà anche il “Corso di Sommelier della Birra”, dunque quale migliore occasione per parlare di un settore in forte crescita e di una questione così spinosa?
Ebbene, l’idea di Luongo è chiara: ”Citando Kuaska (che peraltro parteciperà come docente al corso), la birra non esiste. Esistone LE birre. Volendo rintracciare le radici di questo abbinamento occorre tornare al secondo Dopoguerra, quando le pizzerie, che per vendere alcolici con gradazioni superiori ad una certa soglia avevano bisogno di regolare licenza, reputavano più semplice (riducendo così anche i costi) servire birra in accompagnamento alla pizza, poiché qui le gradazioni erano più basse e la licenza non aveva ragion d’essere.
Così è nato un abbinamento che andrebbe rivisto. Per quanto mi riguarda, credo che ad ogni birra possa corrispondere un tipo di pizza, ma è impensabile trovare una birra che sia unica per tutte le pizze. Ad esempio, l’abbinamento classico, margherita e pilsner, vede la contrapposizione dell’amaro dato dai luppoli all’acidità del pomodoro, che di fatto è quanto di più sbagliato possa esservi. Farsi una cultura in materia brassicola è, dunque, il primo presupposto per creare una buona armonia tra pizza e birra”.
Insomma, per Luongo l’abbinamento è da “rimandati a settembre”.
Non ci resta che sperare che, se la birra di qualità verrà davvero sdoganata a Napoli (così come vogliamo avvenga in Italia), l’abbinamento pizza-birra superi i corsi di recupero, così da iniziare il nuovo anno scolastico con il vino “secchioncello”.
Come sempre, stay tuned.