Fiano di Avellino invecchiati, almeno un anno dopo la vendemmia. Ancora meglio due. Magari dieci. Per il Fiano di Avelino il tempo è il migliore protocollo.
Se la percezione del tempo è soggettiva, la sua misura è oggettiva. E non vi è dubbio che ogni cosa ha il suo: lo studio, il corteggiamento, il mestiere, la fine. E il vino.
A differenza dell’agricoltura, il capitalismo ha inventato la merce che si produce con il tempo ma a prescindere dal tempo, cioé dalle stagioni. L’economia finanziaria lo ha annullato, insieme allo spazio, perché non è più un alleato, bensì un ostacolo.
Gran parte dei problemi psicologici delle persone nascono proprio da questa visione della vita, la paura di non avere tempo e la fretta di raggiungere il risultato sono all’origine del Male, ossia l’assenza di fiducia nel futuro.
Tutto questo ha ancora più peso nella produzione di cibo e di vino.
Ogni cosa che viene pensata contro il tempo, a ben pensarci, fa male alla salute oltre che al gusto. Perchè non è naturale.
E già che ci siamo, forse il vero parametro che distingue un produttore industriale da un artigiano è proprio la gestione del tempo. Chi si sente ricco detta e non subisce le uscite dei propri vini sul mercato.
Non a caso sono spesso proprio coloro che vengono da altre attività imprenditoriali a voler accorciare il tempo a tutti i costi, presi dall’ansia del risultato algoritmico e non dalla voglia di produrre una buona bottiglia di cui andare fieri con i propri figli.
Tutto questo paraustiello per dire che uno dei parametri per capire se è un produttore di Fiano è buono è sicuramente valutare il tempo di uscita del vino dalla cantina. Più è lontano dalla vendemmia meglio è.
Ed ecco i vini attualmente in commercio di queste aziende che consigliamo di inserire in carta o di nascondere in cantina. Sarà un caso, ma sono tutti produttori nelle nostre corde anche personali.
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Fiano di Avellino 2011 Guido Marsella
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Quando nel 1997 Guido decise di uscire un anno dopo fu preso per pazzo. Eppure aprì una strada che solo dopo un po’ sarebbe stata capita dai più bravi. Adesso che non è più solo ha allungato ancora il passo di un anno: dall’alto della sua qualità se lo può permettere.
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Fiano di Avellino 2012 e Ciro 906 Fiano di Avellino 2012 Ciro Picariello
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L’uomo che tinge le unghie alle formiche non ci ha pensato due volte ad aspettare il tempo necessario al Fiano e sin dal 2004 è partito un anno dopo. A dieci anni raddoppia con un cru di Summonte solo in magnum che ne valorizza ancora di più il lavoro. Picariello è stato anche importante per sdoganare il Fiano nel mondo del 2.0 perché è stato letto come novità rispetto agli altri che già erano stati lanciati dalle guide specializzate.
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Exultet 2012 Fiano di Avellino docg Quintodecimo
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Nessuno come Luigi Moio conosce il valore del tempo come risorsa. Perché è figlio d’arte e perché è accademico, un mondo dove, come per i magistrati e un tempo per i politici, l’attesa è sempre il primo epifenomeno del potere. E i suoi vini proprio nel tempo, a distanza appunto di dieci anni, gli stanno dando ragione perchè sono tutti da collezione. Li comprano i nonni e possono stapparli i nipoti.
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Fiano di Avellino 2012 Rocca del Principe
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Non è stato facile per questa piccola azienda aspettare un anno senza prodotto. Ma alla fine ce l’ha fatta e adesso Ercole Zarrella si sente come quando si esce dal dentista: molto meglio perché ha avuto la conferma che il mercato c’è e in Penisola Sorrentina e Amalfitana ormai ci sono tanti sommelier che prediligono chi esce almeno un anno dopo. Peccato solo per l’etichetta quasi simile a quella di Villa Raiano che confonde chi non è attento.
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More Maiorum 2009 Fiano di Avellino docg
Vintage 2008 Fiano di Avellino docg Mastroberardino
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In realtà, prima di Marsella, fu proprio Mastroberardino ad uscire con un Fiano in ritardo, passato in legno grande. Adesso ha due Fiano, uno più buono dell’altro. Dobbiamo aggiungere che Mastroberardino è anche l’unica azienda che vende il tempo. Basta un giro nella pagina e-commerce per rendersene conto.
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Studi 2012 Arianello e Sorbo Serpico Feudi San Gregorio
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Finalmente! Anche l’azienda della famiglia Capaldo inizia a fare i conti con il tempo con i bianchi. Con questi primi due cru espressione di vigne delimitate, e prodotti solo in 2000 timide bottiglie ciascuna, anche i Feudi hanno iniziato ad aspettare un anno almeno prima di uscire sul mercato. Tra i due preferiamo senz’altro Arianello, a conferma della forza dell’areale di Lapio.
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Ventidue 2012 Fiano di Avellino Villa Raiano
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Con l’ingresso di Fortunato Sebastiano sono partiti tre cru ai quali abbiamo subito osservato che avevano ansia da prestazione. Adesso per fortuna si inizia a scapolare le annate e così in attesa di Alimata in uscita il prossimo anno adesso ci godiamo questo dell’areale di Lapio, splendido e finalmente con un cenno di equilibrio. Solo una curiosità: l’etichetta quasi simile a quella di Rocca del Principe a un occhio poco attento.
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Santari 2011 Fiano di Avellino docg Filadoro
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A fianco al base, sin dal 2008 Angelo Valentino ha affiancato un bianco più vecchio, ovviamente ottenendo ottimi risultati con le uve di Lapio. In attesa del 2012, resta sul mercato il 2011 uscito lo scorso anno che è ulteriormente affinato in meglio.
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Riserva Erminia 2000 Fiano di Avellino doc Di Meo
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Roberto già dallo scorso decennio usciva con Fiano invecchiato, si chiamava Alessandra come la figlia. Adesso questa riserva straordinaria, presentata in una bella mattinata primaverile al termine di una verticale del suo Taurasi, è sicuramente un grande vino, speriamo il primo di una luna serie. Per ricordare Erminia e per tutti gli appassionati.
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Gaia 2010 Fiano Campania igt Cantina Giardino
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Antonio di Gruttola ha una storia e una visione opposta a quella di Luigi Moio ma una cosa in comune: il rispetto del trmpo. Lo dimostrano i suoi vini, facciamo una eccezione con il Fiano che abbiamo provato di recente, pezzi da collezione ricchi di personalità.
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Casefatte 2012 Fiano Campania igt, Boccella
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Non è un fianista, sono solo mille bottiglie ma apprezziamo molto che un prodotto di nicchia così piccolo venga fatto nel rispetto del tempo dai fratelli Boccella e da Fortunato Sebastiano. Un poco di macerazione in più, legno grande e voilà un bianco ancestrale di quelli che piacciono a noi.
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Congregazione 2012 Fiano Campania igt Villa Diamante
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D’accordo, non è docg ma è comunque un ottimo vino, anche se ben lontano dalle vette a cui Antoine ci ha abituato. Anche lui, prima vendemmia 1997, ha aperto la strada dell’attesa contribuendo a creare i giusti presupposti per uscire bene con un bianco che esige invecchiamento quanto e più di un aglianico.
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Paone Fiano 2012 Campania igt
Particella 928 2012 Campania igt Cantine del Barone
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Anche Luigi Sarno ha atteso coraggiosamente un anno prima di imbottigliare la 2012. Entrambi sono fuori la docg nonostante un ricorso inoltrato al ministero e respinto. Si tratta di vini un po’ diversi da quelli ai quali il giovane enologo ci aveva abituato ma comunque molto buoni, già pronti.
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